«Ci vorranno 10 anni per tornare alla normalità»
Il sindaco: Metropoli ignorate e pochi soldi La Regione invece loda il provvedimento
«Un bilancio positivo come quello del 2019 lo rivedremo nel 2029». L’assessore comunale Davide Conte guarda ai prossimi anni difficili che aspettano la casse di Palazzo d’Accursio. Ma, assicura, «il Comune di Bologna non è a rischio default». Critiche al Decreto rilancio: «Le risorse coprono solo la prima fase della crisi».
«Se nella relazione tra Stato e Regioni è il conflitto ad avere caratterizzato i giorni della crisi, nei confronti degli enti locali la cifra distintiva è stata piuttosto la sottovalutazione dei problemi indicati dai Comuni». All’indomani dell’approvazione del Decreto rilancio, il sindaco di Bologna Virginio Merola va all’attacco del governo Conte. «Il ruolo delle istituzioni più vicine ai cittadini — accusa il sindaco metropolitano — è stato considerato secondario».
Dall’inizio dell’emergenza coronavirus i Comuni sono stati trattati come «ambiti di decentramento ed esecuzione di decisioni prese dal governo», lamenta Merola, ricordando per esempio il loro ruolo nell’erogazione degli assegni per l’emergenza alimentare. Solo negli ultimi giorni il governo si è mosso «per sostenere i Municipi nello sforzo in atto, con tre miliardi già oggi insufficienti», sottolinea il sindaco di Bologna, secondo cui ancora peggio è andata a Province e Città metropolitane: «Ignorate del tutto nel disegno dei provvedimenti contro l’emergenza sanitaria». Ma anche se le Regioni «mostrano in tutta evidenza fastidio e sospetto per queste “eccezioni” nel loro tessuto locale e lo Stato continua a dimenticarsene», aggiunge Merola, le Città metropolitane «rappresentano un terzo del Pil del Paese». «Si tratta di avere le risorse e i poteri per cui sono state create. E di avere come interlocutrice la Presidenza del Consiglio — conclude il sindaco metropolitano di Bologna — per concordare una concreta Agenda urbana nazionale, così come già fatto in Europa e in diversi Stati europei».
Impossibile non notare come il giudizio del primo cittadino del capoluogo, e quello del presidente della Regione, siano distanti anche stavolta. Visto che per il governatore Stefano Bonaccini il Decreto rilancio non è una delusione, ma semmai «una misura rilevante». «La esaminerò punto per punto — aggiunge Bonaccini a Omnibus su La7 — ma mi sembra che finalmente sia quello che davvero deve aprire la Fase 2». Ma per il presidente emiliano-romagnolo resta un tema di velocità dell’azione di governo e dei suoi effetti. «C’è bisogno che non solo vengano varati i provvedimenti — sottolinea Bonaccini — ma che le risorse arrivino in tempi molto più brevi a chi ne ha bisogno». Anche per le infrastrutture ancora in stand-by, come il Passante di Bologna o la Campogalliano-Sassuolo. «C’è bisogno di procedure molto più spedite e veloci, soprattutto per le opere più grandi. Si fa sempre riferimento al ponte Morandi, ma una cosa simile credo serva» anche altrove.