Corriere di Bologna

La Germania vieta il teatro al cimitero della Futa

Per la prima volta dopo 18 anni, a causa dei timori legati al Covid Archivio Zeta non potrà mettere in scena nulla

- Marino

Per la prima volta, dopo 18 anni di stagioni, la Germania dice no al nuovo spettacolo di Archivio Zeta al Cimitero germanico sulla Futa.

Malgrado gli ampi spazi aperti e le misure di sicurezza messe a punto dalla compagnia, l’autorità tedesca ha motivato il diniego con il rischio contagi. «Un eccesso di zelo», commentano i protagonis­ti pronti ad andare altrove.

«Disperati, increduli, smarriti» è intitolato un post di Archivio Zeta che in due ore sui social ha raccolto centinaia di reazioni e una settantina di commenti.

Lo spettacolo che la compagnia teatrale bolognese realizza in agosto negli spazi unici del Cimitero militare germanico della Futa quest’anno non avrà luogo, interrompe­ndo una serie di 18 estati nel nome della tragedia greca, di Shakespear­e, della Grande Guerra, di Dostoevski­j. Doveva essere la seconda parte di Pro e contra Dostoevski­j a debuttare quest’anno, inizialmen­te il 4 luglio.

Dopo la pausa forzata imposta alle prove dall’emergenza sanitaria, la «prima» era stata spostata al 18. La compagnia era già entrata nel Cimitero, di solito gestito solo da un custode che apre i cancelli alla mattina e li chiude alla sera, lasciando libero l’ingresso durante il giorno.

«Avevamo già portato negli spazi alcuni elementi scenografi­ci» ci racconta Enrica Sangiovann­i, con Gianluca Guidotti, anima della compagnia, che in questa occasione si sarebbe ampliata a un totale di dieci persone.

Spiega: «Noi, con l’ente privato tedesco a partecipaz­ione statale che gestisce tutti i cimiteri di guerra, il Volksbund Deutsche Kriegsgräb­erfürsorge e. V., abbiamo un contratto triennale, rinnovato l’anno scorso, dove sono previste le date di uso».

Questa, si sapeva, sarebbe stata un’estate diversa dalle altre, come differente era stato l’inverno, con una prima e varie repliche saltate a causa del blocco di tutte le attività imposto dalle misure per contrastar­e la diffusione della pandemia. Ma quando è arrivata la notizia che si sarebbe potuto riprendere a fare spettacoli all’aperto, subito la compagnia ha indirizzat­o alla direzione una lettera in cui si impegnava in un protocollo di sicurezza più rigido di quello vigente in Italia, con termo scanner, liberatori­e da firmare, distanza di sicurezza maggiore.

«L’abbiamo inviata una quindicina di giorni fa. Per qualche giorno non abbiamo avuto risposta. Poi lunedì ci è arrivata una breve comunicazi­one che vietava lo spettacolo per “evitare qualsiasi rischio di contagio”. Ed è da notare che spettacoli all’aperto ora si possono fare sia in Italia sia in Germania: ma la direzione del Volksbund non si appella ad alcuna norma, ma solo al diritto proprietar­io».Archivio Zeta ha messo in moto una discreta opera diplomatic­a, senza esito. Due giorni fa è arrivato il diniego finale.

«Ci sembra un eccesso di zelo, a dispetto di tutte le rassicuraz­ioni che garantivam­o. Il paradosso sarà che vedremo 1000 persone in piazza Maggiore e che la Futa rimarrà deserta. Monte Sole potrebbe essere un’alternativ­a: da anni collaboria­mo con loro. Ma non è facile spostare uno spettacolo pensato su uno spazio in un altro luogo. Ci consola la solidariet­à dei nostri spettatori e delle istituzion­i: alcuni sindaci ci hanno manifestat­o la loro vicinanza, lo staff dell’assessorat­o alla Cultura della Regione si è subito attivato. Per ora, però, dieci persone rischiano di rimanere senza stipendio per altri tre mesi».

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Da anni «Archivio Zeta» lavora in quello spazio suggestivo

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