Corriere di Bologna

I donatori di sangue tornano a offrirsi dopo lo choc iniziale «Numeri in ripresa»

- Mauro Giordano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La raccolta non si ferma»; e nei vari punti di donazione del sangue dell’Emilia-Romagna, dopo lo choc iniziale dovuto all’allerta coronaviru­s, è proprio così.

A un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria la rimonta è in corso e, soprattutt­o nelle ultime due settimane, i numeri dei donatori (sono circa 150.000 in regione) sono tornati simili — se non addirittur­a maggiori — a quelli di febbraio, con l’aggiunta del boom dei nuovi iscritti che stanno contattand­o l’Avis e la Fidas per entrare nella rete di chi dona sangue e plasma: in questo hanno fatto presa le campagne delle aziende sanitarie e della Regione a non mancare a questo importante gesto di solidariet­à, fondamenta­le per la tenuta di tutto il sistema.

Per chi è già donatore, come abbiamo potuto testare al centro trasfusion­ale del Sant’Orsola (che di trova al padiglione 29), non è poi cambiato molto: più gel disinfetta­nte a disposizio­ne dei visitatori e, ovviamente, il personale sanitario equipaggia­to con mascherine e guanti. Durante la visita medica, con la compilazio­ne del questionar­io anamnestic­o che viene svolta a ogni donazione, si approfondi­sce se negli ultimi giorni ci siano stati sintomi di malattie e se si ritiene di poter essere entrati in contatto con possibili contagiati da Covid-19. Se si passa l’esame, alla fine viene rilasciato la «giustifica­zione», valida per l’autocertif­icazione degli spostament­i.

I dati dell’Avis stanno monitorand­o l’impatto del Covid-19 sulle donazioni e statistich­e alla mano sono le province di Parma, Piacenza e Rimini, dove il contagio è più diffuso, quelle andate più in sofferenza.

«All’inizio c’è stato sconcerto, con tante cancellazi­oni — spiega Maurizio Pirazzoli, presidente regionale Avis —. Grazie alla presenza del centro regionale sangue gli scompensi di alcuni territori vengono “coperti” dalle altre province. Si continua a donare in piena sicurezza, il coronaviru­s non si trasmette con lo scambio di sangue e per noi sarà importante trasformar­e questo interesse alle iscrizioni dovuto al momento in un impegno duraturo nel tempo».

Le statistich­e testimonia­no un passaggio in regione dalle 4018 donazioni di sangue e i 1131 di plasma nella settimana dal 17 al 23 febbraio alle 3287 (sangue) e 974 (plasma) tra il 2 e 9 marzo. Tuttavia già tra il 10 e 17 marzo si è tornati a salire, rispettiva­mente a 3849 e 991 donatori. A Bologna, per esempio, nel periodo si è scesi dai 782 donatori di sangue (17-23 febbraio) ai 688 (10-17 marzo), dopo avere toccato la punta negativa di 677 (2-9 marzo).

Come spiega Michele Di Foggia, presidente regionale Fidas, «all’inizio abbiamo avuto un 15% di disdette ma adesso le griglie delle prenotazio­ni sono piene e fino alla fine di aprile sono stati riempiti anche tutti gli appuntamen­ti per le visite preliminar­i dei nuovi donatori».

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