RIPENSARE LE FORME DELL’AFFITTO
Sonia Bonfiglioli: «Una nuova rivoluzione, accelerazione contro la crisi». Chiusa la tre-giorni di Prodi: «Una dote per Bologna»
Interrogarsi su come cambiano le tipologie di affitto può essere un buon viatico per immaginare i primi passi concreti della fase tre. Affittare come esperienza e prospettiva sul cambiamento interno ed esterno di una comunità, in questo caso, abitativa.
Organizzare, in taluni casi, rivoluzionare gli spazi interni è stata una delle esigenze imprescindibili durante la reclusione pandemica. A tutti i livelli e in ogni dimensione: dalle case private agli alberghi, dai parchi pubblici alle biblioteche, dalle scuole ai bar.
Per Martin Heidegger essenziale per l’uomo è abitare il mondo poeticamente, vale a dire con una precisa ipotesi di senso. Poetare non in senso lirico, ma come comprensione dell’ordine delle cose.
Con una repentina discesa dai cieli della filosofia contemporanea, la casa, l’abitare, il risiedere sono sempre più l’occasione per ricordare un problema che, ad esempio, riguarda le nuove forme del vivere e del lavorare.
Al di là della problema di ridefinire i confini strutturali e simbolici delle città, la parola affitto rinvia non solo ad una soluzione abitativa per sé stessi, ma per gli altri. Anzitutto convivendo con l’urgenza di un nuovo interesse pubblico rappresentato da quanti, famiglie, lavoratori, single, studenti che vivono in affitto, nella maggior parte dei casi, a canone concordato.
«Nella fase della ripartenza Bologna non potrà puntare a sopravvivere. Dovremo vincere questa sfida con un’accelerazione delle nostre imprese e della nostra formazione grazie ai Big Data». Sonia Bonfiglioli, presidente della Bonfiglioli Riduttori e vicepresidente di Confindustria Emilia Centro, suona la sveglia al mondo produttivo bolognese nell’ultima tavola rotonda della tre giorni «Bologna al futuro», organizzata dalla Fondazione per la collaborazione di Romano Prodi.
«Il coronavirus ci ha mostrato i limiti e le fragilità della globalizzazione che avevamo costruito, pensando di avere risorse illimitate e bisogni dei consumatori senza fine. Il contesto — sottolinea l’imprenditrice bolognese — sarà molto differente. Lo scenario cambierà. Mettendoci davanti a merci che saranno prodotte e viaggeranno di più in ambito europeo, mentre i dati rappresenteranno i nuovi protagonisti mondiali».
Il filo rosso che unisce i bulloni ai Big Data, l’industria al futuro digitale, è stato al centro dell’ultimo seminario della tre giorni voluta da Prodi per ripensare il futuro della città nell’era del Covid-19. Tra i relatori di ieri anche Patrizio Bianchi, professore dell’Università di Ferrara ed ex assessore regionale all’Istruzione, e Francesco Leali, docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha illustrato obiettivi raggiunti e prospettive di Muner, il corso dedicato all’ingegneria dell’automotive nato dalla collaborazione tra i quattro atenei regionali e le principali aziende della Motor Valley.
«Il modello per il quale la Cina era il Paese manufatturiero e tutti importavano da lì è stato messo a nudo. La nuova rivoluzione industriale, dominata dai sensori e dalle macchine che comunicano con noi, è diventata realtà in questi mesi in cui siamo rimasti chiusi in casa. Questo — sottolinea ancora Bonfiglioli — è il nuovo scenario nel quale ci dovremo confrontare e fare trovare pronti». Bianchi ha rimarcato, invece, la centralità che assumerà sempre di più Bologna con tutto il distretto dei Big Data e dei centri di ricerca che sta nascendo nella zona della città tra la Bolognina e il Navile: il Tecnopolo e l’Agenzie meteo europea con i loro supercomputer, oltre agli altri istituti già presenti o prossimi a venire. «Lì c’è il futuro non solo della città, ma di un intero sistema europeo. L’Europa ha investito molto su di noi e ancora — lamenta Bianchi — non lo stiamo capendo. La capacità di calcolo sarà il nuovo petrolio, abbiamo messo le basi per rendere Bologna protagonista di questo mondo».
All’ex presidente della Commissione Ue il compito di tirare le fila di un discorso che, assicura Prodi, non si chiuderà con questo primo ciclo di incontri sul futuro di Bologna. «Questo è un inizio di interazione, che è stato importantissimo», sottolinea il Professore. Riconversione ecologica, nuovi modelli di governance urbana, centralità della conoscenza: praticamente una prima bozza di programma da lasciare in dote a chi si candiderà alle Amministrative del 2021. «In questi tre gironi non ci sono state lamentele, ma proposte. Ne è uscita una società bolognese che ha fiducia nel futuro. Non ci siamo rivolti in particolare al mondo politico, universitario o industriale — rivendica Prodi — ma ci siamo rivolti a tutti».
Il punto di partenza, ribadisce però l’ex presidente della Commissione europea, resta la centralità della dimensione «cognitiva» della città. Su cui bisognerà puntare anche di fronte alla crisi senza precedenti scatenata dal Covid-19. «Dal Medioevo in poi Bologna è sempre stata una città cognitiva, capace di diffondere conoscenza. Che non vuole dire solo Università, ma anche produzione e servizi. Su questo abbiamo un vantaggio competitivo. Quando lo abbiamo perduto o non lo abbiamo sviluppato adeguatamente — avverte l’ex premier — la città è decaduta». Dunque è da qui che bisogna riprogettare la città che verrà, insiste il Professore, per ricostruirla dalle fondamenta dopo l’emergenza coronavirus. E tenendo sempre presente che alla città delle Due Torri spetta anche «la responsabilità della rete regionale. Che non significa vocazione di dominio del territorio — conclude il Professore — ma capacità di aiutare a fare da snodo per il territorio».
Riconversione ecologica, nuovi modelli di governance urbana, centralità della conoscenza i campi di azione in vista del 2021