«Un tessuto di organismi cognitivi»
Sta nella storia, e nella geografica, il segreto del successo di Bologna come «città cognitiva». Una vocazione che, secondo il professor Franco Farinelli, il capoluogo emiliano deve seguire anche oggi. Soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello determinato dall’emergenza coronavirus. Due secoli fa immaginando la nascita dell’Istituto delle Scienze, ricorda Farinelli alla tre giorni «Bologna al futuro» organizzata da Romano Prodi, lo scienziato Luigi Ferdinando Marsilia sottolineò che Bologna («città piccola senza grandi risorse») doveva continuare a fare «ciò che aveva sempre fatto, ovvero produrre informazione specializzata». Una vocazione che le derivava dalla sua origine. «Quando i Romani si affacciarono per la prima volta a guardare la Pianura padana non avevano mai incontrato uno spazio così vasto e sfuggente. La soluzione — spiega il docente dell’Alma mater — fu una città che era quella romana, ma che d’altra parte si adattava a nuove convenzioni, che andava da Rimini a Piacenza lungo un unico decumano». Un esempio di programmazione che fece di tutte le città emiliane allineate lungo la via Emilia «degli organismi cognitivi. Un ventaglio di città che era molto attento a non convogliare mai flussi che privilegiassero una città piuttosto che un’altra». È solo con la caduta dell’Impero romano «emerge Bologna», sottolinea Farinelli, seguendo la sua vocazione per le scienze. E anche di fronte alla crisi di oggi «la risposta altro non può essere che quella del rilancio nell’ambito delle scienze cognitive».