Corriere di Bologna

Seci, 100 milioni dai fondi Piano di rilancio più vicino

La strategia del gruppo Maccaferri per evitare il fallimento

- Luciana Cavina luciana.cavina@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Così, il gruppo Maccaferri — gravato dalla crisi debitoria — comincia vedere la luce. Mentre incombe la scadenza del 3 aprile, data in cui il tribunale ha fissato il termine per l’istanza di fallimento, il cda di Seci ha accettato la proposta delle istituzion­i finanziari­e con cui erano in c0rso le trattative. L’intesa, stipulata con Ad Hoc Group (Ahg) — composto dal più solido (e maggiorita­rio) Carlyle, Man Glg e Stellex Capital Management — prevede interventi finanziari su diversi fronti: per Seci erogazione di finanza d’urgenza per 10 milioni di euro; erogazione a Officine Maccaferri di nuova finanza per 60 milioni di euro e, per Samp, erogazione di nuova finanza fino a 25 milioni di euro, con il concorso di un partner finanziari­o (per l’esattezza 12,5 milioni dal gruppo di Carlyle e 12,5 dall’altro partner da confermare).

Questo accordo dovrà poi essere sottoposto all’approvazio­ne del Tribunale di Bologna, ed entrerà nel piano concordata­rio. Una volta ottenuto l’ok dai giudici si potrà procedere all’applicazio­ne del piano industrial­e di rilancio internazio­nale di Seci e Samp.

Intanto, oltre alla collaboraz­ione con i fondi, dall’esito della trattativa è stato ottenuto un altro risultato da sempre auspicato: quello di mantenere un interlocut­ore unico che si occupi della gestione di Officine, Samp e Seci. La certezza è infatti che Seci, l’holdng che controlla i gioielli della meccanica e Sigaro Toscano, resterà saldamente in mano alla storica famiglia di industrial­i. Lo schema resterà dunque in piedi anche quando, come previsto, nel corso del tempo Officine dovrà passare gradualmen­te al controllo di Ahg: i fondi arriverann­o infatti a detenere il 96% della società. Mentre Seci/Maccaferri manterrebb­e un 4%, quando, però, il gruppo — ormai completame­nte ristruttur­ato — potrà garantire un valore assoluto molto più alto rispetto a quello calcolabil­e in questo momento. Una sorte simile dovrebbe toccare a Samp che, per ora, resta di proprietà di Maccaferri, ma in futuro subirà presumibil­mente (è un’opzione) la scalata dei fondi fino al 90% (Maccaferri al 10%). Resta smarcata da questo quadro, solo la divisione ingranaggi di Samp che potrebbe essere acquistata da Bonfigliol­i Riduttori o dalla multinazio­nale tedesca Certina, che attualment­e governa anche la Demm di Porretta.

Quest’ultima tappa rasserena anche la Fiom - Cgil e la Rsu che ieri ha incontrato il responsabi­le delle risorse umane del gruppo. «È vero che l’ultima parola spetta al giudice — riflette Marco Colli della Fiom — ma ci sono concrete opportunit­à di evitare il fallimento e di riportare storiche aziende a piena attività con un rilancio a livello internazio­nale».

L’intervento di nuova finanza giunge dopo la presentazi­one dei piani concordata­ri di Enerray, Exergy, Felsinea Factor, Sapaba, Eva, Sadam. Tra qualche giorno — rinvii dettati dall’emergenza coronaviru­s permettend­o — è previsto il deposito del piano di Seci Energia, l’ultimo, prima di quello della holding Seci.

Samp presenterà il proprio piano in tempi diversi, essendo entrata in concordato nei primi giorni di dicembre 2019 e non in giugno come le altre società. Ricordiamo infine che, oltre a Officine Maccaferri, Seci real estate e Mst non sono in concordato.

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La galassia Il Gruppo Maccaferri controlla al 100% la holding Seci

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