Ripartenza dopo la guerra Vista dalla Galleria Cavour
Le firme della moda bolognese, il Caffè, i concerti rock, anche le auto e le moto Così due grandi architetti colmarono il vuoto creato dal bombardamento del ‘44
Un’eccellenza progettata sulle rovine. È una storia affascinante e di pregio architettonico quella della Galleria Cavour. Un esempio di ripartenza coraggiosa, visionaria e moderna dopo un conflitto disastroso, ora documentato nell’esposizione
inaugurata ieri nel «Quadrivio». Mostra ‘in divenire’, divisa in tre momenti distinti — Dopoguerra e ricostruzione, Il progetto Pizzighini, i primi passi di negozi e visitatori — che si concluderà il 31 agosto cambiando fisionomia e contenuti.
La vita dopo lockdown e quella dopo la guerra. Così Galleria Cavour Green ha pensato di riproporre parte della mostra già presentata durante Art City 2019, curata dall’architetto Daniele Vincenzi.Non solo moda, boutique, marchi e griffe internazionali, ma anche segreti, curiosità e segni architettonici. Decisivo il bombardamento del gennaio ’44 che colpì l’Archiginnasio e i palazzi attorno: Comi (su via de’ Foscherari) e Vassè Pietramellara della famiglia Sassoli de’ Bianchi affacciato su Piazza Cavour. Su quel grande vuoto Comi già nel ’49 presenta al Comune un progetto curato dall’ingegnere Giorgio Pizzighini che durante l’occupazione aveva partecipato al «Piano regolatore Clandestino per la città di Bologna», pensato per la ricostruzione secondo canoni di razionalità moderna. E quello sarà l’approccio del primo disegno. Al progetto si affiancherà anche Sassoli con i suoi edifici danneggiati: un esempio di proficua collaborazione.
La Galleria ancora oggi