«Nessun default, ma prevedo dieci anni di bilanci in salita»
L’assessore Conte: «Già nel 2021 non avremo avanzi da usare»
«Un bilancio comunale positivo come quello del 2019 lo rivedremo nel 2029». Quando mercoledì sera, durante un incontro virtuale con il circolo Passepartout del Pd, l’assessore bolognese al Bilancio Davide Conte ha pronunciato queste parole i partecipanti hanno strabuzzato gli occhi dietro i loro schermi. «Non è cupezza, è solo prudenza», sottolinea Conte, determinato a sottolineare che al contrario di altre grandi città a Bologna «non c’è un rischio default». Anche se il Decreto rilancio presentato dal governo, e atteso per oltre un mese, lascia l’amaro in bocca. «Il “Decreto Godot” — lo ha ribattezzato l’assessore — alla fine è arrivato, ma per evitare che il prossimo si intitoli “il Deserto dei Tartari” occorre essere veloci nei provvedimenti e integrare le mancate entrate dei Comuni. Le risorse arrivate compensano per la prima fase della crisi, ma non bastano».
Assessore, ci vorranno davvero dieci anni per tornare a un bilancio pre-Covid?
«Non essendo chiaro cosa succederà nel breve periodo dobbiamo fare valutazioni che si basano sul massimo della prudenza, dunque considerare una scarsità di risorse significative per il Comune vista la situazione del territorio. Il portafogli di Palazzo d’Accursio non è fatto di lingotti d’oro, ma di entrate, ed è permeabile alla situazione della città. Pensiamo ai buoni spesa, la domanda è stata quasi doppia rispetto alle 6.700 domande inizialmente ipotizzate. Siamo arrivati a 11.500 domande e abbiamo dovuto aggiungere 1,7 milioni allo stanziamento del governo, ma se non avessimo chiuso il bando penso saremmo potuti arrivare anche a 20.000. Dobbiamo fare i conti con un impoverimento e una fragilità del tessuto sociale, senza dimenticarci che stavamo ancora pagando i danni della crisi del 2008».
A Firenze si parla di rischio default. Qui le casse del Comune hanno perso una trentina di milioni, anche Bologna può rischiare?
«Noi abbiamo messo in sicurezza il bilancio grazie a un avanzo di quasi 70 milioni di euro, in parte vincolati, che è arrivato al momento giusto. Non solo abbiamo salvaguardato i servizi, ma in alcuni casi come per i buoni spesa abbiamo aumentato le risorse impiegate. Il problema grosso è che nel 2021 non avremo nessun avanzo da giocarci e costruire il bilancio sarà complesso, soprattutto di fronte all’ultimo decreto che copre solo i primi due mesi di mancate entrate».
Doveva essere il Decreto aprile, è arrivato a metà maggio. Lei lo ha ribattezzato “Decreto Godot”: valeva la pena di aspettarlo?
«Sicuramente bisogna mettere risorse per far fronte alla crisi sanitaria, così come servono risorse per affrontare la crisi economica, ma a maggior ragione bisogna mettere risorse per arginare la crisi sociale e di socialità. Non sostenere adeguatamente i Comuni mette a rischio il tessuto sociale. Ci sono aspetti positivi, come l’esenzione della prima rata Imu per gli alberghi, che alleggerisce gli imprenditori e compensa anche i Comuni. O la compensazione, anche se minima, dell’imposta di soggiorno. Però non è arrivato nessun sostegno ai Comuni per gli sconti sulla Tari,che noi continuiamo a garantire a imprese e attività commerciali in difficoltà. E poi, anche a livello territoriale, si trascura del tutto il tema delle famiglie, che in queste settimane di privazione della scuola sono state invece la vera chiave di volta del lockdown. Il problema è che 3,5 miliardi non bastano, ci sarebbero voluti 5 miliardi per aiutare davvero i Comuni in questa fase».