Le Poste: venite solo se necessario
I sindacati denunciano infezioni e quarantene Chiedono maggiore sicurezza per i dipendenti e ai clienti di limitare la propria presenza alle urgenze
Cominciano a essere numerosi anche in Emilia-Romagna i lavoratori di Poste Italiane contagiati e quarantenati. I sindacati chiedono più sicurezza e ai clienti di limitare le operazioni allo sportello.
Anche i dipendenti di Poste Italiane, come in fondo gli sportellisti bancari, sono in prima linea. E così, in attesa che a livello nazionale la società definisca quali sono i servizi essenziali nel rispetto del decreto «Chiudi Italia» per fronteggiare l’epidemia da Covid-19, i sindacati diffondono numeri che rischiano di diventare un bollettino di guerra se non si trova un equilibrio fra la riduzione delle attività, la possibilità di operare in totale sicurezza e il continuo assalto della cittadinanza agli uffici postali.
A pochi giorni dalla riscossione delle pensioni, che verrà scaglionata per lettere dell’alfabeto e anticipata da domani senza ancora che gli sportelli siano stati dotati dei plexiglas automontanti di protezione, iniziano ad esserci dati da brivido.
Cinque decessi in Lombardia e i primi contagiati in Emilia-Romagna dove sono 9 mila i dipendenti: uno a Piacenza, uno a Parma, uno al centro di smistamento di via Zanardi di Bologna; uno ad Argenta; uno a Ravenna, uno a Rimini, due a Fiorano e due a Vignola, uno a Reggio Emilia e l’altro a Castelnuovo Monti. A cui si aggiungono le quarantene.
Un caso su tutti: sotto le Due Torri dopo il contagio in Zanardi, dove l’impiegato lavorava in una stanza da solo, sono stati una decina i quarantenati. Subito disposta la sanificazione prima del piano in cui operava il contagiato, poi — su sollecitazione dei sindacati — dell’intera struttura. La paura dei lavoratori, però, è tanta.
«Siamo molto preoccupati — rivela Mauro Castellani, il segretario regionale della Slp-Cisl, che in Poste rappresenta il 53% dei dipendenti — perché anche se il contagio viene da fuori, inizia ad esserci un problema sociale: l’incoscienza dei cittadini, soprattutto anziani, che non si rendono conto che in posta si va solo per urgenze».
Castellani fa la classifica degli addetti più a rischio: «Prima i postini, poi gli sportellisti, infine gli addetti alla logistica che si muovono in tutto il Paese».
«Siamo consapevoli che il servizio è essenziale — aggiungono il numero uno della Slc-Cgil Giuseppe Ledda e il coordinatore Francesco Miceli —, ma i lavoratori devono essere messi in sicurezza. Poste Italiane si è mossa troppo tardi: i dispositivi di protezione non ci sono per tutti». «La poca coscienza dei clienti è il più grande problema — ammette il segretario generale di Uil Poste, Daniele Vigilante —: va ridotto l’afflusso agli sportelli e aumentato l’uso dei canali informatici».
Infine l’appello all’unisono: «Qualora venissero a mancare le misure minime previste dal protocollo del 14 marzo, daremo indicazione ai lavoratori di sospendere momentaneamente la prestazione e avviseremo le Forze dell’Ordine per ripristinare le condizioni di sicurezza previste».