Seci, 100 milioni dai fondi Piano di rilancio più vicino
La strategia del gruppo Maccaferri per evitare il fallimento
Così, il gruppo Maccaferri — gravato dalla crisi debitoria — comincia vedere la luce. Mentre incombe la scadenza del 3 aprile, data in cui il tribunale ha fissato il termine per l’istanza di fallimento, il cda di Seci ha accettato la proposta delle istituzioni finanziarie con cui erano in c0rso le trattative. L’intesa, stipulata con Ad Hoc Group (Ahg) — composto dal più solido (e maggioritario) Carlyle, Man Glg e Stellex Capital Management — prevede interventi finanziari su diversi fronti: per Seci erogazione di finanza d’urgenza per 10 milioni di euro; erogazione a Officine Maccaferri di nuova finanza per 60 milioni di euro e, per Samp, erogazione di nuova finanza fino a 25 milioni di euro, con il concorso di un partner finanziario (per l’esattezza 12,5 milioni dal gruppo di Carlyle e 12,5 dall’altro partner da confermare).
Questo accordo dovrà poi essere sottoposto all’approvazione del Tribunale di Bologna, ed entrerà nel piano concordatario. Una volta ottenuto l’ok dai giudici si potrà procedere all’applicazione del piano industriale di rilancio internazionale di Seci e Samp.
Intanto, oltre alla collaborazione con i fondi, dall’esito della trattativa è stato ottenuto un altro risultato da sempre auspicato: quello di mantenere un interlocutore unico che si occupi della gestione di Officine, Samp e Seci. La certezza è infatti che Seci, l’holdng che controlla i gioielli della meccanica e Sigaro Toscano, resterà saldamente in mano alla storica famiglia di industriali. Lo schema resterà dunque in piedi anche quando, come previsto, nel corso del tempo Officine dovrà passare gradualmente al controllo di Ahg: i fondi arriveranno infatti a detenere il 96% della società. Mentre Seci/Maccaferri manterrebbe un 4%, quando, però, il gruppo — ormai completamente ristrutturato — potrà garantire un valore assoluto molto più alto rispetto a quello calcolabile in questo momento. Una sorte simile dovrebbe toccare a Samp che, per ora, resta di proprietà di Maccaferri, ma in futuro subirà presumibilmente (è un’opzione) la scalata dei fondi fino al 90% (Maccaferri al 10%). Resta smarcata da questo quadro, solo la divisione ingranaggi di Samp che potrebbe essere acquistata da Bonfiglioli Riduttori o dalla multinazionale tedesca Certina, che attualmente governa anche la Demm di Porretta.
Quest’ultima tappa rasserena anche la Fiom - Cgil e la Rsu che ieri ha incontrato il responsabile delle risorse umane del gruppo. «È vero che l’ultima parola spetta al giudice — riflette Marco Colli della Fiom — ma ci sono concrete opportunità di evitare il fallimento e di riportare storiche aziende a piena attività con un rilancio a livello internazionale».
L’intervento di nuova finanza giunge dopo la presentazione dei piani concordatari di Enerray, Exergy, Felsinea Factor, Sapaba, Eva, Sadam. Tra qualche giorno — rinvii dettati dall’emergenza coronavirus permettendo — è previsto il deposito del piano di Seci Energia, l’ultimo, prima di quello della holding Seci.
Samp presenterà il proprio piano in tempi diversi, essendo entrata in concordato nei primi giorni di dicembre 2019 e non in giugno come le altre società. Ricordiamo infine che, oltre a Officine Maccaferri, Seci real estate e Mst non sono in concordato.