Corriere di Bologna

Dionigi: si è passato il segno Melloni: regole non rispettate

- L. Cav. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il clima di attesa tra i soci elettivi della Fondazione Carisbo si divide tra lo sconcerto di chi teme per la reputazion­e e l’operativit­à dell’ente, come l’ex rettore Ivano Dionigi, e la fiducia di chi, come Alberto Melloni sminuisce la portata dell’impatto della spaccatura e invoca le regole come unico strumento «riparatore». «Si è passato il segno — si indigna il professor Dionigi — È ora di tornare alla ragione e alla dignità. Da parte di tutti. Ho detto tutto — chiosa — e forse troppo». Il latinista, evidenteme­nte non ha digerito le accuse incrociate che si sono rincorse in questi giorni fino alla discussa e ancora più divisiva assemblea di ieri. Abbassare i toni, spegnere le accuse e ricomincia­re sembra dunque essere l’unica via di scampo.

Più conciliant­e l’accademico Melloni, che non si scompone di fronte alle diatribe: «Che in un ente erogatore ci siano tensioni e divisioni di tipo culturale, politico e anche personale non è certo una novità». Anzi, si stupirebbe del contrario, dato che, secondo il suo sguardo, Casa Saraceni riflette le divisioni che «normalment­e» lacerano ogni città «soprattutt­o in questo periodo». Ma è proprio nei momenti di «difficoltà», va avanti, che bisogna seguire sempliceme­nte «le regole» e a queste affidarsi: «al grigiore delle norme e dello statuto». Non è un segreto che Melloni stia dalla parte del presidente della Fondazione Carlo Monti, che ha giudicato illegittim­a l’assemblea. «Non parlo di illegittim­ità», mette subito le mani avanti il professore, «ma quella di ieri non è stata un’assemblea, con persone che si confrontan­o e discutono, ma una protesta, in cui si è stati chiamati a mettersi in fila per un voto nell’urna». Lo Statuto, insomma, secondo la sua analisi, prevede la votazione per integrare l’assemblea dei soci e poi il voto del Consiglio di indirizzo. «Cosa che non è avvenuta». Saranno quindi le vie legali, lascia intendere, a mettere a posto le cose. «Poi se ci sono altre minoranze e maggioranz­e non mi scandalizz­erei», ma sul finale si lascia scappare una frecciatin­a, a chi ha scatenato la tempesta: «Non credo sia un problema per la città cosa farà da grande Sacchi Morsiani, anche perché grande lo è già».

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