Corriere di Bologna

L’Emilia resta in smart working

Regione e Comune prolungher­anno l’esperienza in autonomia ma lo farà anche il 70% delle imprese

- Rosano, Testa

In attesa che Roma faccia chiarezza sulla proroga dello smart working oltre il 31 luglio, la Regione proroga fino a fine settembre il regime di lavoro agile inaugurato col coronaviru­s. «Funziona, ma non resterà per tutti», dice l’assessore Paolo Calvano, che delineerà con i sindacati i confini di uno smart working struttural­e. Palazzo d’Accursio: «Faremo tesoro di questa esperienza». «Il 70% delle imprese non lascerà lo smart working», scommette Katia Gruppioni. Sondaggio alla Marchesini sul lavoro agile.

Per usare un eufemismo, come ha fatto l’assessore regionale al Personale Paolo Calvano , l’invito del sindaco di Milano Beppe Sala a chiudere il capitolo smart working e tornare a lavorare è stato «una frase sfortunata». Di certo non è un invito che la Regione e il Comune di Bologna faranno proprio. Anzi, in attesa che il governo faccia chiarezza sulla proroga per lo smart working oltre il 31 luglio annunciata dal ministro Fabiana Dadone, Viale Aldo Moro si è mossa d’anticipo prorogando fino alla fine di settembre il regime di smart working generalizz­ato inaugurato con l’esplosione del coronaviru­s. Palazzo d’Accursio, che da inizio giugno ha richiamato in ufficio circa 625 dipendenti, assicura di voler «fare tesoro dell’esperienza fatta in questi mesi di smart working». Ma i sindacati lamentano ritardi nella definizion­e dei protocolli per garantire salute e sicurezza dei lavoratori comunali pronti a rientrare.

Anche in Viale Aldo Moro, per la verità, sono già rientrati nei rispettivi uffici circa 500 dipendenti. Dai picchi dell’epidemia, quando lavorava in smart working il 90% dei circa 3.500 dipendenti regionali, si è arrivati oggi al 75% del totale. «Già prima della pandemia — rivendica Calvano — avevamo circa 500 persone in smart working, per questo siamo riusciti a riorganizz­arci in tempi rapidi durante i primi giorni della pandemia». Superata l’emergenza però, aggiunge l’assessore regionale al Personale, «non può essere smart working per sempre e per tutti, anche se per determinat­e situazioni può essere uno strumento utile anche nella fasi di normali attività». Per questo Viale Aldo Moro ha deciso di avviare un confronto con i sindacati per ridisegnar­e modalità e confini dello smart working che resterà, prorogando intanto

L’assessore al Personale Calvano sulla frase di Sala: «Infelice» E spiega: già prima della pandemia avevamo 500 persone a casa

fino a fine settembre con una circolare le attuali modalità di lavoro da remoto. «Faremo un questionar­io tra i lavoratori per capire com’è andata e come migliorare. Per far sì che non sia soltanto “lavoro da casa”», sottolinea Mario Pasquini della Fp-Cgil. Con la Regione bisognerà «cambiare impostazio­ne, concentrar­si sugli obiettivi piuttosto che sugli orari, solo così — conclude Pasquini — sarà vero smart working».

Anche a Palazzo d’Accursio l’intenzione è proseguire con il lavoro agile oltre l’attuale scadenza del 31 luglio. «Avevamo già 300 persone in smart working prima del virus — racconta Daniela Gemelli, capo area Personale — e vogliamo continuare questo percorso adeguandoc­i alla situazione che verrà». Dei circa 4.500 dipendenti del Comune, tolti quelli il cui lavoro non può che essere svolto in presenza (come gli agenti della polizia municipale e i lavoratori dei servizi), sono stati 2.177 i lavoratori che hanno operato da remoto. Circa un terzo di loro è già tornato in ufficio, seppur non tutti i giorni. Adesso, aggiunge Gemelli, «vorremmo confrontar­ci con le organizzaz­ioni sindacali per capire come strutturar­e questa esperienza una volta finita l’emergenza».

Secondo la Cgil, però, non tutto sta procedendo velocement­e. «Non abbiamo ancora avuto l’opportunit­à di costituire il comitato per la sicurezza, né il protocollo per la salute e la sicurezza in vista del rientro

” Pasquini (Cgil) Chiederemo ai lavoratori come è andata e come migliorare, cambieremo l’impostazio­ne

dei lavoratori», lamenta Gladys Ghini, che per la Fp-Cgil si occupa della contrattaz­ione aziendale di Palazzo d’Accursio. E gli oltre 600 dipendenti già rientrati a inizio giugno? «Lo scopriamo ora», allarga le braccia Ghini, che si aspetta ora un confronto per definire le modalità di un lavoro a distanza che «presumibil­mente — scommette — durerà fino a fine anno». Ma prima si lavorerà ai protocolli sanitari per il personale coinvolto nella riapertura dei nidi dal 6 al 24 luglio: «Credo ci convochera­nno in settimana, adesso l’urgenza è quella».

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