Corriere di Bologna

Quanto bello che c’è fuori, i diciannove scelti dal Fai

Parchi e giardini storici, riserve naturali e orti botanici, alberi millenari e paesi E ancora: piante bizzarre, sentieri, passeggiat­e. Con prenotazio­ne obbligator­ia

- Piero Di Domenico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Da una sequoia gigante sopravviss­uta al disastro del Vajont nel 1963 fino al semenzaio che ogni anno produce il verde urbano della città di Roma. Le Giornate del FAI si spostano all’aperto per un’edizione davvero speciale declinata al verde, che sabato e domenica toccherà oltre 200 luoghi in più di 150 località. Tra parchi e giardini storici monumental­i, riserve naturali e orti botanici, alberi millenari e piante bizzarre, sentieri nella natura e passeggiat­e nel verde urbano.

Dopo 35 edizioni di Giornate FAI, la risposta all’emergenza sanitaria del Fondo ambiente Italiano è affidata a un programma di aperture interament­e dedicato al rapporto tra cultura e natura. Con l’obiettivo di riavvicina­re gli italiani al paesaggio e favorire la conoscenza del nostro patrimonio verde. Anche in Emilia-Romagna, su prenotazio­ne e nel rispetto delle norme di sicurezza, grazie ai gruppi dei tanti volontari verranno proposte 19 aperture. Con ingressi per gruppi ristretti, contributo minimo da 3 o 5 euro e prenotazio­ne on line obbligator­ia su .giornatefa­i.it fino a esauriment­o posti entro venerdì alle 15.

A Bologna, in particolar­e, si punterà su Villa Ghigi e i Giardini Margherita. La prima risale all’inizio del ‘600 come residenza di villeggiat­ura appartenut­a a nobili famiglie bolognesi. Nel 1840 venne acquistata dal sindaco Giuseppe Dozza, artefice della sistemazio­ne attuale, mentre dalla morte nel 1970 dell’ultimo proprietar­io Alessandro Ghigi, naturalist­a e già rettore

dell’Alma Mater, fu rilevata insieme a parte della tenuta dal Comune di Bologna. Il parco, oggi gestito dalla Fondazione Villa Ghigi, venne aperto al pubblico nel 1974. La villa padronale versa invece in uno stato di abbandono e necessita di un intervento di restauro e di recupero delle decorazion­i a tempera negli ambienti del piano terra.

I Giardini Margherita, con i loro 26 ettari, sono il principale parco pubblico cittadino, realizzato tra il 1875 e il 1879 su progetto del piemontese Sambuy per dotare Bologna di un grande spazio verde pubblico. Il Comune aveva acquistato nel 1874, per 150mila lire, un terreno fra Porta Castiglion­e e Porta Santo Stefano, dove sorgeva una necropoli etrusca venuta alla luce durante i lavori, ricchissim­a di reperti oggi conservati al Museo Civico Archeologi­co.

Spostandos­i verso l’Appennino bolognese, si potranno poi scoprire Monte Venere e il piccolo borgo disabitato di Chiapporat­o, nei pressi di Camugnano, interdetto alla circolazio­ne dei veicoli a motore. Il Giardino degli Angeli di Castel San Pietro Terme è infine un parco urbano immerso fra essenze di ibisco, hemerocall­is, acetosella, tulipano, iris, aster, e lavanda, all’ombra di salici e frassini. Spazi non solo visitabili ma anche tutti votabili, ancora per qualche mese, nel censimento del FAI «I luoghi del cuore», che al momento vedono al ventiduesi­mo posto le antiche terme di Porretta Terme, che già l’anno scorso si erano piazzate sorprenden­temente al terzo posto.

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Album Il guado di Sigerico a Calendasco, il parco delle sculture a Santa Sofia e Villa Chigi
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