Fondazione Carisbo, il ribaltone riesce Ma ora comincia la battaglia legale
La minoranza ottiene l’obiettivo
I«ribelli» ce la fanno. Alla fine la minoranza è riuscita nel putsch, il quorum per l’elezione del Collegio c’è anche se la maggioranza parla di assemblea illegittima e prepara il ricorso al ministero. Punto di non ritorno di una battaglia durissima.
«Qua alla fine ci guadagnano solo gli avvocati», è la sintesi del primo presidente della storia della Fondazione Carisbo, Filippo Sassoli de’ Bianchi. Le stanze ovattate di Casa Saraceni abituate a vedere smussato ogni angolo ieri sono diventate un ring. Alla fine la minoranza è riuscita nel putsch, il quorum per l’elezione del Collegio è raggiunto anche se la maggioranza parla di assemblea illegittima e prepara il ricorso al ministero. È il punto di non ritorno di una battaglia sempre più dura.
Pochi minuti prima delle 9 davanti a Casa Saraceni c’erano già Leone Sibani e Fabio Roversi Monaco, i due ex presidenti che hanno animato la fronda. «L’assemblea è legittima ed è importante andare a votare», si è limitato a dire la guida dei Musei della città. Sibani, invece, in mano aveva un foglio con i nomi dei firmatari della lista di minoranza (dall’avvocato Baccolini al professor Caia fino al notaio Stame). Sotto la voce «alleati» c’erano gli industriali (Sonia Bonfiglioli che ha votato), il rettore Francesco Ubertini (assente come da consuetudine per un socio di diritto) e l’ex rettore Ivano Dionigi che ha fatto capolino al seggio.
L’appello del presidente, Carlo Monti, («L’assemblea è illegittima, i soci non vadano a votare») si è rivelato un buco dell’acqua. A fare desistere i congiurati non è servito nemmeno il parere del ministero dell’Economia che, pur con un linguaggio un po’ contorto, sembrava aver messo molti dubbi sulla liceità dell’assemblea. Tanto che la maggioranza parla di palese illegittimità. Il linguaggio multiforme del Tesoro fa dire, invece, alla minoranza che è tutto ok. Una storia italiana.
Sta di fatto che alla fine su 72 aventi diritto, in 41 hanno compilato la scheda con guanti e mascherina. Quattro voti, però, arrivano da soci in scadenza. Anche senza di loro, le schede valide sono 37, una in più del quorum. Così a tarda sera il comunicato del presidente dell’assemblea, Daniele Furlanetto, comunica «il regolare svolgimento della procedura di voto, hanno partecipato il 60% degli aventi diritto. Le operazioni si sono svolte nel rispetto delle procedure fissate dalla normativa e in conformità alla disposizioni in materia anti-contagio». La maggioranza farà ricorso.
Intanto i nomi degli eletti ricalcano la composizione della lista di minoranza: Stefano Borghi, Franco Capparelli, Roberto Di Bartolomeo, Piera Filippi, Giordano Jacchia, Angela Petronelli, Pietro Ricci, Michele Sesta, Daniele Salati Chiodini e Gianguido Sacchi Morsiani. «I soci non hanno raccolto l’invito a non andare a votare — gongola Furlanetto — Sono soddisfatto, cosa si vuole di più di così? I numeri parlano da soli. Ora cercheremo qualsiasi forma per comporre il nuovo Collegio».
Una pia intenzione di fronte ai propositi bellicosi del presidente Monti. «Sinceramente dal sottoscritto non c’è alcuna animosità, ho seguito lo statuto e il risultato parla da solo». La maggioranza, però, attacca l’illegittimità dell’assemblea confortata dai pareri del presidente emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese, e del Mef.
«Non basta mica affermare l’illegittimità della nostra assemblea, bisogna poi anche dimostrarla. Noi abbiamo validi argomenti (il parere del docente dell’Unibo, Luigi Balestra, ndr) per sostenere il contrario — argomenta Furlanetto —. Non c’è nessuna ragione per annullare il voto, i soci parlano da soli. Ripeto non c’è nessuna animosità, noi semplicemente abbiamo indicato le persone giuste che andranno in Collegio e faranno il loro onesto lavoro come continuerà a farlo anche il presidente».
Furlanetto, insomma, non chiede le dimissioni di Monti e nemmeno quelle del presidente onorario, Gianfranco Ragonesi. «Sono state mescolate un po’ di cose in questi giorni. Noi abbiamo voluto e dovuto difendere le prerogative dell’assemblea. Poi è vero che tra alcuni soci c’è un po’ di risentimento ma sono situazioni diverse rispetto ai rapporti con la governance».
Hanno votato in 41, ma quattro erano in scadenza: quorum superato di un soffio
” Furlanetto Sono soddisfatto, ho seguito lo Statuto e i numeri parlano da soli, ora cercheremo qualsiasi forma per comporre il Collegio
” Roversi Monaco L’ssemblea è del tutto legittima ed è importante andare a votare