Con le elezioni a settembre slitta la prima campanella
Lettera a Conte: «Non siamo stati ascoltati, alle urne l’1 settembre» L’election day del 20 settembre può far slittare la campanella, il governatore: un errore
È un braccio di ferro sul filo del diritto quello aperto con il governo da Stefano Bonaccini, nella doppia veste di governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, per scongiurare il rischio di una riapertura delle scuole a fine settembre. Una partita in cui il ritorno sui banchi si lega a doppio filo all’election day atteso dopo l’estate, tra Regionali, Amministrative e referendum, e alla volontà del governo di bypassare i calendari scolastici regionali per puntare a una ripartenza unitaria delle scuole.
Ieri mattina Bonaccini ha scelto di dare massima visibilità al suo malumore, portando il tema in Assemblea legislativa durante la presentazione del programma di mandato. «Credo che il Parlamento, tra le forze politiche, troverà un accordo attorno al 20 settembre per il voto, mi adeguo ma non lo condivido», ha detto il governatore, rivendicando che «si sarebbe dovuto votare alle Regionali e nei Comuni prima della metà di settembre. Credo si farà diversamente, ma ciò significa realisticamente andare a iniziare la scuola a fine settembre. Speriamo non a ottobre...».
Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna il voto amministrativo riguarderà appena una dozzina di Comuni, ma in caso di election day insieme al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari l’impatto sulle scuole della regione sarebbe generalizzato. Per Bruno Moretto del Comitato Scuola e Costituzione la soluzione passerebbe dalla realizzazione di un sogno atteso da anni: «Non usare le scuole come sede elettorale. Noi stiamo facendo un’indagine per mettere insieme tutte quelle sedi, nate come scolastiche e poi dirottate su altri utilizzi, che potrebbero essere utilizzate al loro posto».
Elezioni o meno, il calendario scolastico regionale fissa al 16 settembre la riapertura. Non si potrebbe semplicemente mantenere quella data nonostante la prospettiva di un voto il 20 settembre? «È vero, la prerogativa sarebbe regionale — risponde l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni — ma il ministero vorrebbe far riaprire tutti insieme. C’è una trattativa in corso, difficile prendere posizione adesso». Un po’ com’è accaduto con le progressive riaperture post lockdown, fino alla simultanea caduta delle «frontiere» tra regioni, l’obiettivo di Roma è far marciare all’unisono il Paese anche su un terreno simbolico (e scivoloso) come la scuola.
«La nostra posizione resta quelle di aprire il prima possibile, attorno a metà settembre», insiste l’assessore Salomoni. Farlo prima significherebbe «rubare» margini di recupero al turismo, soprattutto in Riviera, esponendosi anche al rischio di non avere tempo a sufficienza per mettere in sicurezza le aule sul fronte delle norme anti
Covid. «Aspettiamo di capire come si evolve il confronto sulla data. È chiaro che se dovesse diventare troppo lontana, la nostra disponibilità al compromesso calerebbe...».
E a quel punto Viale Aldo Moro potrebbe strappare con Roma. Come ha fatto ieri Bonaccini a nome della Conferenza delle Regioni con una lettera inviata al governo insieme a Giovanni Toti in cui ha ribadito «l’intenzione delle Regioni interessate di utilizzare la prima domenica utile del mese di settembre per l’indizione delle elezioni regionali, anche al fine di garantire il regolare avvio dell’anno scolastico». Il braccio di ferro va avanti. Sotto gli occhi preoccupati di insegnanti, studenti e genitori.
L’assessore
Il ministero vorrebbe far aprire tutti insieme ”