Corriere di Bologna

Basf: «La chimica sicura è essenziale» A Pontecchio l’economia non si ferma

Smart working e misure rigorose. «Siamo abituati a prevedere il rischio»

- L. Cav. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’ampio parcheggio dello stabilimen­to Basf di Pontecchio Marconi è insolitame­nte quasi deserto anche nell’ora «di punta», eppure nello stabilimen­to della multinazio­nale tedesca si lavora a pieno ritmo. Questione di filiera. Lo fanno gli impiegati, gli ingegneri e i ricercator­i, gli addetti agli impianti di produzione, gli operai.

Ma chi può lavora in remoto e gli altri sono suddivisi in turni per non ritrovarsi a stretto contatto nelle stanze e nei corridoi. Tra sostanze chimiche e materiali altamente infiammabi­li, «siamo abituati a prevedere il rischio, e abbiamo adottato misure rigorose per prevenire i contagi ancora prima che ce lo imponesse il decreto — assicura il site maziali nager Manuel Pianazzi — Ma qua la produzione non si ferma, continuiam­o a sostenere l’economia locale». Parliamo infatti di 320 persone occupate nello stabilimen­to e altre 150 coinvolte nell’indotto per i servizi accessori.

«Produciamo additivi per plastiche — sintetizza Pianazzi — e proprio in questo periodo sono più che mai essene servono settori come l’agroalimen­tare e il biomedical­e». Gli additivi, in sostanza, sono quelli che concorrono a rendere sicuri, sostenibil­i e biocompati­bili gli imballi per la conservazi­one di carni e degli alimenti in generale. «importanti ora che bisogna stoccare i magazzini». Oppure ci sono gli additivi per i teli delle serre.

Dallo stabilimen­to escono anche componenti in plastica, utilizzati per l’automotive (ma in questo caso il settore è fermo e contrae gi ordini) e per il biomedical­e, in questi mesi di emergenza sanitaria in ovvia espansione. Le plastiche combinate con certi prodotti vengono utilizzate infine per stampe 3d, tecnologia sempre più adottata negli ospedali. Altre linee che mantengono il ritmo riguardano gli antiossida­nti per il trasporto dell’energia.

«Abbiamo però bloccato cantieri», evidenteme­nte non urgenti o non essenziali, e «fermato processi per cui sarebbero stati inevitabil­i pericolose compresenz­e di personale», precisa il manager.

«Non siamo in grado di capire ora come la contrazion­e di certi settori potrebbe cambiare la domanda dei nostri prodotti — va avanti — ma di sicuro stiamo avendo adesso il picco di domande da parte del comparto agroalimen­tare che in genere avremmo riscontrat­o diversi mesi più tardi».

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