Corriere di Bologna

Ora Zaki è in piazza Maggiore, E la città invoca la sua liberazion­e

- Di Andreina Baccaro

Il volto di Patrick Zaki disegnato da Gianluca Costantini campeggia da ieri sulla grande facciata di Palazzo dei Notai in piazza Maggiore.

Adesso non è più un fotomontag­gio: il volto di Patrick Zaki disegnato dall’artista Gianluca Costantini campeggia davvero sulla grande facciata di Palazzo dei Notai in piazza Maggiore e chiunque si affacci in piazza non può voltare lo sguardo dall’altra parte.

Il Comune ha accolto l’appello del disegnator­e che ha prestato la sua matita alla campagna per la liberazion­e dello studente egiziano detenuto al Cairo dal 7 febbraio e che nelle scorse settimane, postando un fotomontag­gio su Facebook, aveva lanciato l’idea che quell’immagine fosse affissa in piazza Maggiore. Così è stato. L’installazi­one, spiega Palazzo d’Accursio, «è stata curata a spese dell’azienda Tmc Pubblicità di Milano, concession­aria dello spazio, con il patrocinio non oneroso del Comune di Bologna». La libertà per Zaki «è la richiesta di una città intera, dal Comune

all’Ateneo oltre che di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani», affermano il sindaco Virginio Merola e il rettore Francesco Ubertini. «Tutta la nostra voce, tutta la nostra forza, per chiedere la liberazion­e di Zaki», tuttora «ingiustame­nte detenuto in Egitto», aggiunge l’assessore ai rapporti con l’Università

Matteo Lepore. «Fate girare il nostro urlo per la libertà», è l’appello di Lepore.

L’iniziativa vuole ribadire la richiesta al governo egiziano di rilasciare lo studente iscritto al Master Gemma dell’Alma Mater, arrestato in Egitto con accuse di terrorismo e istigazion­e all’eversione per dei presunti post sui social, e ancora in stato di detenzione preventiva. Il disegno sul cartellone, con la scritta «Freedom for Patrick Zaky Egypt», pochi giorni dopo l’arresto è stato scelto da Amnesty Internatio­nal come immagine della campagna. «Il sindaco — spiega Costantini che insegna all’Accademia di Belle Arti — ha accettato la mia proposta, ed eccoci qui. Io ancora non ho visto il cartellone, ma chi ha già avuto occasione di vederlo mi ha detto che è impression­ante. Speriamo sia efficace: questo ragazzo è vivo, e dobbiamo tutti impegnarci». «Le carceri egiziane sono implacabil­i», aggiunge l’artista, che in passato ha già ritratto attivisti ingiustame­nte detenuti e per questo è stato anche accusato di terrorismo dal governo turco. Sabato scorso al Cairo c’è stato un ennesimo rinvio dell’udienza per la detenzione di Patrick.

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