«Se la Milanesiana parla romagnolo»
Libri Da Fresu a Cavazzoni e Berti, i nomi di punta della tre giorni agostana della kermesse Sgarbi, creatrice del festival: «Idea di Guglielmi, ora si può fare»
Parlerà anche romagnolo la ventunesima edizione della «Milanesiana», il festival culturale creato e diretto da Elisabetta Sgarbi, che dal 29 giugno partirà da Milano per poi attraversare l’Italia e concludersi proprio in Romagna. Dal 3 al 6 agosto a Gatteo a Mare, Santarcangelo di Romagna, Forlimpopoli e Cervia-Milano Marittima, collegandosi con gli anniversari di Secondo Casadei, Federico Fellini, Tonino Guerra e Pellegrino Artusi.
Elisabetta Sgarbi, come si è arrivati all’approdo della «Milanesiana» in Romagna?
«In realtà è una storia che nasce con Angelo Guglielmi, quando era Assessore alla Cultura a Bologna. Ci incontrammo al Diana e mi disse: “Perché non porti ‘”La Milanesiana” a Bologna, cambiandole nome?”. Fui tentata, anche perché allora i rapporti con la Provincia di Milano erano difficili. Ma non se ne fece niente. Quest’anno, in piena emergenza Covid, ho proposto alla Regione EmiliaRomagna una collaborazione per portare “La Milanesiana” in Romagna, anche per dare un minimo contributo alle attività estive in un anno così difficile. La risposta è stata immediata e positiva».
Quanto è importante aver confermato un programma in presenza?
«Non avrei accettato di fare una “Milanesiana” solo in streaming. La tecnologia è stata fondamentale nel periodo dell’emergenza Covid, ma ora dobbiamo riprendere le attività normali. La cultura sono orchestre che suonano, scrittori che incontrano lettori, artisti che fanno mostre, comunità che si creano e si accendono».
Quali colori assumerà, alla luce del tema scelto quest’anno da Claudio Magris, il festival in riviera?
«La riviera e l’entroterra romagnolo sono già colorati per parte loro. Più che di colori, parlerei di note. Ho chiesto agli Extraliscio, un gruppo romagnolo, che in pieno Covid hanno fatto uscire con Garrincha Edizioni un brano bellissimo, Merendine blu e un altro singolo, Pastasciutta al pomodoro, di comporre una sigla per questa “Milanesiana” di Romagna. È bellissima, si intitola Milanesiana di Riviera. Dice “Milano viene al mare e al mare resterà».
Quali ospiti ci saranno nei quattro giorni?
«Avremo Paolo Fresu, Vittorio Sgarbi, Ermanno Cavazzoni, Orietta Berti, uno straordinario regista di origine armena che celebrerà con un cortometraggio inedito Pellegrino Artusi, Yervant Gianikian. Dai Diari di Angela, la sua compagna di vita e di lavoro, scomparsa pochi anni fa, romagnola, con la voce della scrittrice Lucrezia Lerro. E ancora Oscar Farinetti, Camilla Baresani e la musica degli Extraliscio, in tante sue modulazioni, con omaggi a Casadei, a Guerra e Fellini».
Come è nato il rapporto con gli Extraliscio e come sta procedendo il suo film su di loro?
«È nato grazie a Ermanno Cavazzoni, scrittore di straordinaria apertura mentale e curiosità. Li invitai alla “Milanesiana” lo scorso anno, e poi sentii l’esigenza di farne un racconto cinematografico. Ho iniziato le riprese lo scorso settembre. Il lavoro che faccio mi impone continue pause ma siamo alla fase finale. Il periodo di chiusura, che ho trascorso a Ro Ferrarese, mi ha permesso di accelerare la fase di montaggio».
Come è nata invece l’idea di donare una scultura a Cervia?
«La città di Alessandria ha chiesto a Marco Lodola, lo scorso anno, di realizzare un monumento luminoso a Umberto Eco. Alessandria è la città natale di Umberto e abbiamo inaugurato eseguendo le canzoni della Misteriosa fiamma della regina Loana,
citate da Eco ed eseguite proprio dagli Extraliscio. Quest’anno Lodola ha realizzato una rosa a colori, alta tre metri. Con la mia Fondazione Elisabetta Sgarbi e la Regione Emilia-Romagna abbiamo voluto donarla alla città di Cervia - Milano Marittima. Per me, che ho trascorso tante estati, da piccola e da grande, a Milano Marittima con la mia famiglia, è un omaggio con molti significati».
Come si immagina «La Milanesiana» in futuro, anche alla luce dell’emergenza sanitaria?
«Come ha scritto Michel Houellebecq, questo è un “virus senza qualità”. Non sarà lui a rendere noi e quello che facciamo migliori o peggiori. Saremo noi a renderci migliori o peggiori. Si tornerà alla normalità, ne sono certa. Io spero che sia una normalità più seria della normalità ante Covid. Ma non ci credo granché».
” Si tornerà alla normalità ne sono certa. Spero saremo migliori