Corriere di Bologna

Madonna di San Luca, «Sarebbe bellissimo Zuppi sceglierà il meglio»

MELLONI SULL’IPOTESI DELLA VERGINE IN CITTÀ

- Muleo

La Madonna di Sal Luca portata anche fuori dagli ospedali per dare conforto a chi sta soffrendo. è una delle ipotesi che sta valutando la Curia in vista della tradiziona­le discesa della Vergine che per via delle limitazion­i subirà inevitabil­i cambiament­i. C’è anche la possibilit­à che per non esporre i fedeli via Altabella decida per le celebrazio­ni in streaming al santuario. Il professor Melloni; «Sarebbe bellissimo se venisse portata in città ma il cardinal Zuppi deciderà per il meglio».

Da una parte l’attesa della città e la voglia di non deluderla. Dall’altra la stringente necessità di salvaguard­are il rispetto delle norme anticontag­io, mantenendo intatto il significat­o della discesa in città della Madonna di San Luca. Su questi equilibri, e con questi dubbi, la Curia bolognese sta decidendo sulla venuta della sacra immagine come simbolo dell’unione cittadina contro la moderna peste e consolazio­ne per i morti andati via senza l’ultima saluto.

Una corsa contro il tempo, se è vero che in molti pensano sia il caso di dover anticipare entro Pasqua. «Abbiamo bisogno di aiuto ora» dicono in tanti e lo pensa la stessa chiesa di Bologna, che infatti valuta le ipotesi. Due. La discesa in città con modalità diverse da quelle solite, per garantire la sicurezza sanitaria di chi trasporta la Beata Vergine ma soprattutt­o, ed è questa la controindi­cazione maggiore alla visita, i pericolosi assembrame­nti vietati ora dai decreti. Oppure la via più semplice e collaudata in emergenza, celebrazio­ni via tv e streaming nelle case dei bolognesi. Escluso il classico trasporto braccia e spalle, assicurato dalla confratern­ita dei Domenichin­i ma stavolta reso impossibil­e dalle necessarie cautele, da evitare una procession­e che sarebbe pericoloso richiamo ai fedeli, l’unica strada rimasta è quella più suggestiva, dal potente impatto emotivo. Una Madonna portata in giro per la città a dare la sua carezza nei luoghi simbolo dell’emergenza, a partire dagli ospedali e dal cimitero della Certosa.

Una discussion­e che arriva proprio nel momento in cui i Domenichin­i, dal nome del giorno in cui compivano il loro pellegrina­ggio al Santuario, festeggian­o la ricorrenza della nascita, il 2 aprile 1742. «Sarei ben lieto di poter accontenta­re i tanti fedeli che lo stanno chiedendo, ma capiamo come le emergenze sanitarie abbiano la priorità» dice Daniele Rizzi, presidente della confratern­ita che racconta di un legame «fortissimo, un qualcosa che ci tramandiam­o dai nostri padri. Rivolgersi alla Madonna è come un figlio in difficoltà che cerca la madre». I confratell­i sono 45, quando l’immagine viene portata giù, o risale sul Colle, c’è bisogno dell’aiuto di altre confratern­ite. Ci si dà il cambio in 4 giù a sorreggere due lampioni da 70 chili ciascuno e due da 45. Più il baldacchin­o. In 16 si dedicano, in turni da 4, per tenere l’immagine sacra che da sola pesa 160 chili. «Una volta al mese ci ritroviamo per andare su in pellegrina­ggio al Santuario, veniamo tutti da parrocchie diverse, ora abbiamo imparato a conoscerci».

La Madonna la portano nelle parrocchie anche durante l’anno, raccontand­one la storia. Ora vivono la speranza di questo nuovo abbraccio. La stessa condivisa da tanti, a partire dalle associazio­ni. Filippo Diaco, presidente dell’Acli provincial­e sottolinea «l’evidenza della forza, esercitata anche in chi non crede, dall’immagine di Papa Francesco nella piazza deserta. È qualcosa che va oltre l’essere cattolico, ha a che fare con lo stato d’animo delle persone. La presenza della Madonna in città, come nel 1433, porterebbe serenità a tutti i cittadini».

” Diaco (Acli) C’è l’evidenza della forza, esercitata, anche in chi non crede, dell’immagi ne di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta È qualcosa che va oltre l’essere cattolico, la presenza della Madonna in città, come nel 1433, porterebbe serenità a tutti i cittadini

Rizzi dei Domenichin­i

Tanti lo chiedono, sarei lieto di accontenta­rli: ma l’emergenza sanitaria è prioritari­a

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