Nel limbo di protocolli e distanze Bar e ristoranti appesi all’ultimo sì
La Regione prevede 1 metro tra i tavoli, l’Inail 2. Bonaccini: «Sarebbe un problema non ripartire il 18»
Tre italiani su quattro, stando a una fresca indagine firmata Nomisma, sarebbero pronti a tornare al ristorante come prima del lockdown. Purtroppo, però, molti ristoratori non sanno se saranno in grado di accoglierli.
Il protocollo della regione Emilia-Romagna è stato festeggiato dagli operatori del settore e dai sindacati. Le richieste delle associazioni di categoria e dei rappresentanti dei lavoratori sono state ascoltate e ben declinate nel documento diffuso mercoledì scorso. La «distanza di almeno un metro tra le persone sedute, fatte salve le eccezioni alle regole sui distanziamenti previste dalle norme vigenti (stesso nucleo familiare, ecc.)», ha riacceso le speranze di una ripresa possibile. Le misure di sicurezza sono molto semplificate e attuabili rispetto alle linee guida dell’Inail, ritenute improponibili da chi lavora in ristoranti, locali e bar. Quattro metri quadri a cliente o barriere divisorie per assicurare una distanza di 2 metri tra persone sono ostacoli invalicabili per la riapertura di tanti locali. La scelta della Giunta Bonaccini di responsabilizzare i cittadini piace ai ristoratori che però in queste ore temono la scure di Roma sulle libertà concesse dalla Regione.
«A mezzanotte del 17 maggio, teoricamente potrebbero riaprire tutti: occorre dunque un nuovo provvedimento per permettere alle imprese di programmare l’attività», facevano notare ieri da Confesercenti. La data in cui verranno
” L’accusa È intollerabile che centinaia di esercenti non sappiano ancora se potranno lavorare
riapparecchiati i tavoli, il 18 maggio, è anche la scadenza del precedente Dpcm. Per Confesercenti, «è intollerabile che a oggi centinaia di migliaia di bar, ristoranti, stabilimenti balneari, mercati, alberghi, affittacamere, campeggi, guide turistiche e negozi, non sappiano ancora se potranno lavorare. Né per quanto: la ripartenza graduale e le nuove limitazioni aumenteranno i costi di gestione delle imprese, riducendone la produttività».
E riaprire, osserva Confesercenti, in una nota a commento delle misure del governo, «potrebbe essere problematico quanto star chiusi, fra linee guida Inail, protocolli regionali, crediti che rimangono impossibili, fondo perduto col contagocce, consumi in caduta libera e casse integrazioni che tardano ad essere pagate. Occorre avere tutti la consapevolezza che dal 18 non ci sarà il ritorno alla normalità senza un sostegno rapido ed efficace per le imprese. Il rischio è che lunedì moltissimi rimarranno comunque chiusi, rimandando di fatto, ancora una volta, la ripartenza del Paese».
Concorda anche Confcommercio, che per voce del presidente dei ristoratori Ascom Vincenzo Vottero fa notare: «Nonostante la buone volontà di Comune e Regione, che hanno capito le nostre difficoltà, noi non sappiamo ancora se e come si riapre. E se dovessero passare le linee guida dell’Inail sarebbe un disastro totale».
Il modenese Massimo Bottura, chef patron dell’Osteria Francescana, frena sulla riapertura del suo tre stelle. «Riapriremo quando ci sarà la sicurezza per riaprire, quando ci rendiamo contro che tutto è apposto — ha dichiarato — Prima di tutto voglio tutelare il mio team, la mia squadra è la mia famiglia e il mio futuro. Quando tutti saremo in sicurezza riapriremo e ricominceremo più forti di prima».
Altri ristoratori, anche se dovesse tenere la linea regionale, non apriranno lunedì. Ma «non sarà questo il problema nel dramma che stiamo vivendo», ragionava ieri mattina il presidente della regione Stefano Bonaccini su La7, a Omnibus. «Il problema è che si possa ripartire. Certo se le linee guida Inail fossero così rigorose che per un esercente, un barista, un ristoratore o un gestore di stabilimento balneare diventa praticamente impossibile aprire sarebbe un bel problema».