La corsa a Palazzo, il derby Lepore-Aitini, gli outsider e i «migliori»
Il derby fra gli assessori Aitini e Lepore, la outsider La Torre e, ancora, il rettore Ubertini e l’ex ministro Galletti: tutti i nomi in corsa verso le Comunali 2021
La partita vera inizierà in autunno, dopo che la Festa dell’Unità (dal 27 agosto al 21 settembre) misurerà umori del popolo e appeal degli aspiranti candidati. Ma a un anno dalle elezioni, a Bologna strategie e posizionamenti sono già partiti. La strada maestra è quella di primarie di coalizione, dove i nomi più quotati sono quelli degli assessori Alberto Aitini e Matteo Lepore, insieme all’outsider Cathy La Torre. Più sfumata la strada di chi immagina soluzioni extra partito, sulla scia dei «migliori» suggeriti dagli industriali.
La partita vera inizierà in autunno, dopo che la Festa dell’Unità al Parco Nord (dal 27 agosto al 21 settembre, con le dovute soluzioni dell’era Covid) misurerà umori del popolo e appeal degli aspiranti candidati. Ma a un anno dalle Amministrative bolognesi strategie e posizionamenti sono iniziati. E anche se «è prematuro parlarne», ripetono i dirigenti del partito, la strada maestra è quella di primarie di coalizione per cui i protagonisti designati sono oggi tre: i golden boys della giunta Merola, Alberto Aitini e Matteo Lepore, e l’outsider Cathy La Torre, ex vendoliana e possibile anello di congiunzione con la sinistra in cerca d’autore.
C’è un’altra strada, che il sindaco Virginio Merola ha bocciato ieri sul Corriere di Bologna senza giri di parole. Quella di cercare un papa nero, un nome di valore fuori dai partiti. «In genere questi migliori chiedono di non abbassarsi a fare le primarie. AbDi biamo già dato», ha detto Merola. Due i principali profili che circolano all’interno del partito e nel mondo dell’associazionismo, soprattutto cattolico. L’ex ministro Gian Luca Galletti, che però un pedigree politico ce l’ha eccome. E il rettore Francesco Ubertini, che non ha una biografia di partito e potrebbe giocare appieno questo ruolo. «Potrebbe ambire a un futuro impegno pubblico. Ma non è detto sia a Bologna», suggeriscono sibillini dal partito.
È sulla primarie, dunque, che oggi si scommette. Anche perché la ritirata del coronavirus spinge ad archiviare l’ipotesi di bypassare le consultazioni affidando la scelta ai caminetti. E poi sono passati dieci anni dalle ultime primarie bolognesi. «Ho allenato una squadra di giovani capaci e competenti», ha rivendicato Merola a proposito della sua successione. Il riferimento è all’assessore alla Cultura Matteo Lepore, considerato il vero delfino del sindaco. L’altro nome dalle quotazioni alte è quello di Alberto Aitini, assessore alla Sicurezza che viene dalle truppe dei Giovani dem. Altri due assessori negli ultimi tempi spiccano «per attivismo», sottolineano da aree opposte del partito: Marco Lombardo (Lavoro) e Davide
Conte (Bilancio). Presto per dire se vorranno giocare in prima persona la partita della successione o se nasceranno ticket elettorali già alle primarie.
Visto che tutti danno per scontata la coalizione «ampia e inclusiva modello Bonaccini», si attende anche un profilo che punti a sinistra e all’universo dell’attivismo. C’è chi scommette su Elly Schlein, attuale vicepresidente di Viale Aldo Moro, alla guida di una lista Coraggiosa come quella delle Regionali. Ma lasciare la Regione dopo un anno di mandato potrebbe essere complicato. Dunque più facile puntare su Cathy La Torre, avvocata per i diritti civili, che non ha fatto mistero di ambire a un ritorno a Palazzo d’Accursio dalla porta principale.
certo il Pd punta sulla Festa dell’Unità come primo banco di prova di aspirazioni ed appeal dei nomi a bordo campo. Per questo la Federazione sta facendo gli straordinari per organizzare una kermesse al Parco Nord a misura di Covid19. «Speriamo solo che non ci impongano un contingentamento all’ingresso. Un conto sono i ristoranti, ma se dovessimo fermare le persone che arrivano sarebbe impossibile», sottolinea il responsabile della Festa, Lele Roveri. A breve arriverà il regolamento nazionale su sagre e feste, a metà mese quello relativo ai convegni, da cui dipendono i dibattiti. A cui il partito, a pochi mesi dal voto, non vuole rinunciare. «La Festa resta un palcoscenico politico per Bologna — sottolinea il coordinatore della segreteria dem, Matteo Meogrossi — troveremo comunque una soluzione per dibattiti e incontri, magari usando le videoproiezioni».
Le ultime quasi 10 anni fa, ora potrebbero tornare al posto dei caminetti della politica