Le imprese: fate partire i cantieri
Per il numero uno degli industriali la stima di 150mila nuovi disoccupati è purtroppo realistica. C’è preoccupazione per l’export L’appello alla politica del presidente di Confindustria Pietro Ferrari: l’Emilia può essere la prima a recuperare
Ripartenza, l’appello di Ferrari (Confindustria): sbloccare subito i cantieri e rimborsare le perdite delle aziende. L’export è a rischio ma l’Emilia-Romagna potrebbe risalire per prima.
La parola «lockdown» il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari, non la vuole nemmeno sentire. «Si chiama confinamento — sottolinea — , la lingua italiana rende molto meglio l’idea di che cosa è significato questo periodo per le nostre imprese». Vocata all’export, la locomotiva di Italia non affanna solo perché i mercati esteri stentano a ripartire ma rischia, «se non si faranno partire subito i cantieri», di dover far fronte allo spettro disoccupazione. Nonostante i timori, però, Ferrari resta pragmatico: «Come annunciano le previsioni Prometeia, il dinamismo dei nostri imprenditori ci porterà a crescere nel 2021 del 3,8% e a riagguantare la ripresa prima di altri».
Le riaperture di maggio hanno dato sollievo a imprese e lavoratori?
«Stiamo dimostrando che con la prevenzione e l’attenzione, spasmodica nelle fabbriche, non abbiamo avuto l’ondata di ritorno del virus che tutti temevano. Avendo una economia che dipende fortemente dall’estero, e molti Paesi non sono pienamente ripartiti, siamo una delle regioni che patirà di più il calo delle esportazioni».
Il crollo della produzione del 33,8% denunciato da Confindustria nazionale vale anche per l’Emilia-Romagna?
«Sì con qualche distinguo: se la previsione del calo del Pil per l’Italia oscilla fra il 9 e il 13%, noi ci dovremmo attestare intorno al 7%; un dato che pone le nostre performance in linea con la media europea».
Cosa la preoccupa di più?
«La previsione di perdita dell’export sul 2020, che per l’Emilia-Romagna è intorno ai 6 miliardi, e il rischio che aumenti la disoccupazione. Se è vero che l’1% di disoccupazione rappresenta in regione circa 20 mila senza lavoro, il timore è che quei 100/150 mila potenziali disoccupati di cui parla l’assessore Vincenzo Colla diventino realtà».
Non è più il momento, insomma, di dire che siamo i più bravi...
«Premesso che si può parlare di crescita solo davanti a un +2%, sembrano lontanissimi i tempi in cui eravamo contenti perché crescevamo dell’1% mentre gli altri si fermavano allo 0,3%. Calare oggi del 7% significa una caduta del prodotto interno lordo storica».
Le priorità?
«Finora il governo e la Regione hanno dovuto fungere da pronto soccorso necessario, dando sostegno alle classi più fragili. Parallelamente, le aziende hanno chiuso; per necessità. Sostenere che alcune piccole e medie imprese, dai bar fino agli artigiani, debbano avere dei rimborsi diretti, e non sotto forma di debito, non credo sia sbagliato visto che si sono sacrificate per il bene comune. Serve mettere subito le aziende nella condizione di riprendere il lavoro. Le aziende sono ripartite, ma non con la stessa velocità.
” Serve mettere subito le aziende nella condizione di riprendere il lavoro Anche con rimborsi diretti Si opera grazie agli ordini preCovid mentre i nuovi stentano ad arrivare
Si opera grazie agli ordini pre-Covid mentre i nuovi stentano ad arrivare».
Quali sono i settori più in sofferenza?
«Moda, automotive, parte della meccanica legata all’automotive e la ceramica. Bene tutti gli incentivi per biciclette e monopattini, ma quando si cammina al buio bisogna avere prudenza per non andare a sbattere. Siamo vicini ad un baratro e non possiamo più permetterci di non mettere a terra le disposizioni che vengono immaginate dal governo».
Qualche esempio?
«Il governo deve dare seguito con urgenza ai decreti attuativi. Le piccole e medie attività edilizie che rientrano nel cosiddetto Ecobonus 110% previsto dal decreto Rilancio devono poter mettere già dal primo luglio addetti nei cantieri per gli interventi sugli immobili. Va ridotta la disoccupazione per assicurare alle persone un reddito familiare, senza contare sull’assistenzialismo. Servono regole chiare: rimettere in moto le piccole attività servirà a far lavorare decine di migliaia di lavoratori e a fare da ponte per la ripresa dei mercati».
La ripresa del mercato interno potrebbe compensare l’export fermo?
«Sì, abbiamo bisogno di ripristinare un mercato interno legato ai lavori pubblici e alle grandi opere da troppi anni ferme. Poi, ne sono certo, saremo la prima regione a rimettersi in moto anche con le esportazioni».
Come?
«Con la volontà che ci ha sempre contraddistinto. Settembre sarà complicato, dovremo lavorare pancia a terra, insieme a istituzioni e sindacato, per togliere acqua dalla barca comune».