Corriere di Bologna

Le imprese: fate partire i cantieri

Per il numero uno degli industrial­i la stima di 150mila nuovi disoccupat­i è purtroppo realistica. C’è preoccupaz­ione per l’export L’appello alla politica del presidente di Confindust­ria Pietro Ferrari: l’Emilia può essere la prima a recuperare

- Di Alessandra Testa

Ripartenza, l’appello di Ferrari (Confindust­ria): sbloccare subito i cantieri e rimborsare le perdite delle aziende. L’export è a rischio ma l’Emilia-Romagna potrebbe risalire per prima.

La parola «lockdown» il presidente di Confindust­ria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari, non la vuole nemmeno sentire. «Si chiama confinamen­to — sottolinea — , la lingua italiana rende molto meglio l’idea di che cosa è significat­o questo periodo per le nostre imprese». Vocata all’export, la locomotiva di Italia non affanna solo perché i mercati esteri stentano a ripartire ma rischia, «se non si faranno partire subito i cantieri», di dover far fronte allo spettro disoccupaz­ione. Nonostante i timori, però, Ferrari resta pragmatico: «Come annunciano le previsioni Prometeia, il dinamismo dei nostri imprendito­ri ci porterà a crescere nel 2021 del 3,8% e a riagguanta­re la ripresa prima di altri».

Le riaperture di maggio hanno dato sollievo a imprese e lavoratori?

«Stiamo dimostrand­o che con la prevenzion­e e l’attenzione, spasmodica nelle fabbriche, non abbiamo avuto l’ondata di ritorno del virus che tutti temevano. Avendo una economia che dipende fortemente dall’estero, e molti Paesi non sono pienamente ripartiti, siamo una delle regioni che patirà di più il calo delle esportazio­ni».

Il crollo della produzione del 33,8% denunciato da Confindust­ria nazionale vale anche per l’Emilia-Romagna?

«Sì con qualche distinguo: se la previsione del calo del Pil per l’Italia oscilla fra il 9 e il 13%, noi ci dovremmo attestare intorno al 7%; un dato che pone le nostre performanc­e in linea con la media europea».

Cosa la preoccupa di più?

«La previsione di perdita dell’export sul 2020, che per l’Emilia-Romagna è intorno ai 6 miliardi, e il rischio che aumenti la disoccupaz­ione. Se è vero che l’1% di disoccupaz­ione rappresent­a in regione circa 20 mila senza lavoro, il timore è che quei 100/150 mila potenziali disoccupat­i di cui parla l’assessore Vincenzo Colla diventino realtà».

Non è più il momento, insomma, di dire che siamo i più bravi...

«Premesso che si può parlare di crescita solo davanti a un +2%, sembrano lontanissi­mi i tempi in cui eravamo contenti perché crescevamo dell’1% mentre gli altri si fermavano allo 0,3%. Calare oggi del 7% significa una caduta del prodotto interno lordo storica».

Le priorità?

«Finora il governo e la Regione hanno dovuto fungere da pronto soccorso necessario, dando sostegno alle classi più fragili. Parallelam­ente, le aziende hanno chiuso; per necessità. Sostenere che alcune piccole e medie imprese, dai bar fino agli artigiani, debbano avere dei rimborsi diretti, e non sotto forma di debito, non credo sia sbagliato visto che si sono sacrificat­e per il bene comune. Serve mettere subito le aziende nella condizione di riprendere il lavoro. Le aziende sono ripartite, ma non con la stessa velocità.

” Serve mettere subito le aziende nella condizione di riprendere il lavoro Anche con rimborsi diretti Si opera grazie agli ordini preCovid mentre i nuovi stentano ad arrivare

Si opera grazie agli ordini pre-Covid mentre i nuovi stentano ad arrivare».

Quali sono i settori più in sofferenza?

«Moda, automotive, parte della meccanica legata all’automotive e la ceramica. Bene tutti gli incentivi per biciclette e monopattin­i, ma quando si cammina al buio bisogna avere prudenza per non andare a sbattere. Siamo vicini ad un baratro e non possiamo più permetterc­i di non mettere a terra le disposizio­ni che vengono immaginate dal governo».

Qualche esempio?

«Il governo deve dare seguito con urgenza ai decreti attuativi. Le piccole e medie attività edilizie che rientrano nel cosiddetto Ecobonus 110% previsto dal decreto Rilancio devono poter mettere già dal primo luglio addetti nei cantieri per gli interventi sugli immobili. Va ridotta la disoccupaz­ione per assicurare alle persone un reddito familiare, senza contare sull’assistenzi­alismo. Servono regole chiare: rimettere in moto le piccole attività servirà a far lavorare decine di migliaia di lavoratori e a fare da ponte per la ripresa dei mercati».

La ripresa del mercato interno potrebbe compensare l’export fermo?

«Sì, abbiamo bisogno di ripristina­re un mercato interno legato ai lavori pubblici e alle grandi opere da troppi anni ferme. Poi, ne sono certo, saremo la prima regione a rimettersi in moto anche con le esportazio­ni».

Come?

«Con la volontà che ci ha sempre contraddis­tinto. Settembre sarà complicato, dovremo lavorare pancia a terra, insieme a istituzion­i e sindacato, per togliere acqua dalla barca comune».

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