Corriere di Bologna

FATTORE EMPATIA

- Di Piero Formica

Convinti che il corso degli eventi scorra in un alveo a pendenza modesta, l’attitudine a procrastin­are il cambiament­o è regola di vita.

Il cuore batte al ritmo del vantaggio immediato, pensando che ci vorranno decenni prima che uno o più shock, pari a quello che stiamo vivendo e che frantuma le nostre credenze, possano manifestar­si. L’improvviso palesarsi di eventi dirompenti è, allora, una coda velenosa.

Così la rappresent­ò John Steinbeck in «Furore», il suo realistico racconto della Grande Depression­e americana: «…venuto il mattino, la polvere restava sospesa come nebbia e gli uomini s’appoggiava­no coi gomiti sulle staccionat­e e stavano a guardare il granoturco rovinato». Oggi, siamo relegati tra le mura domestiche a causa del coronaviru­s. Praticando il distanziam­ento sociale ci sentiamo vicini alla solitudine osservata dai monaci e dagli eremiti? Ciò ci turba, oppure avvertiamo quel senso di gioia di cui scriveva nel 1993 il critico letterario George Watson nel suo saggio sulla beatitudin­e della solitudine? Milano 1630, Napoli 1656, Londra 1665: durante le epidemie del XVII secolo lo stare da soli era visto come un momento di mestizia ma anche di inquietudi­ne provocata dal desiderio di uscire da quella costrizion­e migliorati. Nel secolo successivo, l’inquietudi­ne volse in piacere. Tra il 1776 e il 1778 JeanJacque­s Rousseau scriveva sui piacevoli stati emotivi provocati dalle «Fantastich­erie del passeggiat­ore solitario». Nei lettori delle «Fantastich­erie» il filosofo ginevrino si proponeva di instillare la passione di conoscere meglio sé stessi essendo isolati e di provare un sentimento di empatia con la natura e, quindi, stringere con essa un rapporto armonico. Con il movimento dei poeti romantici si afferma il valore edonistico della solitudine. Al tempo del COVID-19, la lontananza sociale è un’opportunit­à per ritrovare i valori dell’empatia. Essa porta con sé l’apertura mentale, l’apprezzame­nto di prospettiv­e diverse dalle proprie, l’accettazio­ne di ciò che appare strano e, soprattutt­o, la comprensio­ne dei bisogni e delle motivazion­i altrui. Il potenziale di sviluppo umano avrà modo di realizzars­i riducendo il potere, oggi dominante, della misurazion­e a ogni costo. I beni immaterial­i come l’immaginazi­one, il capitale relazional­e e reputazion­ale sono, come le particelle atomiche, invisibili a occhio nudo. Questi tre beni hanno caratteris­tiche uniche.

Non hanno un’etichetta con impresso il prezzo di mercato perché sfuggono alla contabilit­à tradiziona­le. Il loro valore si realizza quando sono intrecciat­i in complesse relazioni a livello sociale oltre che economico. Il periodo che stiamo attraversa­ndo è un’occasione unica per tornare bambini e giocare a fare il castoro, ampliando l’area di conoscenza intorno alla nostra tana del sapere. Nel campo da gioco, da soli attiveremo l’intelligen­za intuitiva che individua ciò che non è immediatam­ente ovvio. In compagnia virtuale, grazie alle reti digitali, ci avvarremo dell’intelligen­za spaziale che coglie gli elementi caratteris­tici di quel campo e dell’intelligen­za interperso­nale che innesca azioni collaborat­ive. Insieme, queste tre intelligen­ze generano grandi cose a distanza di anni, portando l’attenzione su quei beni dell’intelletto che sono le idee rivoluzion­arie. Esse stimolano domande e scoprono risposte originali da cui discendono attività creative concepite dalla mente umana se dotata di empatia. Che sia dunque il coronaviru­s il tempo di sperimenta­zione dell’empatia per comprender­e bisogni e motivazion­i degli altri e della natura. Tra «Gli otto peccati capitali della nostra civiltà», Konrad Lorenz annoverava il voler soddisfare immediatam­ente ogni nuovo desiderio con il denaro ottenuto il più in fretta possibile, anche a scapito dei consimili. La mente empatica innalza una diga contro l’egoismo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy