Da Cattelan a Ontani Alla galleria Astuni da domani la collettiva «Vado al Massimo. Cronache dall’Italia postmoderna»
«Brillanti, frizzanti, coraggiosi». Gli anni Ottanta. Li ricorda e li definisce così Enrico Astuni, gallerista che in quel decennio avviò la sua carriera. Domani ripropone artisti, opere e atmosfera di quel periodo con una collettiva dal titolo «Vado al Massimo. Cronache dall’Italia postmoderna», copertina, soprattutto musicale, dell’epoca. «Abbiamo invitato anche Vasco, ma chissà». Alla prima vernice in tempo di covid arriveranno sicuramente alcuni dei 18 artisti selezionati da Astuni insieme al curatore Luca Beatrice, «vulcanico e pieno di idee e suggestioni come sempre. Siamo partiti da un centinaio di artisti fino ad arrivare a quelli che vedi qui», dice mentre va avanti l’allestimento delle opere.
«Sessanta in tutto, metà delle quali mie e l’altra metà recuperata, faticosamente, dai vari collezionisti». Nomi che hanno fatto la storia dell’arte italiana subito dopo gli anni di piombo. Anche quella degli Ottanta fu una ripartenza, come questa post coronavirus. Dopo l’impegno precedente tutto allora sembrava leggero e futile, inferiore al passato. «Succede sempre così, fra 30 anni rivaluteremo anche questi nostri anni Dieci». La transavanguardia italiana invece si fece subito strada con successo, nel 1980 a Venezia, la Biennale d’arte inaugura finalmente una sezione dedicata ai giovani artisti. Ad «Aperto 80», curata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeeman, il primo palcoscenico internazionale per i giovani che hanno riscoperto la pittura. E da qui ripartono Beatrice e Astuni proponendo lavori di 18 figure centrali che operarono fino alla caduta del Muro di Berlino, momento in cui si ferma la mostra.
La grande e bianca sala della Galleria è stata spezzata all’ingresso da una struttura a più facce con le prime opere di Missoni con un manichino e un arazzo, quindi la fiorentina Daniela De Lorenzo e lo sguardo passa su due importanti lavori di Mimmo Paladino.
A seguire il fondale di Maurizio Cattelan che esordì a Bologna alla Neon di via Solferino con piccole prime quasi inedite soluzioni concettuali, in esposizione «Chissà se arriverà anche lui, da qui è già passato e poi sparito come sempre». Dalla parte opposta della struttura Luigi Ontani, col suo sguardo verso l’Oriente: un grande quadro, un letto matrimoniale e all’esterno una scultura. Lì si apre lo spazio e sulle pareti si susseguono opere e artisti. Dialogano affiancati Francesco Clemente e Gino De Dominicis, dalla parte opposta tre disegni ‘bolidisti’ di Iosa Ghini, all’epoca affascinato anche dal fumetto insieme ad altri compagni di viaggio ‘contaminatori disciplinari’.
Imponente il quadro di Salvo dal titolo «Cinema». E’ appesa in alto la serie dei sultani turchi di Aldo Mondino e sotto di lui i bolognesi Cuoghi Corsello, con i giovani lavori su carta, ma anche una installazione con tanto di generatore. Opere in cartapesta giocosa per Stefano Arienti, ancora design e architettura nei lavori di Riccardo Dalisi. C’è la Transavanguardia, ma c’è anche la Nuova scuola romana con Nunzio.
Le tante ‘voci’ di quel segno Ottanta. Antonio Trotta riempie la scultura di citazioni colte e letterarie, Alighiero Boetti che si scosta dall’arte Povera e non poteva mancare Giulio Paolini. Un’esposizione chiara e rigorosa che s’insinua anche negli altri ambienti della galleria: lo studio di Astuni, la grande ospitale cucina, l’ufficio. Altre opere, con la sorpresa di tre famosi scatti dell’epoca di Oliviero Toscani. La moda con i Missoni (dopo le opere all’ingresso, in cucina uno dei famosi maglioni) e la pubblicità con il fotografo milanese: un bel pezzo degli Ottanta. Di un’Italia che riletta oggi fu piuttosto ‘dinamica’.
«Attenzione però: la nostra nonè un’operazione revival né la nostalgia per un sapore vintage, perché quella stessa voglia di libertà non è invecchiata neanche un po’» scrive Luca Beatrice. Esposizione luminosa e piena di energia per uscire dalla cupezza della pandemia. Domani mattina l’apertura al pubblico alle 10 in via Iacopo Barozzi 3 con gel, mascherina e uno spruzzo di sanificazione per ogni visitatore, «abbiamo preso una macchina apposta». Quasi una performance. Pausa pranzo, nuova apertura alle 16 e poi alle 18 buffet marittimo con grigliata di pesce all’esterno. Un’altra ripartenza