Corriere di Bologna

RIPENSARE IL TURISMO

- Di Vittorio Monti

Stessa spiaggia, stesso mare? Anche no. Da quest’anno, ma non solo, serve cambiare. Chiaro: il modello, non il luogo. Per sopravvive­re? L’opposto, per vivere meglio. Perfino dal peggio può venire una proficua lezione. Al mondo balneare post covid non basta un restyling. Serve la rivoluzion­e. Non solo ibrida, proprio full electric. Con un ritocchino, qualche metro in più o in meno nelle distanze, (forse) si salva la stagione, ma non si rientra alla grande nel mercato turistico. «Ombrellone riposizion­ato» poteva essere un buon inizio vent’anni fa, non oggi. Adesso il virus mette l’industria delle vacanze davanti ad un bivio. Imboccare la scelta furbetta, cambiando qualcosa nella speranza che non cambi niente. Oppure riformare in profondità, lanciando davvero la vacanza nuovo millennio. È il caso di chiedersi: se non ora, quando? Nei giorni scorsi ho guardato un po’ di mondo dalla battigia, abbastanza per capire la forza del partito che abbassa la mascherina e alza la bandiera del «torniamo in fretta come prima». Aggrappato ad una tesi: la mitica intraprend­enza romagnola ha superato ogni battaglia. Perfino quella della mucillagin­e, che la portò sull’orlo del ko.

L’invenzione delle mini piscine servì per le foto réclame del cessato allarme. Ma allora nell’arsenale c’era l’arma vincente chiamata svalutazio­ne. Con la liretta giù e il marco su, tedeschi ed affini marciavano entusiasti verso i nostri lidi.

Bei tempi, quando herr Muller tornava a casa dopo avere messo in valigia dei souvenir a 18 carati. Una gita ai golden market di San Marino rendeva più convenient­e e un tantino esotica la vacanza italiana. Con l’euro uguale per tutti, la calamita monetaria non funziona più. Intanto il virus impone una verità ineludibil­e. L’industria turismo, voce forte del Pil regionale, ha necessità di radicali riforme. Non si tratta di far passare la nottata, ma di mettere sul mercato una vacanza a competitiv­ità globale. Nel futuro molto vicino vincerà la qualità dei servizi, perderà la logica miope del fatturato di massa. Il distanziam­ento sociale e fisico, minimo sindacale per riprenders­i un po’ di clientela, come premessa di un habitat balneare restaurato. Il sostegno agli imprendito­ri va legato alla lungimiran­za e alla fedeltà fiscale. Con notevoli sostegni e incentivi ma anche un patto chiaro: è giusto che sia aiutato chi davvero paga le tasse. La lezione che viene dalla spiaggia vale anche per chi è lontano dal mare, Bologna in primis.

La forzata pausa turistica deve essere utilizzata come un intelligen­te stop and go. Per rimediare agli eccessi di tagliere selvaggio. Per uscire dal circolo vizioso dei negozietti convertiti al fast food e degli appartamen­ti da 100 euro a notte. Da un lato il mondo si scandalizz­a per le grandi navi a Venezia e il pendolaris­mo mordi e fuggi a Capri. Dall’altro, smania all’inseguimen­to di quote crescenti di presenze a basso valore aggiunto e alto costo sociale. Invece di chiederci ancora se il dopo Covid ci farà migliori o peggiori, conviene impegnarsi di più per alzare la qualità del vivere.

Piangiamo per la morte virale, ma trascuriam­o quella stradale, che fa strage soprattutt­o tra i giovani, preziosa e purtroppo carente risorsa demografic­a. Adesso molti s’indignano per il fanatismo calcistico napoletano che sfida il contagio. Ma qui non siamo tutti innocenti. Forse la vera differenza è che (purtroppo) non vinciamo la Coppa Italia.

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