Per Abbado e per Bosso, le altre voci della musica in Rete per ricordarli
Il film sul canale Facebook della Mozart14 da domani
le due proprietà: a sud Sassoli e a nord, dal quadrivio in poi, a Pizzighini Benelli (che acquisterà le quote da Comi). Ci vollero 10 anni per arrivare al progetto definitivo. L’idea era di un complesso polifunzionale (commerciale residenziale, terziario, servizi) come elemento distributivo di strategica valenza: collegarsi alle 4 piazze Galvani, Minghetti, Cavour e Maggiore. Nella prima versione c’era anche un ristorante e un cinema, ora visibili nel plastico in mostra. Saltò tutto. Vennero bocciati anche i passaggi diretti nel portico del Pavaglione e con Piazza Minghetti. Nel ’62 l’inaugurazione. Al posto del cinema Pizzighini creò il Quadrivio con il grande lucernaio che per oltre 10 anni fu attraversato da auto e moto. Asfalto a terra (tolto nel 1999), cartelli stradali e strisce pedonali. Un altro mondo.
Era quello delle firme della moda bolognesi, da Bang Bang alla Casa dello Sport passando per Giusti e poi il Caffè Viscardi con le vetrate sul Quadrivio e il grande soppalco. Solo negli ultimi decenni sono arrivate le griffe, sostituendo gli storici esercenti. Oltre ai materiali tecnici, in mostra scorrono su uno schermo immagini sorprendenti di quei primi anni: dalle sfilate di moda ai concerti rock fino ai carabinieri schierati a difesa della Galleria durante le manifestazioni degli anni ’60 e ’70. Da una parte i ricordi, dall’altra uno sguardo più attento alle linee architettoniche del grande edificio: aspetto che verrà approfondito a partire dal 10 luglio con altri materiali.
C’è un filo che lega strettamente Ezio Bosso e Claudio Abbado: l’amore per una musica capace di uscire dalle sedi riconosciute e di esplorare nuovi territori, creando relazioni umane. Abbado aveva iniziato varie attività rivolte a situazioni di esclusione sociale, portando la musica nel carcere, presso i reparti di oncologia pediatrica, in altre situazioni di sofferenza, perché l’arte dei suoni rompe le barriere, insegna ad ascoltare, dà pienezza alla vita. Scomparso nel 2014 il maestro, Bosso è diventato testimone dell’Associazione Mozart 14, fondata da Abbado, che continuava il lavoro del direttore d’orchestra alla Dozza con i detenuti nel Coro Papageno, in vari reparti pediatrici con la musicoterapia del progetto «Tamino», con i laboratori «Leporello» per ragazzi detenuti nel carcere minorile, con interventi su ritmo e voce per bambini e adolescenti sordi nel programma «Cherubino».
È un omaggio a entrambi perciò la proiezione di un video che si potrà vedere da domani sul canale Facebook dell’Associazione, in occasione della Festa Europea della Musica (il 21 appunto), fino al 26 giugno, giorno del compleanno del maestro milanese. Il vimantiene deo ripercorre una delle esperienze che più hanno influenzato l’impegno di Abbado e di conseguenza quello di Bosso, ossia il «Sistema» di José Antonio Abreu, economista, ministro della cultura in Venezuela, direttore d’orchestra ma soprattutto grande pedagogo che ha usato la musica per strappare alla strada e alla criminalità e avviare verso una vita più gioiosa bambini e ragazzi dei «barrios», i quartieri ghetto venezuelani.
Il film,
scritto e diretto dal giornalista del
Helmut Failoni e da Francesco Merini, prodotto in collaborazione con Cicco Corporation e Mammut Film, fu pubblicato insieme a un libro nel 2006 dal Saggiatore. Presentato in vari festival, nasce seguendo Abbado per quattro mesi, due nel 2005 e due nel 2006, nei suoi viaggi in Venezuela, con una puntata a Cuba, ed entra nelle realizzazioni del «Sistema».
Non è solo un film musicale: documenta un paese povero e giovanissimo, dove allignano criminalità, droga, violenza, e dove Abreu è riuscito, con entusiasmo, a creare un’alternativa. Le immagini di per sé sono bellissime: il trasporto, il divertimento del viso affilato di Abbado; la concentrazione di un ragazzino a soffiare nel bocchino di uno strumento a fiato; gli occhi di un altro che scrutano le note sul pentagramma; i momenti di musica classica, le canzoni popolari… Si vedono poi altre realtà, incredibili, come il coro delle Manos Blancas, ragazzi muti che interpretano le sensazioni della musica muovendo verso l’alto a tempo le mani inguainate in candidi guanti, accompagnati dalle voci di ragazzi non vedenti, portatori di handicap, normali. Abreu è arrivato a generare, dagli anni ’70, 100 orchestre giovanili e 90 di bambini, un fenomeno unico, una lotta vitale contro lo stigma della povertà e dell’emarginazione.
Le esperienze della Mozart 14 proseguono quest’idea della musica come ampliamento delle possibilità dell’individuo, come forma di liberazione dall’emarginazione sociale. Ezio Bosso raccontava: «Per me Claudio Abbado è sempre presente: ogni volta prima di dirigere gli dedico un sorriso e lo ringrazio. Soprattutto lo ricordo per la sua capacità maieutica di far amare il mondo dei suoni, combattendo perché la musica diventasse accessibile a tutti e non solo a pochi».