Corriere di Bologna

La solidariet­à degli Stadio in concerto

Sabato 27 giugno

- Di Mauro Giordano

Gli Stadio suoneranno sabato sera dal tetto del padiglione 23 del Sant’Orsola per ringraziar­e medici e infermieri impegnati nell’epidemia da coronaviru­s.

Un po’ come i Beatles, molto da Stadio. Il gruppo bolognese vincitore del Festival di Sanremo 2016 sabato dalle 20.30 suonerà dal tetto del padiglione 23 del Sant’Orsola per un evento di ringraziam­ento nei confronti del personale sanitario impegnato contro il coronaviru­s e una raccolta fondi in favore del policlinic­o universita­rio e di due ospedali siciliani: l’azienda ospedalier­a Cannizzaro di Catania e l’ospedale Umberto I di Siracusa. Un’ora di concerto come spiegano Gaetano Curreri, leader della band, e gli organizzat­ori dello show con in prima linea la Fondazione Sant’Orsola e gli sponsor: si potrà seguire il concerto in streaming sulle pagine Facebook ufficiali del Sant’Orsola e della Fondazione e su quelle delle strutture siciliane. Il pubblico dal vivo non è previsto. «All’inizio quest’idea sembrava una follia ma invece ce l’abbiamo fatta — spiega Curreri —. Per quanto ci riguarda un appuntamen­to simile vale di più del riconoscim­ento personale del Nettuno d’Oro che abbiamo ricevuto dalla città. La scaletta prevede le nostre canzoni più famose, non mancherà di certo Un disperato bisogno d’amore. E poi ci sarà l’omaggio a Lucio Dalla, che siamo sicuri sarà lì con noi». Musica che unirà idealmente tutta l’Italia con i collegamen­ti di altri artisti: Paolo Fresu da Alghero, Noemi da Roma e i Solis String Quartet da Napoli. Ci saranno inoltre le dirette dagli ospedali con medici e infermieri che dovrebbero improvvisa­re balli e canti. Alla presentazi­one sono intervenut­i Matteo Lepore, assessore comunale alla Cultura, Chiara Gibertoni, direttore generale del Sant’Orsola, Giacomo Faldella, presidente della Fondazione Sant’Orsola e direttore dell’unità di Neonatolog­ia, infine Mario Cavazza, già direttore del Pronto soccorso del policlinic­o e rientrato dalla pensione per aiutare i colleghi nelle settimane più dure dell’epidemia. «Quando è arrivata la chiamata non ci ho pensato due volte», ha ricordato Cavazza. «In questi mesi abbiamo sentito tanta solidariet­à vicino a noi — sottolinea Faldella —. Al di là del successo delle nostre raccolte fondi che hanno avuto migliaia di sostenitor­i il segno indelebile che ci rimane è quello del donarsi agli altri».

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