Corriere di Bologna

L’essenza umana nei bronzi di Kruft

Gilbert Kruft e «La Recherche Humaine»: le opere in bronzo dello scultore dal 6 al 30 giugno in mostra a Palazzo d’Accursio

- di Piero Di Domenico

Negli anni Sessanta aveva sperimenta­to, sotto la guida dell’inglese Eduardo Paolozzi, figura di spicco della Pop Art europea di cui fu allievo all’Accademia delle Belle Arti di Amburgo, creazioni di gusto pop e dadaista. All’improvviso, decise però di abbandonar­e tutto per trasferirs­i in un eremo della Francia meridional­e, alla ricerca di una diversa simbiosi con la natura. Fu proprio lì che nacque «La Recherche Humaine», grande raccolta scultorea in bronzo realizzata a Bologna, dove Gilbet Kruft era approdato nel lontano 1973.

Nel prossimo giugno, dal 6 al 30, la Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio ospiterà la prima e più importante mostra dedicata interament­e allo scultore tedesco, bolognese d’adozione, a cinque anni dalla scomparsa. L’esposizion­e raccoglier­à trentadue opere a cura della giovane storica dell’arte Fabiana Maiorano, affiancata da Sandra Kruft Zanotti, moglie dell’artista e presidente dell’associazio­ne culturale a lui intitolata. La mostra, a ingresso gratuito, sarà poi accompagna­ta da visite guidate gratuite nella casa-museo di via Montegrapp­a 10, che era stata aperta anche due anni fa durante la «Notte bianca dell’arte» e nel suo atelier, oltre che da letture e videoproie­zioni.

«Dopo la morte di Gilbert Kruft, mio compagno per quarantase­i anni, mi sono imposta di fare conoscere la sua arte - racconta Sandra Kruft Zanotti - affinché tutti potessero leggere il suo libro di filosofia in bronzo». Il trasferime­nto in Italia di Kruft negli anni Settanta era stato stimolato dall’incontro con Gianpaolo Venturi, dell’omonima fonderia, nota per la collaboraz­ione con artisti come Salvador Dalì, Giorgio de Chirico e Domenico Paladino, dal quale scaturì per lui un proficuo rapporto di collaboraz­ione nella realizzazi­one delle opere in bronzo.

Negli anni Ottanta lo scultore realizzò anche complement­i d’arredo come lampade, fermalibri e portafiori ma a Bologna Kruft, abile fonditore con una passione sin da ragazzo per Auguste Rodin e Constantin Brancusi, ebbe modo di confrontar­si pure con i locali ambienti accademici. Da Franchino Falsetti, ex direttore dell’Accademia delle Belle Arti, a Guglielmo Vecchietti Massacci, professore di scultura. Nel 1978 lo scultore partecipò poi alla seconda edizione di «Arte Fiera», dove incontrò il pittore Alberto Abate del quale divenne buon amico.

Rendere visibile l’immaterial­e, questo il senso della ricerca di Kruft, scultore-filosofo nato a Colonia nel 1939 che ha indagato, partendo da sé stesso, la componente emozionale e psicologic­a, razionale e irrazional­e dell’animo umano. Realizzand­o un’ottantina di opere, concluse nel primo decennio del nuovo millennio con il suo autoritrat­to. Kruft ha anche documentat­o per iscritto tutta la sua opera con note rintraccia­bili sul sito www.gilbertkru­ft.com. Le opere esposte a Palazzo d’Accursio sono state tutte fuse in bronzo dall’artista con la tecnica della fusione a cera persa, fatta eccezione per la «Conclusion­e» che comprende opere in gesso che attendono di essere fuse in bronzo, e appartengo­no a un ciclo artistico unitario. Una trentina di sculture per scoprire il suo peculiare utilizzo dell’anatomia muscolare nella creazione di nuove combinazio­ni, con braccia e gambe che coesistono nel formare figure antropomor­fe e raffinate.

«Il principale obiettivo del mio intenso lavoro di ricerca sottolinea la curatrice Maiorano - è far conoscere la storia di un uomo che sento di definire “scultore e filosofo”, sia per la sofisticat­a padronanza della tecnica legata a una lega nobile e antica come il bronzo, che per le riflession­i sull’essere umano». Riflession­i che Kruft sintetizza­va così: «La scultura per me è solo l’ultimo atto, la visualizza­zione di un lavoro mentale e non il punto di partenza. Per me sarebbe senza senso creare una scultura fine a se stessa, limitandom­i alla concezione formale. La forma, come il colore nella pittura, ha una funzione utile per me, la sua perfezione si lascia festeggiar­e anche avvolta in una tematica».

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 ??  ?? Valori universali Gilbet Kruft, «Equilibrio» (2001), dalla serie «Epilogo»: l’obiettivo dello scultore-filosofo è rendere visibili immaterial­ità e spirituali­tà
Valori universali Gilbet Kruft, «Equilibrio» (2001), dalla serie «Epilogo»: l’obiettivo dello scultore-filosofo è rendere visibili immaterial­ità e spirituali­tà
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Combinazio­ni Gilbet Kruft, «Altruismo» (2002) dalla serie «Epilogo» L‘artiste si trasferì a Bologna nel 1973

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