La Regione: tamponi a tutti gli operatori dei centri estivi
«Ideologici e votati al proprio interesse personale». Così in un’intervista al Corriere di Bologna il presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi, Lamberto Montanari, ha definito i sindacati della scuola.
Susi Bagni, segretaria provinciale della Cgil Scuola, è così? È per questioni ideologiche che i bambini e i ragazzi non sono tornati sui banchi nella Fase 2?
«Non c’è stata nessuna spinta sindacale per non tornare a scuola, semplicemente perché sono stati mesi in cui la ministra Azzolina non ci ha mai convocati, le prime interlocuzioni ci sono state a maggio, non siamo stati mai coinvolti sulla Fase 2».
Sareste tornati a scuola, quindi, intanto che si riaprivano fabbriche, bar, parrucchieri, palestre?
«Abbiamo detto più volte che la Fase 2 doveva tener conto di diverse esigenze, quindi procedere a riaperture progressive delle attività come delle scuole. Bisognava procedere per piccoli passi paralleli, ma il premier Conte e la ministra non ci hanno mai coinvolti, a differenza di quanto è stato fatto, anche giustamente, con Confindustria e categorie economiche. Almeno a questo punto ragioniamo bene sulla Fase 3».
Eppure si apriranno i centri estivi con i privati, quando, anche solo per due settimane dalla fine dell’obbligo di didattica a distanza (in vigore fino al 14 giugno, ndr), si potevano impiegare almeno le maestre delle materne, pagate fino al 30 giugno.
«In questo momento mancano alcuni presupposti, come gli spazi e il personale. Se rimandiamo tutti i bambini dell’infanzia a scuola anche solo per due settimane, servono entrambe le cose. Ci vuole la volontà del governo per farlo, lo deve decidere la ministra che in questo momento parla solo di settembre. Se c’è questa intenzione, bisogna che gli enti locali facciano una mappatura delle scuole, ed eventualmente di altri posti, per garantire il rispetto della sicurezza sanitaria».
Didattica a distanza: sì, no, forse? All’inizio i sindacati hanno storto il naso (e non l’hanno nascosto), poi è stata fatta, anche se non tutti gli insegnanti l’hanno accettata.
«La dad ha rappresentato l’unico strumento per tenere agganciati gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. Se qualcuno, anche nei sindacati o tra i docenti, ha in mente un altro strumento che lo consenta, lo dica. In una situazione di emergenza la dad è stata l’unica scuola possibile. Ma noi a scuola ci vogliamo tornare in presenza da settembre, la dad non può che essere complementare, perché la necessità vera per gli studenti è la relazione, soprattutto per i bimbi più piccoli. Comunque i docenti finora hanno lavorato tutti, con la dad si sono messi molto in gioco e ci hanno messo moltissime energie, formandosi da soli e usando i propri mezzi».
L'han fatto proprio tutti?
«Sono stati pochi quelli che non hanno lavorato, pochissimi. Numeri risibili. E bisogna anche dire che le famiglie, in un momento così difficile per loro dal punto di vista organizzativo, hanno considerato la dad un contenitore soggettivo da piegare alle proprie esigenze: quando non le si è assecondate, sono nati malumori. Una situazione complessa per tutti».
Settembre è vicino. C’è preoccupazione?
«Soprattutto da parte dei presidi che non lamentano la mancanza di collaborazione di docenti e Ata, anzi, ma si troveranno nuove responsabilità e sono già preoccupati per le risorse. Quelle messe dal governo non bastano ovviamente. Serviranno molti spazi e molto personale, due cose che adesso la scuola non ha. Pensiamo solo agli Ata: abbiamo collaboratori unici su tre piani, come faranno a igienizzare da soli? Se non ci fossero stati tutti questi tagli negli anni, saremmo ripartiti con meno fatica. Bisogna metterci testa e soldi. Per quello scioperiamo l’8 giugno, per chiedere più personale, più spazi, più risorse».
Mascherine e banchi distanziati: avete preclusioni?
«Non siamo dei medici. Ognuno faccia il suo lavoro. Di sicuro non saremo noi a dire chi deve tenere la mascherina e come. Queste indicazioni spettano al comitato tecnico scientifico e quindi al ministero, noi ci atterremo a quelle».
”
Per riaprire le materne anche solo due settimane serve la volontà del governo e della ministra e poi servono più spazi e più personale