Corriere di Bologna

Merola e «i semplici bastardi» Identikit dei futuri candidati

Il messaggio a chi, fuori e dentro il Pd, pensa a candidati paracaduta­ti No a «uomini soli» e a «populisti di sinistra». Sì a decisioni «controcorr­ente»

- Rosano

L’idea del candidato solo al comando «è sbagliata». Serve «una squadra, capace di dare più potere ai giovani e alle donne». Il sindaco Virginio Merola torna a parlare delle Amministra­tive 2021 e indica errori da evitare e percorsi da seguire. No ad «annunci social e populismo becero, anche se di sinistra», bisogna puntare su «una coalizione dei semplici, “bastardi” fuori dai giri». Nessun riferiment­o diretto alle primarie. Proprio nel momento in cui , mentre a bordo campo si scaldano assessori come Matteo Lepore, Alberto Aitini e Marco Lombardo, nel Pd torna a farsi strada la voglia di una soluzione unitaria.

«Per me è sbagliata l’idea del candidato/a solo al comando. Mi pare che l’Italia abbia già dato. Serve una squadra, capace di dare più potere ai giovani e alle donne». Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, torna sul tema delle Amministra­tive 2021 e della sua succession­e. Consapevol­e del fatto che, anche se manca ancora un anno al voto bolognese, le prossime settimane saranno determinan­ti per tracciare il percorso su cui si incanalerà la strada del Pd e del centrosini­stra. «Credo che Bologna abbia bisogno di una coalizione dei semplici — avverte il primo cittadino in un intervento pubblicato da Cantiere Bologna — bastardi fuori dai giri e dai soliti veti».

Un messaggio a chi, dentro e fuori il Pd, spera forse di spingere per il 2021 eventuali candidatur­e «paracaduta­te» rispetto a quelle dei giovani amministra­tori dem che circolano da settimane (Matteo Lepore, Alberto Aitini e Marco Lombardo, solo per citare il tridente più accreditat­o). Ma anche un invito, a leggere bene tra le righe, a evitare guerre intestine nel Pd considerat­a la situazione straordina­ria in cui lo tsunami coronaviru­s ha messo Bologna insieme al resto del mondo. Perché alle elezioni si arriverà «provati dall’emergenza sanitaria e con un autunno che si preannunci­a difficile per le prospettiv­e di lavoro e occupazion­e. La mia giunta — sottolinea Merola — dovrà governare fino all’ultimo giorno possibile, fuori dall’ordinaria amministra­zione, affrontand­o scelte che in altri tempi si sarebbero rinviate per lasciare posto ai programmi elettorali (Tper, Fiera, Fondo di Comunità, etc)».

Non è il momento, sostiene il sindaco, di stupire a tutti i costi. «Non si tratta di riaprire un dibattito su quale direzione prendere come comunità, il solito inventario di disparate idee originali per sembrare originali. Noi — insiste Merola — dobbiamo “sempliceme­nte” pensare a come attuare lo sviluppo economico sostenibil­e: come indicano l’Europa e l’agenda Onu». E anche in attesa che le auspicate riforme nazionali semplifich­ino la vita della pubblica amministra­zione, e dei cittadini, Bologna «può essere la città del come

” Arriveremo alle elezioni provati dal covid e con un autunno che sarà difficile

fare, innovando gli strumenti per realizzare lo sviluppo territoria­le sostenibil­e». E per farcela, soprattutt­o in Comune, serviranno «semplifica­tori capaci di fare della complessit­à una leva per apporti autonomi e plurali: una compagnia dei semplici, connessi da progetti condivisi». Al timone servono giovani semplici «che facciano un patto con gli anziani», ma anche «”bastardi”, perché promotori di una nuova classe dirigente fatta di meticciato».

«Una coalizione di semplici, capace di ingaggiare cittadini e associazio­ni per fare insieme progetti, attuarli e gestirli nell’interesse della città», è l’indicazion­e del primo cittadino, che ringrazia per i dieci anni che si stanno per chiudere («la mia vera giovinezza»). E aggiunge in coda anche «qualche consiglio», pur sottolinea­ndo di non voler «prendere posizione sul candidato/a sindaco del centrosini­stra». Secondo Merola non bisogna temere di decidere «anche controcorr­ente e senza consenso immediato», ma soprattutt­o meglio «stare alla larga dai protagonis­ti degli annunci sui social e dal loro populismo becero, anche se di sinistra». E poi combattere «il centralism­o statale, grazie all’unica Città metropolit­ana che funziona».

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