Yoga, piante e arte online Va bene così
Sissi, l’emergenza l’ha vissuta più col fare o col pensare? «Col fare. È stato un momento produttivo per me. Mi sono sentita un uovo, un tuorlo di china, perché attingevo dentro di me come un pennino e poi sulla carta per tradurre le fantasie di questo tempo. Ho disegnato e non cucito perché l’abito è un accompagnatore e non uscendo… col covid non ho avuto distrazioni esterne».
In casa da sola?
«Sì, il mio compagno è rimasto a Londra in smart working, ma non ha potuto raggiungermi. Ho creato la mia grammatica quotidiana: piante, yoga, la preparazione del cibo».
Ha scoperto qualcosa di nuovo?
«Ho fatto amicizia con la mia dirimpettaia. Aprivamo la porta e chiacchier avamo. Prima non ne avevamo bisogno. A un certo punto ho iniziato a cucinare di più anche per lei. Una famiglia di pianerottolo».
Come sta affrontando questa nuova fase?
«Cercando di cambiare il meno possibile. Non bisogna affollare troppo lo spazio esterno, quindi proseguo il mio momento contemplativo. Capisco chi voglia uscire, io non ho questa impellenza».
Gli amici?
«Non ci siamo persi, anzi. Abbiamo trasformato le serate su zoom in circoli letterari. Senza il vis a vis c’è stata più apertura anche per parlare di se stessi. Senza corpo c’era l’anima».
E con i suoi studenti dell’Accademia?
«Lezioni online. Il remoto ha amplificato l’introspezione. Li ho fatti lavorare a casa con piccoli video performativi del quotidiano e altro. Se in Accademia c’è bisogno di spazio io posso continuare così, è molto produttivo»
Sarà un’arte diversa quella post covid?
«Non sappiamo niente. Per l’artista però la fantasia si annida nell’oscurità delle pieghe e più è profonda più c’è mistero da svelare. Vedremo. In queste circostanze vincono sempre le idee».
Cosa fa stasera?
«Riunione zoom col gruppo intellettuale: stiamo preparando un’avventura olimpica, uno spettacolo teatrale, io coordino i costumi».