I Carracci da Oscar
Il film di Giulia Giapponesi con Marco Riccomini nella selezione ufficiale del Fine Arts Film Festival
ICarracci alla conquista della California. Dopo i premi al Film Arte Festival di Berlino dell’anno scorso, il film «roadmentary» Carracci: la rivoluzione silenziosa diretto da Giulia Giapponesi è stato infatti inserito anche nella selezione ufficiale dell’ottava edizione del «Fine Arts Film Festival». Una manifestazione centrale nell’ambito dei film d’arte che si tiene a Venice Beach, in California, in quanto filiazione del Vica, il Venice Institute of Contemporary Art. Quest’anno, però, l’emergenza Covid 19 ha costretto anche il prestigioso festival americano a scegliere la strada della versione on line sul canale Vimeo, da lunedì 8 a domenica 14 giugno con 92 titoli internazionali in concorso.
Un festival che da anni raccoglie film da tutto il mondo dedicati a pittura, fotografia, scultura, performance-art, ad artisti ripresi dentro e fuori dai loro studi, a collezionisti, gallerie, musei, arte pubblica, spazi di arte alternativa e videoarte.
Il documentario bolognese, prodotto da Codalunga e sostenuto anche dal Fondo audiovisivo dell’Emilia-Romagna, racconta opere e vite dei fratelli Annibale e Agostino Carracci e del cugino Ludovico ed è stato realizzato proprio in occasione dei quattrocento anni dalla morte di quest’ultimo. Un film selezionato anche per l’edizione 2020 di
Doc in Tour, la rassegna itinerante di cinema documentario che la Regione conta di riproporre quanto prima nelle sale dell’Emilia-Romagna.
Solo pochi mesi fa un altro lavoro diretto dalla Giapponesi, il cortometraggio Il fagotto, era stato selezionato dal canadese «Vancouver International Women in Film Festival». In questo caso, al centro di un film che si presenta come un roadmovie, stanno soprattutto le dinamiche del lavoro di un gruppo visto che i
Carracci sono ritenuti il primo collettivo artistico della storia.
Oltre all’eredità lasciata dall’insieme delle opere dei tre che non furono solo pittori, dato che a Bologna nel 1852 i tre fondarono anche l’Accademia degli Incamminati, una bottega d’arte e di vita dove gli allievi imparavano a dedicarsi alla riproduzione del reale. Nel film il ruolo di guida è affidato al curatore d’arte Marco Riccòmini, con una partecipazione anche del padre Eugenio.
Un viaggio alla ricerca dei luoghi dove i Carracci o le loro opere sono approdati. Incontri in caffè, librerie, musei, palazzi e strade che finiscono per convergere su Bologna, dove i tre Carracci hanno lavorato insieme nella seconda metà del Cinquecento, a Palazzo Magnani e Palazzo Fava. Il film, l’estate scorsa proiettato anche in Piazza Maggiore, tocca poi i grandi musei del mondo, accompagnato dalle parole di Felsina Pittrice, Vite de’ pittori bolognesi, scritto da Carlo Cesare Malvasia nel 1678. Con Riccòmini alla ricerca di opere come la Piccola Macelleria, visibile al Kimbell Museum di Fort Worth in Texas, e la Grande Macelleria esposta alla Christ Church Gallery di Oxford, che con il Mangiafagioli alla Galleria Colonna di Roma testimoniano fin da subito, in maniera rivoluzionaria, il coraggio della pittura dal vero. Un film peraltro destinato ad avere anche un secondo capitolo, sempre con la regìa di Giulia Giapponesi e la guida dello stesso Riccòmini. Tra i progetti selezionati nell’ultimo bando regionale figura infatti anche Guercino. Uno su Cento, che si potrebbe vedere l’anno prossimo e sarà dedicato al pittore centese autodidatta Giovanni Francesco Barbieri, che si formò osservando proprio le opere di Ludovico Carracci.