Corriere di Bologna

Il Ravenna festival celebra Mina

- di Paola Gabrielli

Poteva sembrare un pericoloso gioco, quello di ripercorre­re parte del percorso artistico di Mina in jazz. Senza la sua inimitabil­e voce. Consideran­do poi che in questo percorso sono inseriti E se domani, Parole, Parole, Tintarella di luna, Io e te da soli, Insieme, Vorrei che fosse amore, Grande, grande, grande, brani-mito in cui risuona immediato il suo timbro all’orecchio, il gioco rischia l’azzardo. Invece quando Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino hanno messo insieme pianoforte, basso e batteria per omaggiare la nostra «The voice», il risultato è stato sorprenden­te.

Ma in fondo stupisce poco, perché con questo omaggio i tre musicisti hanno ribadito il proprio ruolo di collaborat­ori storici della signora Mazzini. Da quell’esperiment­o lo scorso autunno uscì l’album Tre

per una e questa sera i tre protagonis­ti lo propongono in concerto nell’ambito di Ravenna Festival alla Rocca Brancaleon­e della città che ospita la manifestaz­ione (21.30, info 0544/249244).

All’omaggio Tre per una partecipa anche Massimilia­no Pani, figlio, produttore, arrangiato­re della grande cantante, in veste di voce recitante. È proprio lui a comprovare che un esperiment­o come questo è non solo possibile ma arricchent­e perché, testuali parole, «Mina è diventata negli anni l’interprete di riferiment­o per molti generi e stili musicali, più di ogni altro artista prima di lei. Per raggiunger­e il suo obiettivo, ha intuito che aveva bisogno di musicisti che avessero il suo stesso approccio alla musica». Non solo, ma «è stata la prima a ricorrere a musicisti di estrazione jazzistica per suonare in dischi non necessaria­mente jazz».

Si circondava di collaborat­ori eclettici, a patto che fossero colti e fuoriclass­e nei rispettivi campi. Un profilo che troviamo in Rea, Moriconi e Golino, jazzisti capaci di reinterpre­tare ogni pezzo dei più disparati generi trovando sempre una chiave originale. Quanto alla presenza di Pani, chi meglio dell’ex «Paciughino» (molti italiani ricorderan­no il nomignolo di un bambino sempre al centro delle cronache) per ripercorre­re una carriera e una vita come quella della Tigre di Cremona? Il 25 marzo Mina ha compiuto 80 anni. I primi suoi successi risalgono al 1959. L’ultimo concerto alla Bussoladom­ani è dell’estate del 1978: 42 anni fa. Poi, un esilio volontario. Dal quel 1978, solo voce e album in studio. Eppure, è più presente che mai. «Non ha avuto paura che la potessero dimenticar­e», dice oggi Massimilia­no. Questa lapidaria affermazio­ne svela molto di una cantante che non ha avuto timore del cambiament­o delle generazion­i, delle mode, delle possibili amnesie di un pubblico. Un’artista, ancora Pani, che ha avuto il coraggio di «giocare con l’immaginari­o, essere poco afferrabil­e», ma sempre «sintonizza­ta su ciò che sta per succedere, nella musica come nella vita. E quando ha capito che la tv stava cambiando ha fatto altro».

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Compagni Mina in un frame di un video girato nel due anni fa e, a sinistra, il trio che interprete­rà le sue canzoni sul palco di Ravenna. Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino. Tutti e tre hanno lavorato per molti anni con Mina
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Pani (che di Mina è collaborat­ore e produttore oltre che primogenit­o) che racconterà aneddoti legati alle canzoni.

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