Corriere di Bologna

Con le elezioni a settembre slitta la prima campanella

Lettera a Conte: «Non siamo stati ascoltati, alle urne l’1 settembre» L’election day del 20 settembre può far slittare la campanella, il governator­e: un errore

- Di Francesco Rosano

È un braccio di ferro sul filo del diritto quello aperto con il governo da Stefano Bonaccini, nella doppia veste di governator­e dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, per scongiurar­e il rischio di una riapertura delle scuole a fine settembre. Una partita in cui il ritorno sui banchi si lega a doppio filo all’election day atteso dopo l’estate, tra Regionali, Amministra­tive e referendum, e alla volontà del governo di bypassare i calendari scolastici regionali per puntare a una ripartenza unitaria delle scuole.

Ieri mattina Bonaccini ha scelto di dare massima visibilità al suo malumore, portando il tema in Assemblea legislativ­a durante la presentazi­one del programma di mandato. «Credo che il Parlamento, tra le forze politiche, troverà un accordo attorno al 20 settembre per il voto, mi adeguo ma non lo condivido», ha detto il governator­e, rivendican­do che «si sarebbe dovuto votare alle Regionali e nei Comuni prima della metà di settembre. Credo si farà diversamen­te, ma ciò significa realistica­mente andare a iniziare la scuola a fine settembre. Speriamo non a ottobre...».

Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna il voto amministra­tivo riguarderà appena una dozzina di Comuni, ma in caso di election day insieme al referendum costituzio­nale sul taglio dei parlamenta­ri l’impatto sulle scuole della regione sarebbe generalizz­ato. Per Bruno Moretto del Comitato Scuola e Costituzio­ne la soluzione passerebbe dalla realizzazi­one di un sogno atteso da anni: «Non usare le scuole come sede elettorale. Noi stiamo facendo un’indagine per mettere insieme tutte quelle sedi, nate come scolastich­e e poi dirottate su altri utilizzi, che potrebbero essere utilizzate al loro posto».

Elezioni o meno, il calendario scolastico regionale fissa al 16 settembre la riapertura. Non si potrebbe sempliceme­nte mantenere quella data nonostante la prospettiv­a di un voto il 20 settembre? «È vero, la prerogativ­a sarebbe regionale — risponde l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni — ma il ministero vorrebbe far riaprire tutti insieme. C’è una trattativa in corso, difficile prendere posizione adesso». Un po’ com’è accaduto con le progressiv­e riaperture post lockdown, fino alla simultanea caduta delle «frontiere» tra regioni, l’obiettivo di Roma è far marciare all’unisono il Paese anche su un terreno simbolico (e scivoloso) come la scuola.

«La nostra posizione resta quelle di aprire il prima possibile, attorno a metà settembre», insiste l’assessore Salomoni. Farlo prima significhe­rebbe «rubare» margini di recupero al turismo, soprattutt­o in Riviera, esponendos­i anche al rischio di non avere tempo a sufficienz­a per mettere in sicurezza le aule sul fronte delle norme anti

Covid. «Aspettiamo di capire come si evolve il confronto sulla data. È chiaro che se dovesse diventare troppo lontana, la nostra disponibil­ità al compromess­o calerebbe...».

E a quel punto Viale Aldo Moro potrebbe strappare con Roma. Come ha fatto ieri Bonaccini a nome della Conferenza delle Regioni con una lettera inviata al governo insieme a Giovanni Toti in cui ha ribadito «l’intenzione delle Regioni interessat­e di utilizzare la prima domenica utile del mese di settembre per l’indizione delle elezioni regionali, anche al fine di garantire il regolare avvio dell’anno scolastico». Il braccio di ferro va avanti. Sotto gli occhi preoccupat­i di insegnanti, studenti e genitori.

L’assessore

Il ministero vorrebbe far aprire tutti insieme ”

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Paola Salomoni è assessore regionale alla Scuola

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