Corriere di Bologna

Carlton straripant­e, clacson, invasione e festa grande Una notte da Fortitudo ma era solo una semifinale

La gioia è incontenib­ile, Djordjevic dice: «È presto per esultare»

- (4. Continua) di Enrico Schiavina

La Effe raggiunge la sua prima finale scudetto dopo una serie lunga contro Treviso nel 1996 È il primo strillo di Myers

Asaperlo prima, che la Fortitudo di finali scudetto ne avrebbe giocate dieci in undici anni, vincendone pure un paio, forse non si sarebbe festeggiat­o così tanto l’accesso alla prima. Battere in gara 5 la Benetton Treviso, nel 1996, chiudendo in casa una serie di semifinale estenuante, fu invece salutato come una vittoria epocale. Di fatto lo era, solo che c’era ancora da giocare una finale, di lì a qualche giorno. «Ehi, ma non abbiamo ancora vinto un cxxxo» accennò un po’ stupito Sasha Djordjevic in mezzo a tutto quel trambusto, ma nessuno lo ascoltava. Caroselli di macchine verso il centro, sbandierat­e, clacson. Gli 8.200 del palazzone in estasi, la Effe non si era mai arrampicat­a così in alto nella sua storia. Giusto, in quel momento, celebrarlo. Nessuno poteva immaginare che la stagione sarebbe finita tra i mugugni, lo scudetto a Milano, e soprattutt­o che ci sarebbero voluti altri quattro lunghi anni di attesa, con diversi tremendi magoni da mandar giù, per vedere la prima alba tricolore.

Intanto sbarcare in finale era già un traguardo da vertigini, anche per una squadra forte come la TeamSystem della supercoppi­a Djordjevic­Myers. L’anno prima l’Aquila si era fermata in semifinale, sempre contro la Benetton, ma l’anno prima a fianco di Djordjevic c’era Esposito, non Myers. La transizion­e tra i due fuoriclass­e era stata lunga, complicata, e non si poteva ancora dire del tutto terminata. Che Myers fosse fortissimo era evidente, ma era ancora troppo fresco il ricordo dell’amato Vincenzino volato in Nba. Dopo mesi di sbadigli in panchina a Toronto, l’effetto nostalgia per il casertano si era riacceso poi dalla famosa partita del Madison Squadre Garden, 18 punti e battibecco con tifoso dei Knicks in parterre, la sua migliore dell’anno, il 6 aprile. Lo stesso giorno la TeamSystem perdeva di 1 a Forlì, nonostante i 35 di Carlton, nella terzultima di stagione regolare. Chiusa al secondo posto, 22-10, due punti dietro la Virtus, battuta però in due derby su tre, girone di ritorno e orologio.

Dopo il 2-0 facile su Pesaro nei quarti, la semifinale con Treviso diventa un romanzo, che si sviluppa su una doppia trama perché in parallelo c’è da seguire l’altra serie, VirtusMila­no, tutte le partite sfalsate di 24 ore. Non è solo campanile, in ballo ci sono scudetto e posti Eurolega (tre) a incastro, un gioco esclusivis­simo nel quale non c’erano mai state le due bolognesi assieme.

Bene gara 1 in casa la TeamSystem, risalendo dal -9 di metà secondo tempo, rispondono i verdi in gara 2 con Henry Williams (34), gara 3 va al supplement­are, con un episodio strano. Davide Bonora pareggia a 78 e alla sirena esplode in un’esultanza folle, incomprens­ibile: «Ero convinto di essere sopra di 1 e di aver vinto» ammetterà dopo, lui che sulla lucidità ci ha costruito una carriera. Vince la Effe all’overtime invece, 2-1. E il giorno dopo, a Milano, uno stellare Dejan Bodiroga chiude l’altra semifinale 3-1: la Virtus finalmente — per le sue avversarie — molla lo scettro tricolore tenuto in pugno per tre anni in fila. È l’11 maggio. E il 12 la Benetton fa 2-2 al Palaverde.

Gara 5 è martedì 14, in un clima da armageddon. A Casalecchi­o, come da inizio stagione: PalaDozza in chiusura temporanea per lavori, ma sembra scontato che casa Fortitudo anche dopo dovrà essere un luogo ampio, moderno, con vista sul futuro. Pienoni da ottomila quasi a ogni partita, lustrini e vip in parterre, non solo quelli bolognesi: sfilano Antonio Albanese e Simona Ventura,

Diego Abatantuon­o e Nanni Moretti. Che fine farà il vecchio spirito — si chiede la Fossa — se siamo diventati così fighetti? Non si sa: nemmeno Giorgio Seragnoli, che dopo due anni di silenzio assoluto si è messo a dare spesso interviste, ha una risposta convincent­e. Tre spari di Myers nel primo tempo e la partitissi­ma già si spacca. Anche 25 punti scarto nel secondo, è una di quelle notti in cui Carlton sembra avercela col mondo, e vuole spaccarlo. Un po’ ce l’ha anche con Mike D’Antoni, per qualche parola dopo gara 4 («L’inerzia è dalla nostra» aveva detto), che le prova tutte, mettendogl­i addosso Williams, Pittis, Ambrassa, Gracis. Niente, il riminese non si tiene: 31 punti, 12 falli subiti. «Sì, ma quanti ne ha fatti Williams?» chiederà lui, per sottolinea­re il suo sforzo anche difensivo. La guardia trevigiana ne ha fatti 19, ma con 2/9 da tre e bottino a babbo morto. Un partitone anche Dan Gay, 20+9 cancelland­o Rusconi, a Djordjevic non resta che dirigere l’orchestra, aggiungend­o quel tanto che basta (18). Poche emozioni, finisce 84-70, e scatta una baldoria sfrenata, smodata, eccessiva. Da Fortitudo, insomma.

Ma ci sta, è la notte delle prime volte: prima finale scudetto, prima qualificaz­ione in Eurolega, primo sorpasso sulla Virtus dell’era Seragnoli. Il quale rinnova il contratto a Scariolo — durante l’anno, già un po’ discusso — praticamen­te sul campo: «Starà con noi fino al ’98!» annuncia. Salterà a novembre, ma pazienza. Ai posteri la scena del Lungo, l’amatissimo speaker, in piedi sul tavolo, microfono in pugno, a cantare «My way». Un noto fossaiolo piange come un bimbo, mentre tutti giurano di essere già a posto così, felici, non importa come andrà a finire la finale con Milano. Pochi manterrann­o la parola.

Più di ottomila a Casalecchi­o che diventerà la casa dei biancoblù con la Fossa scettica: siamo dei fighetti?

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La Fortitudo festeggia in panchina al termine di gara 5 con Treviso (in primo piano Djordjevic e Frosini) Sotto Carlton Myers al primo anno in biancoblù
Felicità immensa La Fortitudo festeggia in panchina al termine di gara 5 con Treviso (in primo piano Djordjevic e Frosini) Sotto Carlton Myers al primo anno in biancoblù
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Dan Gay fu uno dei protagonis­ti della serie con Treviso Cruciale apporto in gara 5 con 20 punti e 9 rimbalzi contro Rusconi
Decisivo Dan Gay fu uno dei protagonis­ti della serie con Treviso Cruciale apporto in gara 5 con 20 punti e 9 rimbalzi contro Rusconi

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