Export e lavoro, anche Bankitalia adesso vede nero
Il rapporto fotografa l’impatto della pandemia su reddito e produzione
Prima del Covid-19 l’economia dell’EmiliaRomagna stava già frenando ma ora nel primo trimestre del 2020 è iniziata la rapida discesa, fino ad arrivare a quel picco del -5% del Pil. Una flessione che nel secondo trimestre dovrebbe ulteriormente accentuarsi fini al -7%. Un quadro a tinte fosche quello del rapporto annuale di Bankitalia sull’economia dell’Emilia-Romagna. A picco l’export, assunzioni praticamente dimezzate dal lockdown, incremento degli inattivi e decollo delle richieste di liquidità da parte delle imprese.
Quando è sopraggiunta l’epidemia da Covid-19 l’economia dell’Emilia-Romagna stava già frenando. E se il prodotto interno lordo nel 2019 era, secondo le stime di Prometeia, aumentato dello 0,4% a fronte di una crescita media di quasi il 2% nel triennio precedente, nel primo trimestre del 2020 è iniziata la rapida discesa, fino ad arrivare a quel picco del -5%, che rappresenta la stima del calo in tutte le regioni del Nord Est e, di conseguenza, nel resto di Italia. Una flessione che nel secondo trimestre dovrebbe ulteriormente accentuarsi, rimandando solo all’ultima parte dell’anno qualche possibilità di miglioramento.
A delineare le previsioni per un anno che è stato completamente stravolto dalla pandemia è Bankitalia che ieri ha illustrato il consueto rapporto «L’economia dell’Emilia-Romagna». A picco l’export, assunzioni praticamente dimezzate dal lockdown, incremento degli inattivi e decollo delle richieste di liquidità da parte delle imprese; segno del May Day lanciato da ogni comparto del sistema produttivo. La conseguenza inevitabile è il crollo di produzione, reddito e consumi con una speranza di «recupero» — non certo di ripresa — nella seconda parte del 2020 grazie all’erogazione dei prestiti bancari fino a 25.000 che al 26 maggio in questa regione rispondeva a 33 mila richieste inoltrate al fondo centrale per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro.
A preoccupare per il 2020 è il peggioramento repentino del clima di fiducia: le famiglie hanno limitato l’accensione di nuovi finanziamenti legati ad acquisti di immobili e beni durevoli e hanno orientato gli investimenti finanziari verso forme liquide. «Non registriamo nel sistema bancario le ripercussioni della crisi economica generata dal Covid — sottolinea il direttore Maurizio Rocca, affiancato da Marco Gallo, alla guida della
” Rocca Nel sistema bancario non registriamo le ripercussioni da Covid, ma è plausibile un peggioramento della qualità del credito per difficoltà di rimborso dei finanziamenti
divisione di ricerca territoriale dell’istituto — ma è abbastanza plausibile attendersi un prossimo peggioramento della qualità del credito, per maggiori difficoltà nel rimborso dei finanziamenti da parte di imprese e famiglie». Mentre proprio nel 2019 era proseguita l’espansione del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie (1,9 e 0,8%).
Tornando al calo del Pil, quel - 5% di cui si diceva ad aprile è già diventato un -7% e la stima di un ulteriore aggravamento è dunque quasi certa seppur resti molto difficile, dicono da piazza Cavour, fare previsioni. Dopo un blocco generalizzato della produzione attorno al 30%, molto più grave nell’industria e in alcuni comparti del terziario come il commercio non alimentare o i servizi di alloggio e ristorazione, per il 69% delle imprese intervistate da Bankitalia la riduzione delle vendite nel primo semestre del 2020 dovrebbe superare il 15%. Anche le vendite all’estero, in aumento nel 2019 (del 4%) per il decimo anno consecutivo, scendono: nei primi tre mesi il calo è stato del 2,4%, con un -12% in marzo in particolare con una diminuzione più pronunciata in alcuni comparti di specializzazione regionale come la meccanica e i mezzi di trasporto. Pur mostrando segnali di indebolimento nel secondo semestre, l’occupazione è aumentata (+1,4%) e il
Previsto un calo del Pil del 7%, 33mila richieste di prestito da parte delle aziende
Per il 69% delle imprese intervistate la riduzione delle vendite è del 15% nel trimestre
tasso di disoccupazione è sceso al 5,5%. mentre è il numero recente di assunzioni che fotografa la situazione: nei primi tre mesi del 2020 c’è stato solo un calo marginale di occupati (-0,1%), grazie al blocco sui licenziamenti nazionale, ma poi è si è arrivati ad un -50% nel periodo marzo-aprile, mentre nel periodo 1 gennaio-23 aprile, con il blocco parziale delle attività, emerge un -24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad incoraggiare sul recupero del mondo del lavoro c’è fortunatamente il dato di maggio: -27% sull’anno antecedente. Infine, sono previsti per il 2020 impatti negativi sui bilanci dei Comuni con perdite del gettito fino al 14%. Nel 2019, invece, la spesa degli enti era aumentata del 3,1%, il superamento dei vincoli alla spesa aveva favorito turnover e investimenti in opere pubbliche, e il debito era calato fino al -5,9%.