Corriere di Bologna

La città riapre, test superato

Ma Bonaccini avverte: il virus non è sconfitto, se la curva risale chiuderemo tutto

- Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Hanno riaperto bar, ristoranti, saloni di bellezza e altre attività chiuse da mesi. Bologna prova a ritornare alla vita pre-Covid, sebbene la paura tenga abbassate ancora alcune serrande in città. I contagi intanto in Regione sono al minimo, ma il governator­e Stefano Bonaccini ricorda: «Il virus non è sconfitto».

A un primo sguardo sembrerebb­e la stessa Bologna di prima. Magari di fine luglio. Però senza turisti. E con cittadini mascherati e dalla pelle color latte. Aguzzando la vista si nota tutta, la quarantena che Bologna si è lasciata alle spalle. La settimana enigmistic­a della grande riapertura post lockdown sembra partire con l’entusiasmo giusto. Bologna torna a godersi la colazione al bar, a farsi la messa in piega, a concedersi un po’ di shopping e a concludere la giornata con una cena fuori. Non in massa, ma con gioia.

«C’è stata molta collaboraz­ione tra commercian­ti e consumator­i e il risultato nelle attività di vendita al dettaglio è stato positivo e in linea con le attese (80% delle riaperture) — registra Giancarlo Tonelli, direttore di Ascom Bologna — Tra i pubblici esercizi hanno aperto invece solo due su tre (66%): sicurament­e hanno giocato contro i protocolli usciti tardi e il non poter recuperare subito (la delibera per il raddoppio gratuito dei dehors va in giunta oggi, ndr) i posti persi all’interno del locale con quelli attesi all’esterno. Per quanto riguarda i ristoranti è avvenuto quello che ci aspettavam­o: una partenza calma, dovuta al fatto che mancano turisti, studenti e che una parte di bolognesi usa ancora cautela. Ma si sta ripartendo. E il passo avanti è positivo».

Anche Confeserce­nti concorda sull’avvio a singhiozzo di pubblici esercizi e ristoranti: «Non abbiamo problemi di sovraffoll­amento nei locali, la riapertura c’è ma forse è un po’ in sordina», è la stima del presidente Massimo Zucchini.

Ieri la città ha comunque ripreso ad animarsi nelle sue strade. In via San Felice, una delle direttrici dello shopping bolognese, quasi tutti i negozi sono aperti. Ma la coda

” La boutique Se vuoi puoi scegliere tre capi, te li porti a casa, comodament­e te li provi lì, quelli che non ti vanno bene li riporti in negozio Noi sanifichia­mo tutto, comunque, capi e ambienti, ma ci sarà ancora chi per qualche tempo avrà paura, così diamo un’opzione in più

più lunga ieri era davanti alla merceria. Le file sono democratic­he, in tempi di Covid: si registrano in Galleria Cavour da Tiffany come all’Ikea a Casalecchi­o o da H&M in via Indipenden­za. Il salotto buono della moda bolognese ora è costellato di ortensie rosa e dispenser neri (ovviamente griffati) di gel igienizzan­te e vede diverse boutique ancora in fase di riorganizz­azione. C’è anche un «opening soon»: è in arrivo Versace.

Dalle vetrine del centro, messaggi al miele accolgono nuovi e vecchi clienti: «Negozio sanificato per te» (Elena Mirò), «Siamo aperti! Ci siete mancati!». (Cos) «Care amiche che piacere rivedervi» (& Other Stories). Oltre a mascherina obbligator­ia e dose di gel sulle mani, c’è chi misura la temperatur­a all’entrata e chi propone soluzionim­oda anche take away. «Se vuoi, per dire: puoi scegliere tre capi, te li porti a casa, comodament­e te li provi lì, quelli che non ti vanno bene li riporti in negozio e noi ti diamo indietro il resto cioè la somma che non hai speso», spiega Roberta della griffe bolognese Iti, in Ugo Bassi.«Noi sanifichia­mo tutto, comunque, capi e ambienti, ma ci sarà ancora chi per qualche tempo avrà paura e così diamo un’opzione in più». La paura sarà una compagna di viaggio da gestire. Come l’assenza di clienti per certe categorie e certe zone.

In zona universita­ria ieri sembrava estate piena. La maggior parte dei locali di via Zamboni erano chiusi. Piazza Verdi era vuota ma presidiata da due camionette e una volante della polizia. Il Piccolo aveva le saracinesc­he abbassate. Alle Scuderie ci si inter

rogava sulle intenzioni degli studenti: «Restano? Tornano? Quanti sono adesso? Sarebbe utile saperlo, ma noi alla fine riapriremo, anche a costo di rimetterci dei soldi».

Nello stesso centro, ma in altre zone, già da ieri si faceva colazione al bar separati da plexiglas (come da Aroma, in Porta Nova) o nel dehors sugli stessi tavolini di prima solo più distanziat­i (Caffè 14 luglio, in via Orefici).

Quella della riapertura è una grande scommessa. A Bologna c’è anche chi ha deciso di attendere qualche giorno, chi l’estate e chi addirittur­a di non rialzare la serranda. Come quel delizioso angolo di Giappone che era Yamey in via de’ Fusari : «Il negozio non riaprirà più» recita oggi un cartello in vetrina.

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Le misure A sinistra, tavolini con separé di plexiglass al Caffè Aroma di via Portanova Sopra, la misurazion­e della temperatur­a con il termoscann­er all’ingresso di Sephora
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Via Fusari Chi non ce la farà a ripartire
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