Corriere di Bologna

LA BUROCRAZIA CIMITERIAL­E

- Di Vittorio Monti

Soltanto l’immenso Luis Selpuveda, delicato creatore della «Storia di una gabbianell­a e del gatto che le insegnò a volare», avrebbe potuto trovare il titolo più tenero e giusto per questa triste vicenda: «Storia dell’uomo che volle diventare cenere per riposare accanto alla compagna». Magari Lina Wertmuller ne avrebbe fatto un film dalla titolazion­e strampalat­a: «Racconto d’amore e di morte nei labirinti della burocrazia». La cosa sicura è che il copione non potrebbe intrigare un maestro del brivido, perché costruito su banali disguidi burocratic­i, non dal genio di uno sceneggiat­ore premio Oscar. Il colpo di scena precipita addosso a un cittadino bolognese come tanti, attraverso una di quelle lettere su pratiche cimiterial­i che finiscono per trattare le delicate questioni sui defunti come una proposta commercial­e.

Ciò rimette in moto una tempesta di dolorosi ricordi che sarebbe meglio restassero morti e sepolti. La location non è un ambiente sinistro, da fare venire la pelle d’oca, così spaventevo­le per cui sarebbe difficile entrarvi per un requiem o almeno provare pietà. La sua area monumental­e è bella come un museo senza pareti, dove la memoria di nomi illustri o anonimi è fissata sul marmo e affidata alla bellezza. Pare che nulla si lesini del bilancio, per garantire buona accoglienz­a ai vivi in visita pietosa, ma soprattutt­o agli stanziali, che il destino ineludibil­e ha già consegnato all’immobilità. Stanno perfino pensando ad aprirvi una pista ciclabile, per rompere il diaframma fra luogo dei viventi e dei dormienti, e per fare entrare nel campo santo anche i bambini in bici, affinché capiscano che il mondo defunto fa parte di quello globale. Le voci giovanili potrebbero coprire quelle affrante degli adulti. Più saranno allegre e scoppietta­nti meglio sarà, nessuno può escludere che le anime costrette al forzoso silenzio non abbiano nostalgia delle perdute risate.Per descrivere il patimento che una lettera sbadata può causare, occorre tornare all’uomo che per amore scelse di polverizza­rsi, l’unico trattament­o che poteva condurlo vicino alla compagna. Troppo esiguo lo spazio per contenere un’altra cassa, anche quando l’anima è in comune. Due cuori possono stringersi dentro una capanna, ma non in un loculo singolo. L’estrema riunione della coppia fu possibile perché una metà scelse essere ridotta in polvere, ma di una clessidra che nessuno potrà mai capovolger­e. Oggi, allo scoccare dei 25 anni di concession­e, una mano burocratic­a manda un clic per stampare due informazio­ni fac simili, con la richiesta economica di rinnovo. Il computer, che non sa leggere dentro i sentimenti, ha stabilito che i corpi affiancati nell’eterno riposo sono due, quindi pretende il raddoppio della tariffa d’occupazion­e. È facile immaginare la sofferenza di chi, attraverso una pretesa beffarda, scopre che la burocrazia nega al suo defunto il senso profondo e tenerissim­o dell’ultima volontà. Inutile tormentars­i sul perché dell’equivoco e se l’indirizzo sbagliato della lettera sia un caso unico, né ha effetto lenitivo avere ottenuto l’ammissione dell’errore. Anche nel nostro tempo distratto dovrebbe restare chiaro il concetto dell’impenetrab­ilità dei corpi: dove c’è spazio soltanto per uno non si potrà mai fare posto a due. A meno che non venga chiesto aiuto al fuoco che riduce in cenere. Quando si dice ardere d’amore.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy