Nantes, Ghent, Utrecht, Bristol Città «gemelle» a confronto
Anna Lisa Boni, segretario generale di Eurocities, aprirà i lavori
L’analisi di quattro città europee, di grandezza media, simile a quella di Bologna. Non per suggerire di replicare modelli di sviluppo, ma per capire come queste città si muovono, e si sono mosse negli ultimi anni, e quali saranno quindi i nuovi scenari sui quali anche Bologna dovrà collocarsi. È questo il senso della relazione di Anna Lisa Boni, bolognese di nascita ma da tempo europea di adozione, segretario generale di Eurocities, associazione di circa 200 comuni di 39 paesi europei, che interviene in video stasera alla prima sessione di «Bologna al futuro». «Come bolognese, dico che Bologna ha tutti gli ingredienti, le persone, i valori per ripartire e ricostruire un futuro positivo per i suoi cittadini», è la sua convinzione.
La pandemia è solo l’ultima delle crisi che le città si trovamuoversi no a gestire. La crescita delle ineguaglianze e della povertà, la sfida per una gestione corretta e inclusiva della tecnologia, la crisi legata al tema della governance e della democrazia sono alcuni problemi ricordati da Boni, sui quali si trova quella che lei definisce «la madre di tutte le sfide, quella ambientale». «E in particolare — precisa — la capacità delle città di raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050». Perché «penso che sarà proprio attraverso le città che il Green Deal dell’UE potrà diventare realtà», posto che questa sia «la strategia di ripresa economica e sociale del futuro». «Il piano presentato dalla von der leyen e da Gentiloni sulla ripresa con lo strumento next generation UE e la resilience facility si basa proprio su questa linea di pensiero — spiega —. È l’asse principale di tutti i fondi che arriveranno dal recovery plan (chiaramente insieme alle priorità della trasformazione digitale e il pilastro sociale), quindi a mio parere Bologna deve iniziare a in maniera più radicale in quella direzione adesso se intende lavorare su un futuro che sia positivo per le generazioni di oggi e di domani, e fra l’altro se intende beneficiare di questo nuovo pacchetto che presto arriverà anche nel nostro paese. È un’opportunità per realizzare il Patto per il clima di Bologna, insieme a quello dell’Emilia-Romagna».
Boni esamina quattro città, attive negli ultimi anni sul tema dell’innovazione: la francese Nantes, Ghent nelle Fiandre (Belgio), l’olandese Utrecht e Bristol nel Regno Unito. «Dalle città — spiega — possiamo ricostruire una nuova Europa, migliore di quella di oggi che tanti criticano e addirittura odiano, partendo dalla co-costruzione di politiche e programmi che avranno molto più senso quando arriveranno sui territori. Le città possono renderli efficaci, concreti, convincenti per i cittadini. Per tutti questi motivi penso che parlare di Europa e di città quando si riflette al futuro di Bologna sia molto importante. L’Europa sopravviverà se le cittadine e i cittadini troveranno “conveniente” quello che fa e se il livello più vicino ai cittadini, i Comuni e le Città metropolitane, saranno riconosciuti dall’Europa come anelli fondamentali per tradurre in interventi le strategie e le politiche approvate dall’Unione. Incluso il Recovery plan, oggi».