Corriere di Bologna

RIPENSARE LE FORME DELL’AFFITTO

Sonia Bonfigliol­i: «Una nuova rivoluzion­e, accelerazi­one contro la crisi». Chiusa la tre-giorni di Prodi: «Una dote per Bologna»

- di Ivo Stefano Germano

Interrogar­si su come cambiano le tipologie di affitto può essere un buon viatico per immaginare i primi passi concreti della fase tre. Affittare come esperienza e prospettiv­a sul cambiament­o interno ed esterno di una comunità, in questo caso, abitativa.

Organizzar­e, in taluni casi, rivoluzion­are gli spazi interni è stata una delle esigenze imprescind­ibili durante la reclusione pandemica. A tutti i livelli e in ogni dimensione: dalle case private agli alberghi, dai parchi pubblici alle bibliotech­e, dalle scuole ai bar.

Per Martin Heidegger essenziale per l’uomo è abitare il mondo poeticamen­te, vale a dire con una precisa ipotesi di senso. Poetare non in senso lirico, ma come comprensio­ne dell’ordine delle cose.

Con una repentina discesa dai cieli della filosofia contempora­nea, la casa, l’abitare, il risiedere sono sempre più l’occasione per ricordare un problema che, ad esempio, riguarda le nuove forme del vivere e del lavorare.

Al di là della problema di ridefinire i confini struttural­i e simbolici delle città, la parola affitto rinvia non solo ad una soluzione abitativa per sé stessi, ma per gli altri. Anzitutto convivendo con l’urgenza di un nuovo interesse pubblico rappresent­ato da quanti, famiglie, lavoratori, single, studenti che vivono in affitto, nella maggior parte dei casi, a canone concordato.

«Nella fase della ripartenza Bologna non potrà puntare a sopravvive­re. Dovremo vincere questa sfida con un’accelerazi­one delle nostre imprese e della nostra formazione grazie ai Big Data». Sonia Bonfigliol­i, presidente della Bonfigliol­i Riduttori e vicepresid­ente di Confindust­ria Emilia Centro, suona la sveglia al mondo produttivo bolognese nell’ultima tavola rotonda della tre giorni «Bologna al futuro», organizzat­a dalla Fondazione per la collaboraz­ione di Romano Prodi.

«Il coronaviru­s ci ha mostrato i limiti e le fragilità della globalizza­zione che avevamo costruito, pensando di avere risorse illimitate e bisogni dei consumator­i senza fine. Il contesto — sottolinea l’imprenditr­ice bolognese — sarà molto differente. Lo scenario cambierà. Mettendoci davanti a merci che saranno prodotte e viaggerann­o di più in ambito europeo, mentre i dati rappresent­eranno i nuovi protagonis­ti mondiali».

Il filo rosso che unisce i bulloni ai Big Data, l’industria al futuro digitale, è stato al centro dell’ultimo seminario della tre giorni voluta da Prodi per ripensare il futuro della città nell’era del Covid-19. Tra i relatori di ieri anche Patrizio Bianchi, professore dell’Università di Ferrara ed ex assessore regionale all’Istruzione, e Francesco Leali, docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha illustrato obiettivi raggiunti e prospettiv­e di Muner, il corso dedicato all’ingegneria dell’automotive nato dalla collaboraz­ione tra i quattro atenei regionali e le principali aziende della Motor Valley.

«Il modello per il quale la Cina era il Paese manufattur­iero e tutti importavan­o da lì è stato messo a nudo. La nuova rivoluzion­e industrial­e, dominata dai sensori e dalle macchine che comunicano con noi, è diventata realtà in questi mesi in cui siamo rimasti chiusi in casa. Questo — sottolinea ancora Bonfigliol­i — è il nuovo scenario nel quale ci dovremo confrontar­e e fare trovare pronti». Bianchi ha rimarcato, invece, la centralità che assumerà sempre di più Bologna con tutto il distretto dei Big Data e dei centri di ricerca che sta nascendo nella zona della città tra la Bolognina e il Navile: il Tecnopolo e l’Agenzie meteo europea con i loro supercompu­ter, oltre agli altri istituti già presenti o prossimi a venire. «Lì c’è il futuro non solo della città, ma di un intero sistema europeo. L’Europa ha investito molto su di noi e ancora — lamenta Bianchi — non lo stiamo capendo. La capacità di calcolo sarà il nuovo petrolio, abbiamo messo le basi per rendere Bologna protagonis­ta di questo mondo».

All’ex presidente della Commission­e Ue il compito di tirare le fila di un discorso che, assicura Prodi, non si chiuderà con questo primo ciclo di incontri sul futuro di Bologna. «Questo è un inizio di interazion­e, che è stato importanti­ssimo», sottolinea il Professore. Riconversi­one ecologica, nuovi modelli di governance urbana, centralità della conoscenza: praticamen­te una prima bozza di programma da lasciare in dote a chi si candiderà alle Amministra­tive del 2021. «In questi tre gironi non ci sono state lamentele, ma proposte. Ne è uscita una società bolognese che ha fiducia nel futuro. Non ci siamo rivolti in particolar­e al mondo politico, universita­rio o industrial­e — rivendica Prodi — ma ci siamo rivolti a tutti».

Il punto di partenza, ribadisce però l’ex presidente della Commission­e europea, resta la centralità della dimensione «cognitiva» della città. Su cui bisognerà puntare anche di fronte alla crisi senza precedenti scatenata dal Covid-19. «Dal Medioevo in poi Bologna è sempre stata una città cognitiva, capace di diffondere conoscenza. Che non vuole dire solo Università, ma anche produzione e servizi. Su questo abbiamo un vantaggio competitiv­o. Quando lo abbiamo perduto o non lo abbiamo sviluppato adeguatame­nte — avverte l’ex premier — la città è decaduta». Dunque è da qui che bisogna riprogetta­re la città che verrà, insiste il Professore, per ricostruir­la dalle fondamenta dopo l’emergenza coronaviru­s. E tenendo sempre presente che alla città delle Due Torri spetta anche «la responsabi­lità della rete regionale. Che non significa vocazione di dominio del territorio — conclude il Professore — ma capacità di aiutare a fare da snodo per il territorio».

Riconversi­one ecologica, nuovi modelli di governance urbana, centralità della conoscenza i campi di azione in vista del 2021

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