I visitatori entrano nei reparti Ma non in tutti gli ospedali
Ieri 19 positivi in più e 10 decessi (7 a Bologna). Viale: «Non c’è nessuna evidenza che il virus sia cambiato» Ingressi vietati nelle chirurgie del Sant’Orsola e al Rizzoli dove stanno lavorando a linee guida
Un via libera con mille precauzioni. Ma non per tutti. Gli ospedali, e le strutture sanitarie in generale, stanno tornando progressivamente alla normalità. E ora nei reparti si può tornare a visitare il parente o l’amico ricoverato. Ma non ovunque è così. Al Sant’Orsola, ad esempio, i vari reparti di Chirurgia sono ancora off limits. All’istituto ortopedico Rizzoli i visitatori sono banditi ancora in tutti i reparti, a parte qualche piccola eccezione, ma la direzione sanitaria sta lavorando a una sorta di regolamento.
Anche i dati di ieri confermano che l’epidemia da Covid-19 in Emilia-Romagna è molto sotto controllo: 19 i casi positivi nuovi (8 a Bologna), di cui 17 sono asintomatici, esito dell’attività di screening regionale e 10 i decessi, 7 dei quali nel territorio bolognese (4 in città) e secondo la Regione sono «riferiti non solo a ieri ma all’ultima settimana, casi per i quali si attendeva l’esito rispetto alla causa di morte da Covid-19». Numeri in calo che però non fanno abbassare la guardia. Neppure ora che c’è chi sostiene che «clinicamente il virus non c’è più», per citare le parole del primario del San Raffaele di Milano Angelo Zangrillo. «Sono molto dubbioso che sia cambiato il virus, non c’è evidenza scritta — sostiene il professor Pierluigi Viale, primario di Malattie infettive al Sant’Orsola — stiamo in allerta ancora un po’, e poi vediamo e non scordiamoci che abbiamo avuto più di 30.000 morti».
Negli ospedali che tentano di tornare alla normalità ora si comincia ad entrare. La Regione sta avviando una campagna di comunicazione con le regole da seguire nell’accesso e nella permanenza nelle strutture sanitarie. Dall’indossare la mascherina all’igienizzare le mani, dal rispetto del distanziamento fisico fino alla temperatura presa all’ingresso, oltre ad alcune informazioni richieste dagli operatori sullo stato di salute. Azioni che personale sanitario e volontari stanno già compiendo al Sant’Orsola e all’ospedale Maggiore grazie anche agli oltre 260 volontari arruolati dalla Fondazione
” Poggioli I pazienti lo sanno fin dall’entrata, lo facciamo per la loro protezione
” Jovine Con tutte le cautele del caso, un parente per volta può venire
Policlinico Sant’Orsola. Ci sono quattro check point al policlinico, ai padiglioni 2, 5 e 13 (Pediatria) e uno che si suddivide tra il 28 e l’11, e due nell’atrio del Maggiore, che funzionano da filtro per tutti coloro che entrano. «Da noi — spiega Elio Jovine, direttore della Chirurgia del Maggiore — entra un solo visitatore per ricoverato alla volta, con orari più ristretti e dopo un controllo fatto da un nostro check point all’ingresso del reparto. Ci deve ancora essere una certa rigidità».
Rigidità applicata alla lettera nelle Chirurgie del Sant’Orsola dove ancora i parenti non entrano. «I pazienti lo sanno fin da quando vengono convocati per il ricovero — spiega il primario Gilberto Poggioli —, lo facciamo per proteggerli». Al Rizzoli ancora stanno studiando le modalità per far entrare i visitatori: per ora nei reparti vanno singoli accompagnatori dei disabili o dei bambini, che devono fare anche il tampone prima di entrare. Per i parenti o gli amici le visite per ora possono aspettare.