La sveglia delle imprese a Roma
Caiumi: «Contrazioni del fatturato del 50% e il governo deve ancora dimostrare chiarezza e lucidità»
Segnali di ripresa troppo flebili: il 78% delle imprese intervistate da Confindustria Emilia Centro prevede ancora una riduzione degli ordini mentre l’86% si aspetta ulteriori contrazioni di fatturato.
Contrazioni che, secondo il presidente Caiumi, raggiungono anche il 50%, «un incendio». In tutto questo, affonda, «il governo deve ancora dimostrare di avere chiarezza e lucidità». «Non possiamo sempre andare avanti con parole al condizionale, o possibiliste». E chiede ascolto e discussione delle proposte.
Per tentare almeno un po’ di recupero, un’impresa su tre rimarrà aperta ad agosto. Non si prevedono scontri con i sindacati: «Nessuna forzatura, siamo sulla stessa barca».
Segnali di ripresa troppo flebili: la tensione attorno al destino della nostra economia resta alta. Tanto che il 78% delle imprese intervistate da Confindustria Emilia Centro prevede ancora una riduzione consistente degli ordini mentre l’86% si aspetta ulteriori contrazioni di fatturato.
È il prezzo del lungo lockdown, secondo il presidente degli industriali Valter Caiumi che non risparmia una frecciata all’esecutivo: «Il governo deve ancora dimostrare di avere chiarezza e lucidità». L’imprenditore lega il suo affondo al recente attacco sferrato dal presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi, e lo fa a margine della presentazione della terza tappa dell’Osservatorio messo a punto da Confindustria per monitorare gli effetti della pandemia sulle imprese.
I dati riportati riguardano un’indagine svolta su 3.364 aziende a cui, al 31 maggio, hanno risposto in 879. «Hanno partecipato quasi tutte le filiere», rileva Caiumi, in maggioranza manifatturiere, un campione che coinvolge 58 mila dipendenti per 22 miliardi di fatturato, quindi «molto significativo». Il fatto che dal mese scorso son passati dal 6 al 14% le attività (soprattutto in ambito chimicofarmaceutico e facilities) che ritengono di non subire più flessioni di fatturato è l’unica punta di ottimismo. «Quando si parla di contrazioni di fatturato — è netto Caiumi — si parla di più del 50%, che per le aziende è un incendio». Tanto che in molti casi, per tentare un qualche recupero, una su tre resterà aperta ad agosto.
«Abbiamo certamente bisogno di aumentare la credibilità e il trend del mercato interno — è l’analisi del numero uno di via San Domenico — Sarebbe stato strategico per l’Italia, che ha affrontato per prima l’emergenza Covid, dopo la Cina, uscire con un po’ di anticipo dal lockdown: avrebbe potuto provare a raccogliere di più sul mercato interno. Non potendo più contare come prima sull’export, su cui il nostro territorio si fonda quasi al 70%, dobbiamo capire se possiamo compensare nel territorio nazionale. Purtroppo, questo non è accaduto. Ancora una volta, identifichiamo gli elementi che vanno corretti come fossero strumenti musicali, ma per fare musica serve sincronia». Ed è qui che implora «lucidità». «La cosa che ci preoccupa di più — va avanti — è quanto meriteremo le attenzioni dall’Unione europea: non possiamo perdere tempo e servono risultati concreti. Gli imprenditori devono fare la loro parte, e Bonomi intende farlo. Al governo diciamo: vi portiamo le nostre proposte, almeno prima discutiamone, ma dateci la possibilità».
Da parte loro le imprese perseguono l’obiettivo della sicurezza: lo studio dimostra che il 99% ha dotato i dipendenti dei dpi, con meno dell’1% di irregolarità, mentre in 8 realtà sono stati riscontrati 10 casi di contagio, ovvero lo 0,02% degli addetti. Le misure per la ripartenza, invece, non godono di molta fiducia: Il 68% non è passato dal decreto Liquidità ma ha utilizzato proprie linee di credito. Sono diminuiti invece, rispetto ad aprile, coloro che ne hanno usufruito riscontrando difficoltà(60% contro 84%). Le richieste di cig, ancora, hanno riguardato circa il 63% degli organici. E vale anche in regione la critica di Bonomi allo Stato che non rimborsa gli anticipi versati dalle aziende? «È così in tutta Italia — conferma Caiumi — anche il presidente dell’Inps lo ha ammesso. Le imprese hanno dovuto sostenere questo sforzo, non c’è dubbio, anche se magari adesso si sta riducendo». Il fatto è, insiste, che al primo mese i ritardi sono tollerabili ma «al terzo mese ci deve essere una consapevolezza. Non possiamo sempre andare avanti con parole al condizionale, o possibiliste. Mi auguro ci sia presto maggiore chiarezza».
In quanto alle attività aperte ad agosto (il 50% resterà chiuso solo 3 settimane mentre il 33% non andrà per niente in vacanza), si tratta di lavoro «preventivo», «si aspettano un’impennata delle domande a settembre», soprattutto le più orientate all’export. «Ci muoviamo su una fotografia di esercizio» e anche recuperare un 6% può essere vitale. Per questo, valuta Caiumi, «non si prevedono scontri con i sindacati, siamo sulla stessa barca e non ho mai visto forzature dalle imprese».
Infine, uno sguardo a BolognaFiere e al rinnovo del cda di oggi: «È un momento in cui la parte esperenziale non va persa. Bisogna prendere decisioni difficili», e quindi Confindustria confermerà il proprio rappresentante, l’ad di Piquadro Marco Palmieri.
Con la crisi dell’export, dovremmo poter contare di più sul mercato nazionale, ma ciò non accade Ancora una volta quello che manca nel Paese è la sincronia