Riapre il Comunale Mariotti sul podio «Suono tutto nuovo»
Il direttore: «Bello tornare in un luogo pieno di ricordi»
Sarà doppia stasera alle 21 la festa in piazza Verdi, con replica domani: riapre dopo una lunga chiusura il teatro Comunale e torna sul podio Michele Mariotti, suo direttore principale dal 2008 e direttore musicale dal 2015 al 2018, premio Abbiati 2016 per la direzione. Il concerto inaugura la rassegna estiva con cui il nostro principale spazio teatrale e musicale si ripresenta alla città, da oggi fino all’8 agosto.
Mariotti, emozionato da questo ritorno nella sala Bibiena, chiusa da febbraio?
«È una piacevole coincidenza questo ritrovarmi qui proprio al momento della riapertura del teatro a Bologna. Abbiamo già provato con l’orchestra ieri e l’altro ieri, ed è stato bello tornare a fare musica in questo luogo pieno per me di tanti piacevoli ricordi».
L’orchestra è sistemata nel parterre e gli spettatori saranno disseminati nei palchetti, uno in ognuno…
«Per mantenere il distanziamento l’orchestra è “spalmata” in tutta la platea. Siamo in una situazione contraria al principio di fare musica insieme, ascoltandosi. Dobbiamo abituarci».
Ci sono problemi?
«Si sente tutto con più nitidezza. La sala comunque ha un’acustica fantastica. Con questa disposizione risalta meno la fila e di più la somma dei singoli strumenti. Sta all’orchestra capire come fare. Alla prima prova c’erano parecchi ritardi, che poi, credo, abbiamo assestato».
Come ha trovato questo ensemble, che ha lasciato quasi due anni fa? Questi musicisti, che non suonano in pubblico da mesi.
«Bene. Con grande voglia di fare, di creare un suono, anche se in condizioni anomale».
Come avete scelto il programma?
«Abbiamo messo come limite cronologico Beethoven, la Quinta sinfonia, per poter usare organici non troppo nutriti. La Quinta, d’altra parte, può essere letta come paradigma della situazione che abbiamo vissuto: ha una parte drammatica, scura, impetuosa, sofferta, che nel finale lascia spazio a un’esplosione verso un’apertura, verso la speranza. Tra il terzo e il quarto movimento è come se il cuore smettesse di battere, e poi riprendesse a pulsare, vitale, impetuoso».
Lei è ottimista sul futuro post emergenza?
«Voglio esserlo. Dobbiamo esserlo. La nostra vita è cambiata e cambierà. È difficile pensare che tutto torni come prima, anche se sotto sotto lo desideriamo. Ma bisogna essere preparati a trovare nuove soluzioni, essere consapevoli che è necessario essere uniti. Almeno questo è il mio auspicio».
Iniziate la serata con Gluck, che inaugurò il teatro nel 1763 con «Il trionfo di Clelia». Da «Orfeo ed Euridice» eseguite la «Danza degli Spiriti beati». Poi vi cimentate con un brano di Mozart diciassettenne, la «Sinfonia n. 25 in sol minore K 183», un brano inquieto, con umori «Sturm und Drang»; concludete con Beethoven…
«Il concerto segue un crescendo di organico. La di Gluck ha, oltre agli archi, il flauto solista. Nella sinfonia mozartiana troviamo oboe, fagotto e corno. In Beethoven ai legni al completo si aggiungono trombone e timpano. In ogni caso ci manteniamo sotto i 60 esecutori».
I prossimi impegni?
«Chi può saperlo?».
Danza
Come mai proprio quella sinfonia di Mozart?
«È molto bella. Ha un primo e un ultimo tempo speculari, concitati, sono due “allegri”. Il secondo movimento è sognante, quasi una ninna nanna che lascia spazio a un carillon, con qualcosa di infantile; il terzo tempo è formato da “minuetto” e “trio”. È piccola ma contiene tutti i crismi del sinfonismo mozartiano, un susseguirsi di stati d’animo che vanno dal drammatico al patetico, dalla memoria alla suggestione infantile…».
Bologna, per lei, ora?
«Ho una casa, ma ci vivo poco. È più che altro una base comoda per gli spostamenti ai quali mi obbliga la mia carriera in giro per il mondo».
«Diciamo quelli dell’estate, perché quando arriverà il freddo capiremo cosa succederà, cosa sarà possibile fare. Dirigerò “Aida” in forma di concerto in piazza Plebiscito a Napoli a fine luglio e “Ernani” al Festival Verdi, sempre in forma di concerto».
Ha qualche desiderio celato nella bacchetta?
«Mi piacerebbe impegnarmi soprattutto nel sinfonico, continuando un percorso su Mahler e Bruckner. Di Mahler mi piacerebbe dirigere, in particolare, la “Quinta” e la “Seconda sinfonia”».
La rivedremo sul podio a Bologna?