Rossoblù, i primi test sono negativi
La rivolta dei club contro il nuovo protocollo Figc, ripresa a rischio. Tamponi, negativi tutti i rossoblù
La corsa verso la ripresa della serie A potrebbe piantarsi ai blocchi di partenza: la brusca frenata è arrivata ieri all’ora di cena, dopo una assemblea informale della Lega Calcio in cui praticamente tutti i club presenti hanno sollevato pesanti eccezioni sul nuovo protocollo della Figc, stilato secondo le indicazioni del Comitato tecnico-scientifico governativo.
Una rottura fragorosa che vede diversi club di serie A pronti a non riprendere gli allenamenti di squadra (con annessi ritiri blindati) da lunedì: anche il Bologna, nella serata di ieri, è parso decisamente contrario alla ripartenza se non cambieranno alcune questioni fondamentali. Di fatto i punti contestati dalla quasi totalità dei club di A sono due: la responsabilità dei medici sociali delle varie società in caso di contagio di un calciatore (con il dottore rossoblù Gianni Nanni in prima fila su questo, nella commissione medica Figc) e la regola che porterebbe l’intero gruppo-squadra in quarantena per due settimane in caso di una positività.
In più c’è anche la questione dei ritiri, ma su quella le posizioni sono più vaghe: lo stesso Bologna era pronto a iniziare da lunedì all’Hotel Savoia Regency, previo nuovo giro di tamponi e test sierologici per tutti in programma nel weekend. Il primo giro di tamponi di inizio settimana è risultato negativo per tutti (sui test sierologici nessuna comunicazione ufficiale, anche per questione di privacy), ma a questo punto prima di fare il bis bisognerà capire in queste ore se il governo riuscirà a mediare sui temi sollevati dalle società: allo stato attuale delle cose, il Bologna lunedì non andrà in ritiro.
La quarantena di squadra era stata contestata fin dai primi passi della trattativa (in Germania e in Inghilterra il protocollo è diverso e prevede lo stop solo per il giocatore contagiato) e ieri anche l’Assocalciatori ha sottolineato le incongruenze del nuovo protocollo, evidenziando in una nota che «le condizioni non sono idonee a garantire la conclusione del campionato, c’è il rischio di un nuovo stop».
E’ proprio lo scenario che i club — Bologna compreso — vogliono evitare: una ripresa delle attività di squadra che vada poi a cozzare su ostacoli che impediscano di portare a termine il campionato di serie A. Uno scenario che sarebbe disastroso per i conti dei club, tra giocatori richiamati al lavoro e un torneo poi non portato a termine con pesanti conseguenze sui contratti con le tv. La burrasca serale ha spazzato via l’ottimismo pomeridiano del presidente del Coni Giovanni Malagò, che a Rai-Radio Due aveva detto: «Al 99,9% la serie A ripartirà il 13 giugno, poi non so quando finirà. Per quello ci vorrebbe la palla di vetro». La Lega Serie A stava già stilando il programma orario di anticipi e posticipi delle prime giornate, ma a questo punto tutto torna pesantemente in discussione. Anche a Casteldebole.
Le parole di Malagò
«Al 99,9% la A ripartirà il 13 giugno, non so quando finirà. Servirà la palla di vetro»