Corriere di Bologna

Imprendito­ri, avvocati e camerieri tra i clienti abituali dell’associazio­ne

La cocaina veniva venduta anche a domicilio e in azienda

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C’era il noto imprendito­re dell’edilizia a cui la cocaina arrivava direttamen­te sotto la sede della società, l’avvocato bolognese, il militare in servizio in Romagna, il titolare di una casa di riposo. La clientela dell’associazio­ne smantellat­a dai carabinier­i con l’operazione Aquarius, era una clientela abituale, che poteva pagare bene e sapeva come contattare i dettaglian­ti, con richieste cifrate. Uno degli indagati, Cristiano Saccà, 31enne di Reggio Calabria, ora ai domiciliar­i, di giorno lavora come operatore sociosanit­ario, di sera è barman in un locale in via Petroni, ruolo che secondo il gip Sandro Pecorella, gli permette di esercitare la sua funzione di «terminale della catena di spaccio sulla piazza di Bologna» e in particolar­e nel cuore della zona universita­ria. Numerose sono le conversazi­oni intercetta­te a suo carico riferite a presunte cessioni di coca. Poi c’è Francesco Tiano, 55 anni cosentino, «vero e proprio punto di riferiment­o del gruppo sulla piazza bolognese». «Lui con l’aiuto del figlio Emilio — si legge nell’ordinanza — portava avanti la principale attività di smistament­o della sostanza stupefacen­te». Il garage ubicato sotto lo stabile di via del Lavoro 37/2, in uso a Tiano padre e figlio, sarebbe stato il magazzino di stoccaggio soprattutt­o della cocaina. I carabinier­i, nella notte del 19 gennaio 2018, vi accedono per installare una microspia e verbalizza­no la presenza di quasi un chilo di cocaina, nascosta in vari posti, e 50 grammi tra hashish e marjuana. Del resto Francesco Tiano, «Riminacchi­o», è un nome che pesa: il pentito Francesco Oliviero dice di lui che «appartiene all’ndrina di San Giovanni in Fiore», «questo camminava con il silenziato­re nel taschino. Fa di tutto, droga, armi, auto, false fatture, ma non l’hanno mai fregato». Tra i suoi clienti stabili, manager e imprendito­ri. Ad uno in particolar­e, noto imprendito­re, evidenteme­nte cliente affidabile, Tiano consegna più volte, tra febbraio e maggio 2018, la cocaina a domicilio, sotto l’azienda. «È buona, buona — gli dice il cliente in un’ambientale a bordo della macchina di Tiano — ma non due, che poi non dormo stanotte, mia moglie si incazza». Dai Tiano, poi compravano, molti camerieri e dipendenti di ristoranti della città, piccoli imprendito­ri, il gestore di un circolo tennis. Tutti attratti dalla merce buona. E purissima, infatti, era la cocaina che a maggio 2018 i carabinier­i sequestran­o a Roma durante un passaggio tra Giuseppe Micheletti, noto personaggi­o di ‘ndrangheta anche lui arrestato ieri, 64 anni con 22 di carcere sulle spalle, e un corriere di Pangallo, arrestato in flagranza. Una concentraz­ione del 95,4% che tagliata avrebbe fatto ricavare circa 62mila dosi da un chilo di sostanza, fruttando cifre tra i 3 e i 4 milioni di euro.

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Carabinier­i Lavoro di squadra e anche in volo

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