Il Covid, la paura e una mamma da conoscere sessant’anni dopo
Lisa, nata in Emilia, fu abbandonata e adottata. Ora vive negli Usa e si è rivolta al Tribunale dei minori che lavora all’incontro: «È il momento di ritrovarci»
Si è ammalata di Covid e con le ultime sue forze sta combattendo per coronare un sogno lungo sessant’anni. Conoscere la sua madre biologica che l’abbandonò a Parma a due anni. Lisa, oggi 64enne, vive da tempo in Usa, adottata da uba famiglia amorevole. Si è rivolta al Tribunale per avere accesso alle sue orgini e incontrare la madre, che è viva.
Lisa è ancora in isolamento nella sua casa in Florida. Il Covid-19 ha cercato di minarne una salute che fin da piccola le ha dato problemi. Lei resiste, ma ha avuto paura e ancora ce l’ha. Di essere all’improvviso costretta a lasciare troppe cose a metà. Una più delle altre. Riabbracciare quella madre che nel ’56, senza avere la forza, il coraggio o la possibilità di crescerla, questo non lo sa, l’ha affidata all’istituto “Illegittimi” di Parma. Dove una coppia americana l’ha presa per mano a due anni e portata negli States su un aereo Pan-Am. «Voglio vedere dove sono nata, i luoghi delle mie origini. Se ci fosse l’opportunità di conoscere la mia famiglia biologica, se fossero aperti a piantare un seme di amicizia, sarei felice di piantarlo con loro. Ma non voglio forzare la mano».
Accompagnata dall’associazione Italiadoption, ha inoltrato richiesta al Tribunale per i minorenni di Bologna, che attraverso rogatoria internazionale ha acquisito la testimonianza raccolta dal consolato a Miami. Capendo l’urgenza della situazione il presidente Giuseppe Spadaro assieme ai colleghi onorari Daniele Stumpo e Antonella Allegrini, ha organizzato le ricerche della madre biologica, che risulta ancora viva. I servizi sociali attivati dal Pratello stanno cercando di rintracciarla per chiederle con tutte le cautele del caso se ha voglia di riaprire il cuore a quella bimba concepita oltre 60 anni fa.Sarà lei a decidere se mettersi in contatto con Lisa. Che da parte sua sta lottando per farsi trovare pronta, dalla casa vicino a Orlando. «Sono molto fragile, peso 97 libbre (44 chili, ndr), sto cercando di prendere peso per avere la forza di affrontare un eventuale viaggio. La mia è più di una curiosità, vorrei specchiarmi in qualcuno che mi somiglia, rivedere i miei occhi azzurri. Ma solo se farà loro piacere».
Senza rancore, anzi con straordinaria consapevolezza. «Capisco la difficoltà davanti a certe situazioni negli anni ’50. La loro decisione mi ha consentito di incontrare una famiglia piena di amore che mi ha dato tutto quello che potevo desiderare e fatto vivere il sogno americano». L’accesso alle origini, la cui legittimità è sancita da una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, poi ribadita da due sentenze della Corte Costituzionale nel 2013 e 2017, da una parte impegna il Tribunale a valutare che la domanda dell’adottato non sia frutto di rancore, dall’altra i servizi sociali attivati dal Tribunale a contattare le madri biologiche con estrema cautela e un rispetto totale della privacy. Lasciando loro una decisione piena e senza condizionamenti. A Bologna 70 casi su 100 hanno portato a rintracciare la genitrice, quasi tutti conclusi con un abbraccio.
Un puzzle con tante piccole tessere che ricompongono storie forti e drammatiche, intrecciate a quelle del paese. Ragazze minorenni e sole, oppure figli da relazioni adultere vietate dalla legge, situazioni che il sentire comune di un tempo complicavano fino a renderle impossibili. In tanti fanno richiesta dall’America, scie di carne e sangue sulla strada dell’emigrazione di massa. I percorsi davanti ai quali giudici e servizi sociali si trovano durante le ricerche sono spesso dolorosi e sempre toccanti. Dipendenze da droga, alcol, prostituzione, impossibilità economica a mantenere un bambino. «E’ un servizio delicatissimo perché non bisogna dimenticare che in primis dobbiamo mantenere l’anonimato di queste donne che non hanno riconosciuto i propri figli — spiega il presidente Giuseppe Spadaro —. Non dobbiamo nemmeno perdere di vista che per una madre che non può aver cura del proprio figlio la possibilità di non riconoscerlo ci consente di trovare a questi bambini, circa un centinaio l’anno in regione, una coppia di genitori che benché non siano genitori biologici sono genitori a tutti gli effetti. La genitorialità è amore e cura. Non il mero legame di sangue. Infatti tutti coloro che richiedono di conoscere le proprie origini dichiarano sempre di essere stati amati e che i loro genitori sono stati coloro che li hanno cresciuti, ma necessitano di ricostruire la propria identità personale».
” Sono molto fragile per il virus ma voglio guarire per incontrarla e ritrovare le mie orgini