«Suono per tutti da casa con mia figlia di 5 anni»
La cantante domani protagonista di «Jazz a domicilio»
tenuto insieme la sua vita. «Dal laboratorio di mio padre —racconta lei stessa — uscivano quotidianamente ‘suoni’, dapprima forti e ritmati dello scalpello che iniziava l’abbozzo delle tavole armoniche dei violini, fino ad arrivare ai profumi intensi delle vernici e alle voci degli strumenti ultimati. Sono sempre stata divisa tra musica e pittura, perché le qualità tonali del suono mi arrivavano interiormente già come colori. Crescendo di fianco a un fratello musicista e partorendo poi un unico figlio violinista, ho sentito la necessità di abbandonare lo studio della chitarra classica e il canto, per dedicarmi completamente alla pittura».
La conclusione del video sull’esposizione bolognese è affidata proprio alle parole di Dalla, che hanno fornito lo spunto anche per il titolo: «Sono colpito perché le opere aggiungono qualcosa alle canzoni. Fanno entrare le canzoni in una prospettiva inimmaginabile, è un aggiungere qualcosa di imprevisto. È un lavoro a quattro mani». Una stima reciproca, ricorda la stessa Regazzoni: «Ho solo percorso un mio piccolo sentiero tra pittura, musica e poesia dapprima con Mogol, lavorando con pastelli e acquarelli, perché i suoi testi sono sprazzi e attimi di verità, toccano l’animo nelle cose più semplici e più vere. Più tardi, i testi di Dalla mi hanno portato a una ‘meditazione pittorica’ più interiore, perché alcune sue canzoni come Henna Ciao e tante altre toccano le corde più profonde dell’essere. In tante sue canzoni sento il tragico destino dell’uomo».
«Sarà un divertissement», come le piace chiamarlo. Un’occasione per dire ci siamo. Stiamo vicini. Anche dalle mura domestiche. La cantante Cristina Zavalloni domani alle 21.30, accompagnata dal sax di Cristiano Arcelli, terrà dalla sua casa bolognese un live nell’ambito di «Maratona Jazz» creata sulla scia del successo di «Jazz a domicilio» (a cura del Bologna Jazz Festival e Camera Jazz & Music Club). Ha accettato con piacere in questo tempo che ci costringe a ripensare la vita. Intanto, gli appuntamenti, molto seguiti, contemplano anche la chitarra manouche di Paolo Prosperini (oggi alle 22.30), la tromba di Diego Frabetti con Chiara Pancaldi (sabato alle 22.30) e il piano di Alessandro Altarocca (domenica 21.30). Si tratta della prima settimana di un’iniziativa destinata a durare fino a fine quarantena e contribuisce alla campagna di raccolta regionale di raccolta fondi per l’emergenza sanitaria. «Il messaggio di questa sciagura — anticipa Zavalloni — è arrivato forte e chiaro, ma in me prevale una sensazione». Che tipo di sensazione? «Quella stessa che ti fa pensare: sembra che tutto ci sia caduto addosso, ma in qualche modo ci stavamo preparando da tempo alla catastrofe. Come leggerla, dipende da noi».
Lo dice da artista?
«Lo dico come essere umano, anche se il nostro settore è disastrato. Ma dico che bisogna attrezzarsi. Io sono passata dal sentire il mondo come casa mia alle quattro mura di casa. Vivo tra il mio compagno e mia figlia, e sono fortunata perché la maggior parte dei miei impegni sono solo rimandati. Per molti miei colleghi so che c’è un oggi, ma poi il domani?».
Qual è l’aspetto che la preoccupa di più?
«Le condizioni a livello psicologico sono devastanti. Nessuno ha un’idea di quando sarà possibile ricominciare davvero. Siamo congelati. Finalmente si inizia a parlare di sostegno pubblico al reddito per gli artisti, mai affrontata seriamente finora in Italia. Ma quanti appelli, manifesti, festival di sensibilizzazione sono stati fatti? Non si può più rimandare, non abbiamo scappatoie».
La sua casa è il mondo, ha detto. Cosa dice il resto del mondo della situazione italiana?
«Siamo nell’occhio del ciclone, in Italia. I miei amici artisti olandesi questa emergenza quasi non sanno cosa sia. Ovviamente sto al mio posto, non polemizzo e nessuno ha risposte in questo senso».
Per fortuna esiste la Rete
«Già. E io che non voglio essere nostalgica sto spostando anche il mio modo di comunicare, a partire dalla didattica. Ho un disco fermo, stiamo pensando di continuarlo con sessioni separate. La Rete è una bella opportunità. Questo non è un momento storico in cui piangersi addosso. Quindi, rimbocchiamoci le maniche. È il momento di crescere. Domani si terrà quello che vale la pena di tenere».
Il concerto per Maratona Jazz invece come sarà?
«Un divertissement casalingo, un gesto da accogliere, sapendo che non abbiamo potuto studiare, prepararci, fare prove, essendo chiamati anche all’accudimento. Sarà con noi nostra figlia e forse le metterò una fiaba sonora al cellulare».
Sua figlia dovrebbe avere sui cinque anni, giusto?
«Già. Strano: la porti alla scuola Steineriana e poi ti affidi alla tecnologia. Ma credo che i bambini abbiano una capacità di resilienza da cui noi adulti possiamo solo imparare».
” Come sarà Un divertissement casalingo sapendo che non abbiamo potuto studiare e fare prove
con la concreta possibilità di sprofondare nel lavoro nero».
Una situazione di emergenza che è stata arginata con lo streaming e Internet: «Come Comune di Modena abbiamo lavorato in questi giorni per mettere online una serie di attività, dalle mostre dei musei civici ai live del Centro Musica, passando per i corsi della Fondazione Modena Arti Visive e gli spettacoli di ERT. Cerchiamo di mantenere legati i fili che uniscono la proposta culturale anche se per questo comparto è fondamentale la dimensione fisica, di contatto e di esperienza. Dobbiamo scordarci che il teatro, i concerti, o le mostre possano sopravvivere con lo streaming, nonostante in questo momento ci occorre per mantenere il pubblico fidelizzato». Sì, sarà proprio una bella sfida. Una sfida da vincere tutti insieme.