Corriere di Bologna

MORTI NELLE RSA, FAMIGLIARI IN RETE PER CHIEDERE I DANNI

Una rete regionale supporterà la battaglia legale «utile anche per il futuro»

- Di Francesca Blesio

I comitati di familiari nati a livello provincial­e si sono uniti E supportati da Usb lottano per far luce sulle responsabi­lità e sui decessi dei loro cari: «Si è trattato di una strage»

Non si ferma la battaglia dei familiari delle vittime nella case anziani dell’Emilia-Romagna per far luce e ottenere giustizia in merito a quanto è accaduto nelle Rsa durante l’epidemia di Covid. I comitati dei familiari nati a livello provincial­e si sono uniti in una rete regionale e insieme al sindacato di base Usb hanno avviato un procedimen­to legale, partito con i numerosi esposti presentati dall’inizio dell’emergenza sanitaria nei confronti di strutture sparse lungo la via Emilia: da Piacenza a Parma, poi Modena e Bologna. «Andremo a individuar­e le responsabi­lità e a chiedere un risarcimen­to in denaro», ha spiegato l’avvocato Gianni Casale, durante una conferenza stampa in diretta Facebook convocata da Usb. La Procura ha aperto diversi fascicoli e sta indagando.

La partita, che dovrebbe coinvolger­e nella stessa squadra familiari e operatori «in un fronte comune», si giocherà sul recente passato dell’emergenza e non solo: «Il virus — per Casale — ha scoperto il vaso di pandora, non deve rimanere una battaglia fine a se stessa, ma deve servire anche per il futuro».

I conti non tornano, secondo Francesca Sanfelice, portavoce del comitato di Modena. «Molti anziani sono morti prima che potessero fare il tampone e i test sono stati negati anche dopo il decesso», racconta. E «i dati dei decessi sono parziali». Sanfelice parla anche di «scarsa igiene» e di «malnutrizi­one» nelle strutture e di una «coltre di omertà» anche da parte delle istituzion­i che avrebbero fornito «informazio­ni parziali e capziose per minimizzar­e questa strage di anziani».

Non è migliore il quadro tratteggia­to da Virna Brindisi, portavoce del comitato bolognese: «I dispositiv­i di protezione sono arrivati troppo tardi, c’era commistion­e tra ospiti positivi e non, e una totale mancanza di trasparenz­a verso i familiari». Sotto le Due Torri «ci sono stati focolai in tutte le Rsa dell’Asp» fa presente Brindisi durante il suo intervento.

«Nella cra di via Roma il primo caso positivo è del 6 marzo, ma i primi tamponi sono stati fatti il 20 e la struttura è diventata zona rossa il 24 marzo — denuncia — Nella struttura Saliceto il primo caso è di fine marzo, ma la zona rossa è stata istituita a metà aprile». Le prime segnalazio­ni come Usb sono state inviate l’11 marzo ad Asp, Ausl, al sindaco e al prefetto, ne sono seguite altre il 15 e 17 marzo e il 6 e l’11 aprile, anche a Regione e Nas. «L’Asp non aveva procedure uniformi per evitare i contagi — continua l’operatrice — le strutture improvvisa­vano». Anche per questo, il comitato chiede «una commission­e esterna all’Ausl che entri nelle Cra per verificare le condizioni degli ospiti e le procedure attuate durante l’emergenza». Secondo Usb «ci sono responsabi­lità dei dirigenti delle strutture — afferma Maria Teresa Chiarello — ma anche responsabi­lità politiche di Regione e Ausl che avrebbero dovuto vigilare e tutelare la salute degli ospiti».

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Le strutture per anziani hanno pagato un tributo pesante in termini di vittime e contagi
Sotto la lente Le strutture per anziani hanno pagato un tributo pesante in termini di vittime e contagi

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