La città riapre, test superato
Ma Bonaccini avverte: il virus non è sconfitto, se la curva risale chiuderemo tutto
Hanno riaperto bar, ristoranti, saloni di bellezza e altre attività chiuse da mesi. Bologna prova a ritornare alla vita pre-Covid, sebbene la paura tenga abbassate ancora alcune serrande in città. I contagi intanto in Regione sono al minimo, ma il governatore Stefano Bonaccini ricorda: «Il virus non è sconfitto».
A un primo sguardo sembrerebbe la stessa Bologna di prima. Magari di fine luglio. Però senza turisti. E con cittadini mascherati e dalla pelle color latte. Aguzzando la vista si nota tutta, la quarantena che Bologna si è lasciata alle spalle. La settimana enigmistica della grande riapertura post lockdown sembra partire con l’entusiasmo giusto. Bologna torna a godersi la colazione al bar, a farsi la messa in piega, a concedersi un po’ di shopping e a concludere la giornata con una cena fuori. Non in massa, ma con gioia.
«C’è stata molta collaborazione tra commercianti e consumatori e il risultato nelle attività di vendita al dettaglio è stato positivo e in linea con le attese (80% delle riaperture) — registra Giancarlo Tonelli, direttore di Ascom Bologna — Tra i pubblici esercizi hanno aperto invece solo due su tre (66%): sicuramente hanno giocato contro i protocolli usciti tardi e il non poter recuperare subito (la delibera per il raddoppio gratuito dei dehors va in giunta oggi, ndr) i posti persi all’interno del locale con quelli attesi all’esterno. Per quanto riguarda i ristoranti è avvenuto quello che ci aspettavamo: una partenza calma, dovuta al fatto che mancano turisti, studenti e che una parte di bolognesi usa ancora cautela. Ma si sta ripartendo. E il passo avanti è positivo».
Anche Confesercenti concorda sull’avvio a singhiozzo di pubblici esercizi e ristoranti: «Non abbiamo problemi di sovraffollamento nei locali, la riapertura c’è ma forse è un po’ in sordina», è la stima del presidente Massimo Zucchini.
Ieri la città ha comunque ripreso ad animarsi nelle sue strade. In via San Felice, una delle direttrici dello shopping bolognese, quasi tutti i negozi sono aperti. Ma la coda
” La boutique Se vuoi puoi scegliere tre capi, te li porti a casa, comodamente te li provi lì, quelli che non ti vanno bene li riporti in negozio Noi sanifichiamo tutto, comunque, capi e ambienti, ma ci sarà ancora chi per qualche tempo avrà paura, così diamo un’opzione in più
più lunga ieri era davanti alla merceria. Le file sono democratiche, in tempi di Covid: si registrano in Galleria Cavour da Tiffany come all’Ikea a Casalecchio o da H&M in via Indipendenza. Il salotto buono della moda bolognese ora è costellato di ortensie rosa e dispenser neri (ovviamente griffati) di gel igienizzante e vede diverse boutique ancora in fase di riorganizzazione. C’è anche un «opening soon»: è in arrivo Versace.
Dalle vetrine del centro, messaggi al miele accolgono nuovi e vecchi clienti: «Negozio sanificato per te» (Elena Mirò), «Siamo aperti! Ci siete mancati!». (Cos) «Care amiche che piacere rivedervi» (& Other Stories). Oltre a mascherina obbligatoria e dose di gel sulle mani, c’è chi misura la temperatura all’entrata e chi propone soluzionimoda anche take away. «Se vuoi, per dire: puoi scegliere tre capi, te li porti a casa, comodamente te li provi lì, quelli che non ti vanno bene li riporti in negozio e noi ti diamo indietro il resto cioè la somma che non hai speso», spiega Roberta della griffe bolognese Iti, in Ugo Bassi.«Noi sanifichiamo tutto, comunque, capi e ambienti, ma ci sarà ancora chi per qualche tempo avrà paura e così diamo un’opzione in più». La paura sarà una compagna di viaggio da gestire. Come l’assenza di clienti per certe categorie e certe zone.
In zona universitaria ieri sembrava estate piena. La maggior parte dei locali di via Zamboni erano chiusi. Piazza Verdi era vuota ma presidiata da due camionette e una volante della polizia. Il Piccolo aveva le saracinesche abbassate. Alle Scuderie ci si inter
rogava sulle intenzioni degli studenti: «Restano? Tornano? Quanti sono adesso? Sarebbe utile saperlo, ma noi alla fine riapriremo, anche a costo di rimetterci dei soldi».
Nello stesso centro, ma in altre zone, già da ieri si faceva colazione al bar separati da plexiglas (come da Aroma, in Porta Nova) o nel dehors sugli stessi tavolini di prima solo più distanziati (Caffè 14 luglio, in via Orefici).
Quella della riapertura è una grande scommessa. A Bologna c’è anche chi ha deciso di attendere qualche giorno, chi l’estate e chi addirittura di non rialzare la serranda. Come quel delizioso angolo di Giappone che era Yamey in via de’ Fusari : «Il negozio non riaprirà più» recita oggi un cartello in vetrina.