«Così è un caos, serve un unico ammortizzatore»
I consulenti: «Soldi direttamente alle aziende»
Nel giorno in cui è stato hackerato il sito dell’Inps, preso d’assalto dai tanti precari che facevano domanda per il bonus di 600 euro, arriva la rivolta dei consulenti del lavoro contro la gestione poco uniforme delle indennità di cassa integrazione.
A scendere in campo, dopo che avevano alzato la voce diversi avvocati del lavoro di Veneto e Lombardia, è la società di professionisti NexumStp. Con seimila imprese clienti in tutto il Paese e oltre 700 soltanto in Emilia-Romagna, fra cui Tper e altre società del trasporto pubblico locale come Start Romagna e Seta, NexumStp, per voce del suo presidente Paolo Stern, chiede un ammortizzatore unico che possa superare gli accavallamenti e le difficili interpretazioni dei decreti approvati nelle ultime settimane.
«In questo ingorgo che è la procedura di richiesta di cassa integrazione — tuona Stern, che sotto le Due Torri ha seguito anche le complesse vicessitudini dell’ex Bredamenarinibus, oggi Industria Italiana Autobus — le aziende stanno vivendo un vero e proprio caos normativo e burocratico. Purtroppo — prosegue l’esperto — le ultime linee guida per l’accesso alla cassa integrazione sono confuse perché si è scelto di dare continuità agli ammortizzatori già in essere, caricando noi e i nostri clienti di sovrapposizioni inutili e di cambiamenti continui in corsa».
Agli imprenditori, insomma, prima si era detto di far consumare le ferie ai propri dipendenti, poi di richiedere la cassa integrazione mantenendo, però, le differenze fra le diverse tipologie di settore merceologico e contratto di lavoro attivato. «Ci sono – spiega Stern – la cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria, i contratti di solidarietà, la “cassa” in deroga e poi i fondi bilaterali per i lavoratori dell’artigianato e della logistica». Un labirinto in cui è davvero difficile districarsi, denuncia avendo per riferimento il decreto numero 18 firmato dal premier Giuseppe Conte. E cioè il cosiddetto «Cura Italia».
«Anche per questo in Parlamento è in discussione un emendamento che — sottolinea ancora —, nel cammino di conversione in legge del decreto, chiede l’attivazione di un unico ammortizzatore sociale con causale specifica “Covid 19”».
«La strada deve essere la semplificazione — gli fa eco il collega Roberto Mantovani, che opera nello stesso settore proprio su Bologna — ed ecco perché noi chiediamo che il governo fornisca le risorse direttamente alle imprese, in modo che siano esse a erogare ai dipendenti gli ammortizzatori sociali in busta paga». Aspettando poi, in un momento successivo, il conguaglio Inps. Soprattutto se si considera che «l’Inps non riuscirà
” «l’Inps non riuscirà mai a erogare risorse per tutti entro il 15 aprile, come invece è stato annunciato dal governo
mai a erogare risorse per tutti entro il 15 aprile, come invece è stato annunciato».
Ma non è tutto. I due consulenti reputano in questo momento inutile anche la mediazione dei sindacati: «Questa è un’emergenza ratificata per decreto, passare anche per gli accordi sindacali è soltanto un modo per rendere ancora più lento il percorso».
Ma quando gli si fa notare che escludere i sindacati in un frangente come questo potrebbe tramutarsi in un pericoloso precedente, correggono il tiro, pur mantenendo la loro posizione : «Il ruolo del sindacato è ovviamente fondamentale, ma in questo momento particolare rischia di essere soltanto notarile: non si devono discutere crisi specifiche, ma una crisi nazionale, oggettiva e uguale per tutti».