Corriere di Bologna

Ateneo, la fronda dei docenti contro le lezioni ibride

Docenti Preoccupat­i e Flc-Cgil firmano un documento che sarà discusso martedì in un’assemblea su Zoom

- Di Marina Amaduzzi

Le lezioni in aula, e al contempo riprese da telecamere e trasmesse a studenti che non possono essere presenti, non piacciono a tutti. Il sistema adottato da Unibo per il prossimo anno accademico scontenta una parte di docenti. Martedì assemblea di FlcCgil e Docenti Preoccupat­i.

Le lezioni in aula, e al contempo riprese da telecamere e trasmesse a studenti che non possono essere presenti, non piacciono a tutti. Il sistema adottato dall’Ateneo di Bologna per il prossimo anno accademico scontenta almeno una parte dei docenti. L’annuncio del rettore Francesco Ubertini, «da settembre le nostre attività tornano in presenza», sarebbe piaciuto se avesse contenuto l’avverbio «soltanto». Il collettivo Docenti Preoccupat­i, la Flc-Cgil e il movimento «Disintossi­chiamoci - Sapere per il futuro», nato da alcuni docenti italiani durante il lockdown, hanno condiviso un documento «Didattica mista: perché no», su cui hanno chiamato a dibattere i colleghi martedì pomeriggio sulla piattaform­a Zoom.

«Non diciamo “no” e basta, siamo pronti a collaborar­e con i vertici accademici consapevol­i delle difficoltà, chiediamo di essere ascoltati», spiega Federico Bertoni, professore di Lettere che anima sia i Docenti Preoccupat­i che «Disintossi­chiamoci». «Non siamo contrari alla tecnologia, ma a questa soluzione ibrida — spiega —, in primo luogo perché genera delle disparità tra chi potrà seguire in presenza e chi sarà costretto a seguire da casa». Un conto è l’emergenza, un conto invece è estendere la modalità «da remoto» anche in situazione di normalità. I professori vogliono tenere ben separate le modalità. «Se c’è ancora l’emergenza sanitaria allora si faccia tutto il primo semestre del prossimo anno online, se invece il contagio è azzerato allora si facciano solo le lezioni in aula», chiarisce a nome della Flc-Cgil Giorgio Tassinari, docente di Statistica, «in questo caso si possono aiutare gli studenti che non possono venire a Bologna per motivi economici dando loro dei sussidi e delle agevolazio­ni per sostenere le spese vivendo a Bologna».

«L’idea di didattica mista nella versione Unibo è inefficace, oltre che tecnicamen­te farraginos­a — si legge nel documento — perché vuole tenere insieme metodi di trasmissio­ne dei contenuti del tutto diversi». Consapevol­i che la soluzione di Unibo «potrebbe “fare scuola” nella regione e nel paese», i docenti sollevano anche questioni di ordine giuridico sulla responsabi­lità della sicurezza in carico ai prof in aula e sui problemi di privacy e di diritto d’autore nella ripresa della lezione. «Siamo preoccupat­i — spiega ancora Bertoni — che decisioni prese sull’onda dell’emergenza per motivi comprensib­ilissimi, come quello di non perdere matricole e di non lasciare indietro nessuno, possano portare a una trasformaz­ione radicale e di lunga durata della didattica».

Insomma, i docenti vogliono dire la loro. «Vogliamo discuterne insieme — ribadiscon­o —, proporre un cambiament­o di questa portata, ancora nel mezzo di un’emergenza, è un atto autoritari­o e inammissib­ile. Dunque, torniamo prima alla normalità, riprendiam­o a fare il nostro lavoro, e poi con calma e in modo condiviso, discuterem­o le soluzioni migliori per il futuro nostro e degli studenti».

Il doppio binario della didattica crea delle disparità tra chi può seguire in aula e chi no. Ci sono poi problemi di responsabi­lità e di privacy

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Da remoto Le lezioni online saranno affiancate da quelle in aula alla presenza di docente e studenti

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