«Io e il mio pianoforte, sono una stella del Sud lanciata nel mondo»
Beatrice Rana, 27 anni, stasera al Ravenna Festival
Beatrice Rana ha una voce calda, appassionata, decisa. Richiama un po’ il suo tocco sul pianoforte, quello che l’ha resa a soli 27 anni una star della musica classica internazionale. Stasera alle 21.30 per Ravenna Festival alla Rocca Brancaleone (con diretta streming su ravennafestival.live) interpreterà il
di Beethoven, con l’orchestra giovanile «Cherubini» diretta dal maestro russo Valery Gergiev, che concluderà la serata con la
del compositore di Bonn. E suonerà ancora il giovane talento a Ravenna il 18 luglio, in un originale incontro fra danza e musica,
Come si sente in questo ritorno alle scene, dopo la lunga interruzione per il covid?
Provo sentimenti contrastanti. Sono molto felice di riprendere a fare musica dal vivo, perché l’ultimo concerto, un altro Beethoven, l’avevo tenuto in febbraio. Sono anche molto emozionata, anche perché suono per la prima volta col maestro Gergiev e con la «Cherubini».
Come ha vissuto questi mesi?
Non sono stati facili. Ho dovuto cancellare gli impegni, tutti all’estero, in Giappone, in America… Ho riscoperto la musica in una dimensione più intima, meno finalizzata all’esibizione pubblica. Mi è sembrato di tornare alle origini, al periodo dello studio. Ho approfondito brani che non avevo in programma per concerti, per esempio le sonate di Beethoven.
Cosa ci può dire del programma di stasera?
È un brano composto all’inizio dell’800, che fa da spartiacque nella produzione di Beethoven. Non è prettamente classico, presenta una visione più romantica, di grande impeto giovanile, molto passionale.
Qualcuno l’ha definito un brano «muscolare».
Beethoven era un virtuoso del pianoforte, e questo ha influenzato la sua scrittura. Ma io più che muscolare lo chiamerei eroico.
Lei è cresciuta al Sud, in una famiglia di musicisti, vicino a Lecce. Ha studiato a Monopoli. Come è capitato di fare il salto dalla provincia alla grande carriera internazionale?
Sicuramente non «è capitato»: sono stata fortunata ad avere una formazione eccezionale a pochi chilometri da casa, con Benedetto Lupo a Monopoli. Poi è stato studio e impegno: ho partecipato a concorsi internazionali e ho vinto, a 18 anni, quello di Montréal in Canada e poi altri. Ma nonostante sia ormai lanciata nel mondo, sono molto legata alla mia terra. D’estate organizzo un festival internazionale di musica a Lecce.
Cosa si può fare per avvicinare i giovani alla musica classica?
Se i giovani sono distanti, la colpa è dell’educazione che riceviamo a scuola, che bistratta la musica classica. Noi come artisti dobbiamo fare divulgazione, dobbiamo rendere accessibile questa musica, tanto che i giovani non si spaventino. Il mio essere giovane facilita l’incontro: sono tanti i ragazzi, felici, che vedo ai miei concerti.
Come una giovane donna del Sud vive un ambiente difficile come quello della musica internazionale?
Meravigliosamente. Conosco culture diverse, suono con tanti artisti interessanti. Amo molto questo mestiere anche per i viaggi e gli incontri che mi consente. Per questo qiesti mesi sono stati difficili.
Riprenderà a pieno ritmo?
Purtroppo continuerà la sindrome del last minute. Prima i programmi erano proiettai sugli anni, ora sulla settimana. Ma vedo che c’è tanta voglia di musica, di tornare a un minimo di vita civile».