«Sarebbe un gesto molto bello ma Zuppi deciderà per il meglio»
Melloni: c’è un reciproco pellegrinaggio tra la Vergine e Bologna
«Trovo che il gesto del cardinale Zuppi, recitare il rosario e far suonare le campane, sia stato il più bello e il più cristiano visto durante la pandemia, assieme al Papa da solo in piazza san Pietro. Ha ricordato a credenti e non l’esistenza di una comunità che non ha la pretesa di sostituirsi alle ordinanze, ma che sa ricordarsi di tutti. Gli anziani per esempio, la parte più esposta anche a una forma di denigrazione sociale violentissima , secondo cui se muore un 78enne va bene così». Per questo Alberto Melloni, professore di storia del cristianesimo a Unimore e segretario della Fondazione per le scienze religiose, su una discesa della Madonna in città si affida all’Arcivescovo.
«Dico che sarebbe molto bello, ma in questo don Matteo ha senso spirituale e pietà cristiana talmente fina, che lascerei decidesse lui come e quando. Ha avuto un’intuizione molto felice, interpretare attraverso la pietà popolare il bisogno dei cristiani di stare in comunione con tutti. Proprio come Papa Francesco. Che sia lui ad andare su o la Madonna a venire in città, vuol dire che il cardinale è in grado di identificarsi con la spiritualità cittadina».
La storia si ripeterebbe, ci sono differenze rispetto agli episodi dei secoli scorsi?
«Non ne vedo tantissime. Trattare quelle espressioni di pietà nelle pestilenze come mentalità magica è riduttivo; c’era un senso di magia nel 1630, anche fuori dalla chiesa stessa. Ma in quei gesti capiamo di più che c’era anche la stessa dimensione che don Matteo propone oggi: il dirsi disarmati e decidere se la fede è una consolazione per i depressi o l’espletamento di un dovere davanti a Dio. C’è un’intenzione profonda che si carica del contrappasso che colpisce tutti. Nelle città che non si sono curate dei senza tetto, nessuno può uscire di casa. Le chiese che hanno escluso tanti dalla eucarestia sono senza. E gli evasori fiscali costretti a sperare che qualcuno abbia pagato l’ossigeno degli ospedali anche per loro».
La discesa da San Luca cosa porterebbe?
«C’è un rapporto di reciproco pellegrinaggio tra la Vergine e Bologna. È una delle icone con maggiore affetto e venerazione dalle chiese d’Oriente e della chiesa russa in modo particolare: perché l’icona non è un amuleto sacro da agitare, come il rosario di Salvini, ma è il segno della verità dell’incarnazione. Sarebbe l’occasione per dare anche su scala ecumenica il segno che il valore di quella icona è chiaro anche ai cristiani d’occidente. E l’occasione perché almeno il vescovo possa nominare cristianamente di fronte a Dio il nome dei morti nella preghiera sua e di tutti. Nessuno deve rimanere anonimo nella morte: e invece la riduzione dei morti a numeri è una della cose più drammatiche in questa ecatombe».
Quando può essere il momento giusto?
«Subito, in questa fine della quaresima; o dopo per una festa della guarigione della città: ma Bologna si fida dell’arcivescovo e fa bene. Qualsiasi cosa stabilirà la gente gli vuol bene e lo seguirà grata».
” Don Matteo sa bene identificarsi con la spiritualità cittadina: lo ha dimostrato anche in questa ecatombe