Coronavirus, 18 salme riesumate: 5 indagati
I pm di Reggio sui decessi da Covid alla Casa della Carità della diocesi. Ira del vescovo
Cinque indagati per gli anziani morti alla casa di cura San Giuseppe della diocesi di Montecchio. La Procura reggiana indaga dopo gli esposti dei familiari e intende riesumare le salme di 18 anziani deceduti da febbraio ad aprile per fare le autopsie. Tra gli indagati anche il parrocopresidente. Ma il vescovo non ci sta. «Perplesso e contrariato per la scelta di riesumare».
Le MONTECCHIO (REGGIO EMILIA) - famiglie che chiedono chiarezza, la struttura che confida nell’operato della magistratura, il vescovo di Reggio Emilia che non «gradisce» la decisione della magistratura di riesumare le salme e 18 decessi ritenuti sospetti dalla Procura di Reggio Emilia, che ha aperto un fascicolo d’indagine, in cui si ipotizzano l’ omicidio colposo e il delitto colposo contro la salute pubblica, indagando cinque persone: si tratta di don Angelo Orlandini che è il presidente della struttura legata alla diocesi, il direttore Fabrizio Bolondi e la dirigente Beatrice Golinelli, il medico esterno Paolo Formentini e il responsabile del Servizio di prevenzione e di protezione, il modenese Andrea Muzzioli.
La vicenda riguarda la Casa della Carità di Montecchio, comune della val d’Enza reggiana. Parliamo della struttura San Giuseppe che fa capo alla Fedisa, la Federazione diocesana servizi agli anziani. E’ lì che, da febbraio ad aprile, sono avvenuti parecchi decessi di altrettanti anziani ospiti, più di venti. Non è stata purtroppo una rarità in emergenza Covid, con le Rsa spesso diventate piccoli focolai del contagio. Qui cinque degli ospiti sono deceduti in ospedale, dove è stata accertata la loro positività al Coronavirus; per un’altra anziana, spirata nella residenza, il tampone è risultato positivo; ma per diversi ospiti morti non si sa con certezza se si sia trattato di Covid, visto che i relativi tamponi non sono stati eseguiti.
Qualche settimana fa alcune famiglie hanno presentato un esposto e da lì sono scattate le ispezioni dei Nas dei carabinieri, dalle quali, dicono ora gli avvocati difensori, non sarebbe emersa nessuna irregolarità. L’ipotesi però è che alla San Giuseppe il virus possa essersi diffuso all’inizio di marzo, dopo il rientro di un ospite da un periodo di ricovero al Franchini, l’ospedale di Montecchio. Da questo elemento è partito dunque il sostituto procuratore Piera Giannuso, cioè dalla possibilità che le misure anticontagio non siano state messe in campo correttamente, mentre i legali degli indagati rifiutano qualsiasi idea di negligenza e chiedono un incidente probatorio.
Il primo atto disposto dalla Procura è stato quello della riesumazione di 18 salme, tra cui quella del vescovo emerito di Reggio Paolo Gibertini che è tra i deceduti; cosa che potrebbe avvenire venerdì e che ha suscitato una reazione piuttosto netta da parte dell’attuale vescovo, monsignor Massimo Camisasca, che «non può esimersi — si legge in una nota — dal dirsi contrariato e molto perplesso per la decisione di riesumare la salma di monsignor Giovanni Paolo Gibertini, che come tutti sanno era ricoverato presso la struttura da molti anni ed era malato e debilitato a causa dell’anzianità da molto tempo».
Anche i gestori della San Giuseppe si sono affidati a un comunicato: «Confidiamo pienamente nel lavoro degli inquirenti ai quali assicuriamo la piena collaborazione già manifestata in occasione dell’ispezione. Siamo certi di aver agito correttamente e in modo esclusivo e senza riserve per il bene dei nostri ospiti in una situazione di estrema difficoltà. Ci auguriamo che al più presto venga fatta luce sugli eventi oggetto di indagine, restituendo serenità professionale ai nostri operatori e offrendo verità a tutti».
Tra le salme da riesumare anche quella del vescovo emerito di Reggio, la Curia non ci sta: «Scelta che lascia perplessi e contrariati»